Finiti i tempi dell’Aquarius, il governo spagnolo volta le spalle ai naufraghi

Finiti i tempi dell’Aquarius, il governo spagnolo volta le spalle ai naufraghi

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L’ipocrisia del governo spagnolo questa settimana ha raggiunto il suo apice. Quel governo che aveva aperto il suo accidentato cammino un anno fa con la storica decisione di accogliere l’Aquarius e i suoi 630 sfortunati passeggeri in un porto spagnolo, questa settimana ha fatto a gara con il governo italiano nel lavarsi le mani della vita delle 150 persone a bordo della nave di Open Arms, bloccati in condizioni al limite della sopravvivenza da tredici giorni nelle acque antistanti l’isola di Lampedusa.

Come aveva chiarito una portavoce della Commissione europea già lunedì, la richiesta di intervento del governo europeo richiede l’esplicita richiesta di uno stato membro. Martedì il capo di Open Arms, Òscar Camps, aveva mandato una lettera al presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez in cui chiedeva all’esecutivo iberico di attivare il meccanismo di riparto dei migranti per accelerare lo sbarco. Niente da fare.

Domenica erano arrivati gli insulti del ministro dei Trasporti, e braccio destro di Sánchez, José Luís Ábalos, che sul País aveva detto: «Mi danno fastidio i portabandiera dell’umanità, che non devono mai prendere una decisione e che credono che solo loro salvano vite, dall’ambito privato». E ancora: «Open Arms compromette la reputazione spagnola». Ma Camps aveva replicato che ogni membro dell’equipaggio mette in pericolo il proprio patrimonio per le multe sproporzionate che potrebbero essergli affibbiate, soprattutto rischiano di perdere la libertà, e tutto solo per salvare delle vite umane.

Ieri mattina alla Ser Camps ha affermato: «A volte penso che i veri antisistema sono i politici e che sono solo le organizzazioni umanitarie quelle che rispettano il diritto internazionale». E ha aggiunto che i veri trafficanti di esseri umani sono i governi: «Quanto un governo paga un altro governo per impedire un flusso migratorio, per aprire e chiudere le frontiere, in cambio di soldi, chi è il vero trafficante? Lo fa la Spagna col Marocco, la Grecia con la Turchia e l’Italia con la Libia», ha detto.

Camps ha anche ricordato che, un anno fa, Sánchez gli aveva promesso di «prendersi un caffè con lui» ma si è rifiutato ben tre volte, per iscritto, di incontrarlo. E che invece ci sono stati contatti con l’Eliseo e il governo tedesco, oltre che con il presidente del parlamento europeo David Sassoli. Soprattutto il governo francese si è mostrato più interessato a cercare di coordinare una risposta comune dei paesi europei. «Siamo una nave che batte bandiera spagnola, che sta proteggendo 150 persone, ma nessuno dal governo spagnolo sta proteggendo i cittadini su quella nave».

Ancora ieri la ministra delle Finanze, Irene Monteros, aveva sfumato la posizione dell’esecutivo iberico, sottolineando che doveva essere il governo italiano ad accogliere la nave «perché ci si possa prendere cura di tutte queste persone che sono in condizioni subumane», ricordando che la Spagna ha già salvato 50mila persone sulle sue coste. Intanto esponenti del partito dell’ultradestra Vox chiedono di vietare alle Ong di effettuare salvataggi marittimi perché il loro è un «business molto lucroso», come direbbe un Salvini qualsiasi.

La lista dei comuni che, invece, si sono offerti di accogliere Open Arms si allunga: anche Cadice (uno dei pochi municipi governati da Podemos) si è aggiunta a Valencia, Barcellona, Palma di Maiorca e anche Mahón, a Minorca. Il sindaco di Cadice ha citato persino la Divina Commedia ricordando che agli ignavi Dante riserva «gli angoli più oscuri dell’inferno». La ministra dell’Economia ha assicurato che si stava lavorando per una soluzione il prima possibile: «Ma non è possibile che la risposta passi attraverso il fatto che i porti spagnoli siano considerati gli unici sicuri in tutto il Mediterraneo».

* Fonte: Luca Tancredi Barone, IL MANIFESTO



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