Puglia. Migranti feriti mentre vanno al lavoro, Basilica occupata

by Gianmario Leone * | 17 Luglio 2019 11:35

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Presi a sassate da una macchina in corsa mentre si recavano in bicicletta nei campi. E’ quanto accaduto all’alba di lunedì ad alcuni braccianti agricoli alla periferia di Foggia. Si tratta di un gruppo migranti, poche decine di persone, che vivono nella vecchia fabbrica abbandonata di via Manfredonia del capoluogo dauno, utilizzata per dormire e provvedere alle loro necessità. A dimostrazione di come, ancora oggi, i problemi relativi ad una dignitosa sistemazione abitativa per questi lavoratori, siano ancora lungi dall’essersi risolti.

I braccianti aggrediti l’altro ieri lavorano abitualmente negli sterminati campi della Capitanata e per loro scelta non si rivolgono all’intermediazione dei caporali, ma contattano direttamente i datori di lavoro per offrire le loro prestazioni con grande umiltà e sacrificio.

Potrebbe risiedere in questo piccolo ma non insignificante particolare, rivelato dalla Flai Cgil di Foggia, il motivo dell’aggressione. «I lavoratori sono stati vittima di una sassaiola ad opera di sconosciuti, non è la prima volta, solo che questa volta alcuni di loro sono stati gravemente feriti, dopo l’intervento del 118 e le cure del caso, hanno opportunamente presentato denuncia alle autorità competenti», affermano il segretario generale del sindacato di categoria della Cgil della provincia di Foggia, Davide Iacovelli.

Ad essere stati feriti lievemente alla testa (guariranno in cinque e sette giorni), un senegalese di 33 anni e un cittadino della Guinea Bissau di 26 anni, che hanno scelto di non recarsi sul luogo di lavoro in questi giorni, per non rischiare di «incontrare di nuovo quei ragazzi» hanno dichiarato alle autorità che indagano sul caso.

Stando alla ricostruzione fornita dai carabinieri, i due migranti all’alba di lunedì mentre percorrevano la periferia di Foggia, sono stati colpiti da alcune pietre lanciare da un’auto di colore scuro. Nella tarda mattinata i braccianti si sono recati presso la caserma dei carabinieri per denunciarne l’accaduto. I militari hanno già effettuato un sopralluogo ed hanno individuato alcune telecamere di sicurezza presenti nella zona, i cui filmati sono ora al vaglio degli investigatori.

Per la Flai Cgil di Foggia «appare evidente, che il clima di odio fomentato anche da azioni di forze politiche che fanno della discriminazione razziale verso gli immigrati che vivono e lavorano in questa Provincia, l’unico impegno politico concreto, dimenticandosi delle difficoltà che i cittadini vivono ogni giorno, addossando qualsiasi responsabilità alla presenza di persone extracomunitarie. E’ notizia di oggi del sequestro ai danni di esponenti di Forza Nuova di un arsenale imponente, corredato persino di un missile terra-area».

Da tempo infatti si respira un clima d’odio crescente in tutta la provincia di Foggia. Un’azione squadrista e xenofoba, oltre che intimidatoria, nei confronti di braccianti agricoli che continuano a vivere emarginati rispetto alla società. Ciò nonostante da tempo politica e istituzioni, insieme a sindacati e associazioni presenti sul territorio, dopo l’entrata in vigore della legge 199/2016, conosciuta come legge anticaporalato, stiano lentamente provando a cambiare una realtà tristemente radicata in molte regioni italiane, non solo al Sud.
«Ci chiediamo – conclude Iacovelli – cosa dovrà succedere ancora, per comprendere la gravità di quanto sta accadendo quotidianamente nelle nostre città. Confidiamo in una reazione politica e culturale di un territorio che può e deve riacquistare la giusta dignità, ed il giusto rispetto. La capitanata è terra di accoglienza e integrazione, è terra di lavoro e di lavoratori, non può essere il colore della pelle la discriminante».

Sull’episodio è intervenuto anche il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gismundo, che ha definito quanto accaduto «un’azione vigliacca. Colpire gente inerme, che si sta recando al lavoro, solo perché straniera, è un atto di violenza razzista e xenofoba. Nel paese c’è chi sta alimentando un clima di odio e intolleranza attraverso una narrazione falsa e strumentale dell’immigrazione, per meri tornaconti politici. Si fermi finché è in tempo». Altrimenti sarà responsabile di un disastro sociale.

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E i braccianti del foggiano occupano la Basilica di Bari

Una forma di protesta simbolica per rivendicare diritti e incontrare Mons. Cacucci

La protesta di ieri, avvenuta tra la curiosità e lo stupore dei turisti, è l’ennesima iniziativa di un percorso di lotta da tempo intrapreso dai braccianti che vivono nei ghetti del foggiano.

Hanno occupato simbolicamente le panche della Basilica, con le loro bandiere e i loro striscioni, tra cui il più simbolico riportava una domanda tutt’altro che scontata: «In Italia ci sono ancora le leggi sul lavoro?». Chiaro riferimento alla legge 199/2016, nata per contrastare il fenomeno del caporalato da diverse angolazioni. Come quella relativa al problema di una decorosa sistemazione abitativa, alla sicurezza dei mezzi di trasporto che portano i lavoratori nei campi, alla regolarizzazione della loro posizione di cittadinanza e da parte dei datori di lavoro, la tutela della salute, per rompere il sistema del caporalato di cui si servono centinaia di aziende agricole pugliesi che servono la grande distribuzione.

L’occupazione aveva anche un altro obiettivo, raggiunto nel primo pomeriggio: incontrare l’arcivescovo, monsignor Cacucci, per chiedere alla chiesa di fare da tramite con le istituzioni, affinché la questione dei braccianti che lavorano nelle campagne pugliesi sotto i caporali, sia affrontata più incisivamente. Alcuni brevi momenti di tensione si sono vissuti solo quando nella Basilica è giunta la Polizia Locale, che ha chiesto ai manifestanti di chiudere le bandiere e abbassare i cartelloni. Anche grazie all’intervento di Sabino De Razza, esponente dell’Usb presente alla protesta, dopo qualche minuto è tornata la calma e le bandiere arrotolate.

L’arcivescovo, arrivato poco dopo, si è intrattenuto con i braccianti e Aboubakar Soumahoro per conoscere la loro situazione. «Chiamerò il presidente della Regione Emiliano – ha assicurato – e coinvolgerò gli altri vescovi pugliesi e poi sentirò Papa Francesco». «Mi farò interprete di questi che sono l’espressione del riconoscimento dei diritti della dignità umana: da parte nostra c’è un atteggiamento di difesa senza se e senza ma della dignità umana. Quello che non riusciamo ancora a realizzare in Italia è la seconda accoglienza: bisogna insistere su questo».

Il problema è infatti atavico, non certo di qualche giorno o di qualche mese. «Da anni questi lavoratori reclamano soluzioni concrete alla situazione di illegalità diffusa in cui sono costretti a lavorare ed a sopravvivere, una richiesta di rispetto dei diritti per il riconoscimento della loro dignità», si legge nella nota rivendicativa dell’Usb.

Una lotta che per l’Usb si scontra soprattutto con «l’indifferenza della Regione e del Governo che cerca di trasformare una questione sociale in una questione di pubblica sicurezza. Nelle campagne del foggiano si continua con l’attacco alle “baracche”, per radere al suolo i campi dei Braccianti senza una soluzione alternativa».

Da tempo i braccianti attendono risposte e l’avvio di un tavolo regionale su agricoltura e bracciantato, chiedono incontri alle istituzioni regionali, ma finora troppo poco si è concretizzato. «Siamo, quindi, costretti a compiere azioni altamente simboliche con l’auspicio di incontrare le autorità ecclesiastiche della città capoluogo», ha detto Soumahoro alla fine della giornata, mentre lasciava la Basilica con i suoi compagni.

* Fonte: Gianmario Leone, IL MANIFESTO[1]

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