Russiagate all’italiana. Indagine sui fondi russi alla Lega, bagarre al senato

Russiagate all’italiana. Indagine sui fondi russi alla Lega, bagarre al senato

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Che non sarebbe stata una giornata facile per la Lega era scritto. Ma per Salvini le cose sono andate oltre le previsioni più nere. Non c’è solo la riunione sull’autonomia regionale rafforzata a Palazzo Chigi che finisce in rissa con i ministri 5 stelle, instillando il dubbio che la riforma imbocca un binario a scorrimento lentissimo. Anche la seduta del senato che deve licenziare il taglio dei parlamentari, «riforma storica» per il governo, finisce in un boomerang mediatico. ’ Merito’ di Maria Elisabetta Casellati e della sua furia di proteggere il vicepremier.

LA SEDUTA SI APRE con la richiesta del senatore dem Alan Ferrari di «un chiarimento». Il Pd aveva presentato tre interrogazioni sull’affaire Russia rilanciato il giorno prima dall’audio pubblicato dal sito americano BuzzFeed News ’rubato’ all’incontro in cui l’amico di famiglia leghista Gianluca Savoini, lo scorso 18 ottobre nel fastoso hotel moscovita Metropol, prova a battere cassa ad alcuni imprenditori russi per aiutare la campagna elettorale europea della Lega. Si tratta di «fatti di cronaca dai risvolti potenzialmente gravi», dice il senatore. Ma per Casellati le tre interrogazioni non sono ammissibili. Parte il tifo da stadio. Per il presidente dei senatori Marcucci «l’impressione è che la presidenza ci voglia impedire di parlare, di approfondire le informazioni che interessano il Paese su quello che il partito del vicepremier sta combinando, anche con rilevanza penale». Casellati perde le staffe: «Non permetto a nessuno di mettere in dubbio la mia terzietà», ripete più volte come per darsi il tempo di trovare una risposta, «Quando i fatti avranno una rilevanza penale qui saranno discussi». È un’enormità, il senato non è un tribunale. Quindi distilla un’altra perla: «Il Senato non può essere il luogo del dibattito che riguarda pettegolezzi giornalistici».

L’ARGOMENTO È INSULTANTE per la stampa e soprattutto non regge. Peraltro di lì a poco si viene a sapere che a Milano è stato aperto un fascicolo sulla vicenda Metropol. E non da ieri. Da mesi, precisamente dalla pubblicazione dell’inchiesta dell’Espresso, lo scorso febbraio. Per i pm l’ipotesi di reato è corruzione internazionale. E indagato risulta il leghista della prima ora Savoini, oggi presidente dell’associazione Lombardia-Russia. Gli inquirenti avevano già nel fascicolo l’audio in cui Savoini parla dei 65 milioni che dovrebbero arrivare alla Lega, e avrebbero già sentito alcune persone. Stanno verificando se le operazioni di cui si parla siano andate in porto e, spiega il procuratore Francesco Greco, «se ci siano reati o meno». Ma, appunto, questo è il lavoro dei pm.

L’EVENTUALE ASPETTO POLITICO, l’eventuale rapporto opaco fra Lega – che è il partito del vicepremier e del ministro degli interni – e Russia unita – che è il partito di Putin, è oggetto legittimo di riflessione politica. Il Pd propone una commissione di inchiesta sul caso. «Chi dovesse opporsi dimostrerebbe di non avere a cuore la ricerca della verità e la tutela delle nostre istituzioni», avvertono i capigruppo Delrio e Marcucci. I 5 stelle attaccano Salvini su tutto ma sul tema dei finanziamenti illeciti sono meno solerti. Fanno sapere, senza metterci la faccia, che direbbero sì a una commissione ma «sui finanziamenti a tutti i partiti, associazioni e fondazioni collegate. Dal Pd aspettiamo ancora i nomi dei componenti della commissione d’inchiesta sulle banche». La commissione quindi non vedrà mai la luce. E anche il presidente Conte esprime «piena fiducia» al capo del Viminale.

CHE DAL CANTO SUO per tutto il giorno respinge le accuse. La commissione è «ridicola», sentenzia in una delle sue torrenziali dirette facebook, «Io grazie a Dio non ho bisogno di chiedere soldi a nessuno», «Quando vado in Russia o negli Stati Uniti non chiedo soldi se non per le aziende italiane», poi rispolvera il grande classico del complotto: «Siamo scomodi, mi è evidente, siamo indagati, ascoltati e processati, sono e siamo minacciati», «pieno rispetto del lavoro della magistratura, ma se cercate rubli a casa mia o nelle casse della Lega non li trovate».

POI LA SFIDA. «Ritengo, ritenevo e riterrò sempre che le sanzioni economiche contro la Russia sono un errore, sta costando miliardi alle imprese italiane», «ritengo più utile avvicinare all’Europa e ai valori occidentali la Russia piuttosto che lasciarla nelle mani della potenza cinese». «E lo dico gratis», conclude. Posizione politica legittima. Come però il dubbio, finché non sarà fugato, che proprio gratis non sia

* Fonte: Daniela Preziosi, IL MANIFESTO



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