Decreto sicurezza. Il voto alla Camera contro ong e migranti tra i dissensi dei 5stelle

Decreto sicurezza. Il voto alla Camera contro ong e migranti tra i dissensi dei 5stelle

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Fico lascia l’aula per protesta. 17 grillini assenti. L’appassionato intervento della pentastellata dissidente Sarli

Il decreto Sicurezza bis ha superato ieri il voto alla Camera con 322 sì, 90 no e un astenuto. A favore 5S, Lega, Fi e Fdi; contrari Pd e Leu. Dovrebbe arrivare in Senato entro giovedì per il passaggio finale. Sui banchi del governo erano assenti i ministri a cominciare dal padre del provvedimento, Matteo Salvini. Nel pomeriggio sono emersi i mal di pancia dell’ala sinistra 5S e, per un attimo, si è materializzato il fantasma dell’alleanza tra gli ortodossi, vicini al presidente della Camera Roberto Fico, e il Pd.

In aula la deputata pentastellata campana Doriana Sarli, che ha condiviso molte battaglie con la senatrice espulsa Paola Nugnes, ha pubblicamente sfidato la linea del Movimento annunciando il suo No: «Ho presentato numerosi emendamenti nel tentativo, difficile, di migliorare il decreto, tutti respinti. A detta di tutti gli auditi, non presenta i caratteri di urgenza e necessità previsti dalla Costituzione. Anche il dossier della Camera sottolinea la difficoltà di questo decreto a rispettare gli obblighi internazionali. Ha grandi profili di incostituzionalità». E ancora: «Si inventa un nuovo reato: salvare le vite in mare. Il problema dell’immigrazione esiste da sempre, non si deve affrontare in maniera emergenziale. Salvini vada a sedersi ai tavoli di concertazione a ridiscutere il regolamento di Dublino, lì deve fare la voce forte, non con la gente per mare».

Per finire sulle norma in fatto di ordine pubblico, che producono «una grave criminalizzazione di ciò che la nostra Costituzione difende, ovvero il diritto di manifestare per i propri diritti». Alla fine saranno 17 i 5S assenti al momento del voto, tra loro Yana Chiara Ehm (spesso critica con la linea Di Maio), i campani Gilda Sportiello e Luigi Gallo, che sui social spiega: «Non ho votato perché condivido al cento per cento le parole di Doriana. Parole che aprono un squarcio di verità nella coltre delle nebbie di una comunicazione senza più bussola, senza più certezze e senza più direzione».

A rendere più incisiva l’iniziativa di Sarli è stato lo stesso Fico: come avvenuto per il primo decreto Sicurezza, ha lasciato lo scranno più alto di Montecitorio a un vicepresidente quando si è passati al voto. In autunno spiegò che era stata «una presa di distanza dal provvedimento». Dai banchi del centrosinistra è arrivata la standing ovation per Sarli con applausi scroscianti da Pd e Leu. «Anche a nome del mio gruppo voglio dire grazie alla collega, che ha dimostrato la forza del pensiero autonomo. Rende più evidente la fragilità di un ministro che non ha il coraggio di affrontare l’aula» ha dichiarato la dem Barbara Pollastrini riferendosi a Salvini. Il vicepresidente del gruppo Pd, Michele Bordo, aveva motivato il voto contrario: «Questo decreto, inapplicabile e incostituzionale, è il decreto della propaganda e dice: se incrociate una barca alla deriva, con degli esseri umani che stanno annegando, potete lasciarli morire».

La norma stabilisce che il Viminale (di concerto con Difesa e Trasporti) può limitare o vietare l’ingresso di navi per ragioni di ordine e sicurezza, in particolare se si sia compiuto il reato di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Le multe sono state aumentate fino a un milione di euro per il comandante: se non può pagare, la sanzione si applica all’armatore o al proprietario della nave. Per il natante è previsto il sequestro a opera del prefetto, mentre per il comandante c’è l’arresto in flagranza in caso «di resistenza o violenza contro nave da guerra».

Le multe (nella versione più bassa) sono già scattate per l’Ong Sea Watch e per Mediterranea. Ieri è arrivata la notifica della sanzione amministrativa (2mila euro ciascuno) anche ai parlamentari Nicola Fratoianni (Si), Riccardo Magi (+Europa) e Stefania Prestigiacomo (Fi) per essere saliti a bordo della Sea Watch 3 il 27 gennaio scorso per valutare le condizioni dei 47 migranti bloccati a bordo dal Viminale. I tre hanno inviato il 13 giugno una comunicazione a Fico: «Riteniamo illegittima la multa perché in violazione delle prerogative che la Costituzione ci attribuisce. Le chiediamo di investire della questione la Giunta delle autorizzazioni affinché la Camera dichiari l’insindacabilità dell’attività ispettiva svolta».

Nel pomeriggio in aula sono passati gli ordini del giorno. Fratoianni su twitter spiega: «Lega e 5S hanno bocciato il nostro odg affinché le Ong possano pagare le multe in 80 rate a cadenza annuale». Il riferimento è alla rateizzazione accordata al Carroccio, l’hashtag «codadipaglia».

* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO



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