Marce e boicottaggio contro il summit del G7 in Francia

Marce e boicottaggio contro il summit del G7 in Francia

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PARIGI. Le ong ambientaliste e impegnate nel sociale hanno fatto sentire la loro voce ieri tra Hendaye (Francia) e Irun (Spagna), un corteo di quattro km con varie migliaia di persone, senza scontri. Dei gilet gialli hanno partecipato alla marcia (erano presenti anche al 41esimo atto a Parigi, sempre contro il G7), a Bordeaux Extintion Rebellion ha cercato di fermare una nave da crociera.

IN SERATA, POLIZIA NERVOSA a Bayonne per impedire una manifestazione, con tensioni simili a venerdì sera a Urrugne, vicino a un campeggio di altermondialisti, concluso con 17 fermi. «G7 Ez» (no G7, in basco), «Il capitalismo è immorale», «Stop Corporate Impunity», «Non si possono difendere gli interessi di 7 paesi contro 7 miliardi di umani», gli slogan scanditi a Hendaye, mentre a una ventina di chilometri di distanza è iniziato il balletto degli arrivi, degli incontri bilaterali, della cena al faro che ha aperto ufficialmente ieri sera il G7 di Biarritz. Emmanuel Macron ha cercato di rimediare all’incomprensione con le ong che è andata crescendo alla vigilia del summit.

Anche organizzazioni storiche come Greenpeace, Oxfam o persino il Secours Catholique hanno protestato e boicottato gli ultimi contatti, perché i permessi per entrare nel sancta sanctorum del G7 sono stati dati con il contagocce e le ong ritengono di non essere state coinvolte a un giusto livello nella preparazione dei lavori.

«Noi abbiamo il consenso della società civile», ha ricordato Annick Coupé di Attac. Macron ha teso la mano cercando collaborazione, in un discorso trasmesso da tv e radio a metà giornata dove ha spiegato le ragioni del vertice contestato, un summit «utile, importante», per evitare che «ognuno prenda la propria strada», «spinto alla divisione».

L’agenda è stata modificata per includere la questione dell’Amazzonia, dove la Francia è in prima linea perché «amazzonica» con la Guyana. «Dobbiamo rispondere all’appello dell’oceano e della foresta che brucia», esorta Macron.

SULL’AMAZZONIA si sta costruendo un’intesa, almeno tra gli europei, anche se c’è qualche divergenza su come affrontare l’accordo Ue-Mercosur. La Francia lo non ratificherà «allo stato attuale delle cose», come l’Irlanda; Germania più prudente, anche se ieri Angela Merkel, che si è incontrata in un bilaterale con Macron, ha affermato che «serve un messaggio chiaro» da inviare al Brasile.

«La Ue sostiene questo accordo», ha detto Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, ma ha ammesso che è «difficile immaginare una ratifica dell’accordo Ue-Mercosur mentre l’Amazzonia brucia» e «finché il governo brasiliano consentirà la distruzione».

I capi di Stato e di governo del G7 (Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Giappone, Canada, Italia) passano in rassegna, in poche ore, tutte le crisi del mondo. Macron ha ricordato i rischi per la pace: la Siria, «se domani l’Iran si dota dell’arma nucleare saremo direttamente implicati, se il Medio oriente si infiamma saremo colpiti, se non riusciremo a risolvere la situazione in Libia continueremo a subire collettivamente lo scandalo delle migrazioni attraverso il Mediterraneo e il disequilibrio di parte dell’Africa».

Per la Ue, c’è la grana Brexit. Boris Johnson ha esordito ieri ribadendo che «per evitare un Brexit senza accordo la Ue deve sbarazzarsi del backstop», il meccanismo studiato per evitare il ritorno della frontiera tra le due Irlande. Tusk respinge al mittente questo ribaltamento delle responsabilità: «Johnson non deve diventare Mr. No Deal».

NEI BILATERALI, «chiarimenti» tra Macron e Trump in un pranzo a sorpresa, anche se permangono «disaccordi», con le guerre commerciali al centro. Problemi con la Francia sull’export di vino francese, che potrebbe venire colpito con un aumento dei dazi come rappresaglia per la tassa che Parigi ha messo sul fatturato delle multinazionali Gafa, un «atto antiamericano» per il presidente Usa (i sindaci di Bordeaux e di Libourne hanno offerto al presidente americano una bottiglia eccezionale di Saint-Emilion del 2000).

Trump è arrivato a Biarritz dopo una nuova impennata nella guerra commerciale con la Cina. Macron ha ricordato che «le tensioni, in particolare commerciali, sono dannose per tutti» e ha affermato di voler arrivare a una de-escalation su questo fronte alla conclusione del G7.

NELLA MANO TESA alle ong che contestano la pretesa del G7 di apparire come il club dell’egemonia mondiale che difende l’ortodossia del capitalismo finanziario, mentre è in realtà in perdita di importanza relativa (45% del pil mondiale, il G20 ne rappresenta l’85%), Macron si rende conto che «lo scopo delle imprese non deve essere solo quello di fare profitti per gli azionisti, devono impegnarsi a condividere meglio il valore aggiunto». Parole, come evoca l’opera dell’artista Sam Dougaros sulla sabbia di Biarritz G7 Words vanish, Actions remain?

C’è l’impegno per una lotta alle diseguaglianze in Africa. È previsto un bilaterale con Paul Kagame, presidente del Ruanda, uno dei cinque paesi africani invitati. Il G7 di Biarritz non prevede, per la prima volta, la pubblicazione di un comunicato finale, ma sull’Africa potrebbe esserci un documento specifico.

C’è l’annuncio di un impegno dell’industria tessile (grande responsabile di emissione di Co2) e la speranza che passi una decisione sul trasporto marittimo per una riduzione dell’inquinamento.

 

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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