Daspo a Milano. Sala si fa il suo decreto sicurezza

by Andrea Cegna * | 3 Agosto 2019 16:18

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MILANO. La giunta Sala fa propri i principi dei decreti sicurezza Minniti e Salvini: a Milano viene stilato il nuovo regolamento di polizia urbana che all’articolo 135 definisce undici «aree urbane ove opera l’ordine di allontanamento». L’approvazione è arrivata il 26 luglio con il voto favorevole del consiglio comunale: 27 sì, 5 contrari e 4 astenuti.

Per la prima volta la maggioranza si è spaccata, con il gruppo consigliare di Milano Progressista a votare contro, dopo aver annunciato pubblicamente la proprio contrarietà al provvedimento.

Sfavorevole anche Milano in Comune con Basilio Rizzo, mentre i 5 Stelle, Forza Italia e Lega hanno votato a favore.

Maggioranza che deve registrare anche l’astensione di Carlo Monguzzi (Pd).

Incassato il favore del consiglio comunale, la giunta milanese, con la firma della vice sindaca Anna Scavuzzo, sulle pagine locali di Repubblica ha dato le sue motivazioni al provvedimento securitario: «Agiamo contro parcheggiatori o venditori abusivi che rendono impraticabile l’accesso ai mezzi pubblici, vogliamo allontanare chi trasforma i parchi in griglierie a cielo aperto», aggiungendo che l’azione è contro «quanti continuano a rendere impraticabile l’accesso ad alcune aree, come il Parco delle Cave, bivaccando».

Il dispositivo di allontanamento, che nelle intenzioni propagandate dalla giunta dovrebbe rispondere alle paure percepite, viene presentato e giustificato come contrasto ad alcuni modi di vivere la città e pare tradire una recondita idea urbana dove poveri e comunità con usanze culturali differenti da quelle italiane devono essere spostati dai luoghi d’interesse turistico e del centro della città, come dimostra anche la scelta delle undici aree.

Lo scontro dentro e fuori la maggioranza è continuato. Milano Progressista ha organizzato giovedì scorso un dibattito pubblico, nell’auditorium di Radio Popolare, dove a discutere con cittadini e cittadine hanno partecipato il sindaco Sala, la vicesindaco e assessore alla Sicurezza Scavuzzo, il presidente della Casa della Carità don Virginio Colmegna, la presidente della Camera Penale di Milano Monica Gambirasio e la capogruppo di Milano Progressista Anita Pirovano.

«Il tema della sicurezza è sentito da più del 50% dei cittadini e se lo trascuriamo noi perdiamo – ha detto Sala -. Chi si lamenta di chi occupa il parchetto e che tutte le sera è lì e si ubriaca non è che necessariamente vota dall’altra parte. Obiettivamente non posso che dire che per com’è concepito il daspo non funziona. Una via era dire non funziona, l’altra – come stiamo facendo – provare a vedere se in altro modo può funzionare». Il sindaco ha aggiunto che a Baggio «noi perdiamo per la presenza reiterata di rom che si impadroniscono delle strade anche se li mandiamo via più volte».

Le risposte a Sala sono arrivate da Don Colmegna che con forza ha sostenuto: «La solidarietà e la capacità di accogliere sono portatrici di sicurezza». Ha poi ricordato: «Il decreto Sicurezza di Salvini non ha fatto altre che aumentare l’illegalità». Secondo Pirovano quella dell’amministrazione è stata «una scelta politica più che amministrativa per dare un segnale, in questo momento in cui servirebbero proposte straordinarie, diverse da quelle date finora».

Gambirasio ha ricordato che l’amministrazione non era obbligata ad adeguarsi al decreto Salvini, si tratta di un problema «anche culturale perchè adeguandosi a strumento di questo tipo si limita la libertà delle persone e di circolazione. Un secondo tema che colpisce la pancia della gente è che dall’ordine di allontanamento si può poi passare al daspo emesso dal questore, se sussistono le condizioni di reiterazione e di infrazione del codice penale; e così a cascata arriviamo a toccare un tema generale del paese, in questa fase, secondo cui tutto si risolve attingendo al sistema penale». Scavuzzo, dopo aver sostenuto che politiche di sicurezza e sociali siano questioni distinte, ha ricordato che in città i decreti di allontanamento si attuano dal 2017 con l’entrata in vigore del decreto Minniti. A seguire molti interventi critici di cittadine e cittadini.

* Fonte: Andrea Cegna, IL MANIFESTO[1]

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