Conte Due. Il PD Roberto Gualtieri va all’Economia con il placet della BCE

by Roberto Ciccarelli * | 5 Settembre 2019 10:04

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La presidente della Bce (dal 1° novembre) e attuale direttrice del Fondo Monetario Internazionale: «Un bene per l’Italia e per l’Europa». Il 27 settembre il nuovo governo elaborerà la nota di aggiornamento al Def: il nodo del blocco dell’aumento dell’Iva

Storico, docente alla Sapienza, allievo di Giuliano Procacci e Franco De Felice, vicino alla fondazione Gramsci, deputato da due legislature a Bruxelles e rieletto a maggio con 66.949 voti, già di area dalemiana, il neo-ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è tra i fondatori del Partito Democratico ed è stato fino a ieri il presidente della commissione per i problemi economici e monetari del parlamento europeo. Gualtieri proviene dall’ultima generazione dei quadri della Fgci, la stessa dell’attuale segretario del Pd Nicola Zingaretti. ed è l’espressione di quella cultura del Pci che, dalla fine degli anni Ottanta, ha cercato di mantenere un equilibrio difficile tra l’ideale europeo del manifesto di Ventotene, la tecnocrazia di Bruxelles e l’ordoliberalismo tedesco dominante.

IL TENTATIVO di rendere compatibili gli ideali con la governance ha preso la forma della flessibilità del patto di stabilità, l’austerità istituzionalizzata dalla riforma dell’articolo 81 della carta costituzionale italiana. Gualtieri, lo ha evidenziato lui stesso sul suo sito personale, è uno dei principali sostenitori di questa misura che reso compatibili le politiche economiche austeritarie con esigenze redistributive usate occasionalmente, allentando la stretta dei vincoli di Maastricht considerati non un parametro «stupido» (disse Romano Prodi) ma uno stato di natura. Anche quelle del Conte Uno, va ricordato, quello sostenuto da Lega e Cinque Stelle, anche se ieri uno schiumante Salvini ha fatto finta di dimenticarlo, presentando Gualtieri come uno «amato dalle cancellerie». Un amore non corrisposto, quello di Salvini, che tuttavia lo ha cercato mandando Conte a trattare con quelle cancellerie mentre lui si intratteneva su Facebook tra un mojito e l’altro facendo la parte del «sovranista».

GUALTIERI È STATO CONSIDERATO il garante dell’endiadi tra «flessibilità» e «stabilità», la sintesi di una politica economica che ha mostrato tutti i limiti in questi anni, ma che resta l’obiettivo del nuovo governo che giura oggi al Quirinale. Considerata la solida carriera condotta nel perimetro stabilito dalla legittimità politica e il peso notevole dell’investitura ricevuta ieri da Christine Lagarde – «un bene per l’Italia e per tutta l’Europa» ha detto la presidente entrante alla Bce al posto di Mario Draghi – il nuovo ministro dell’economia sembra avere già ottenuto quel credito che è mancato, o è stato concesso a malapena per realistiche convenienze nel gioco delle parti con i custodi di Bruxelles, all’esecutivo precedente. Lagarde ha ricevuto il via libera alla candidatura dalla commissione economica presieduta dallo stesso Gualtieri, ieri assente, con 37 voti favorevoli, 11 contrari e 4 astensioni. Fino al primo novembre l’avvocatessa francese resterà nella carica di direttrice del Fondo Monetario Internazionale. A proposito delle «porte girevoli» che dettano i tempi delle entrate e uscite nelle istituzioni del capitalismo globale.

LA SODDISFAZIONE esibita di Lagarde è discutibile, e non solo per banali questioni di bon ton in un club esclusivo della tecnocrazia che dovrebbe, almeno formalmente, dimostrare contegno e misura. E’ tesa, evidentemente, ad evidenziare il ritorno a una normalità che mai in realtà è stata messa in discussione, nemmeno dalla nave del Conte Uno che procedeva ubriaca tra propositi infondati e i lazzi di piccoli strateghi incontinenti. Non è la prima volta che si registrano nelle stanze esclusive queste uscite tese a dimostrare che, nel bene e nel male, le democrazie sono tenute sotto sorveglianza da un potere influente e onnipotente. Sintomi, lapsus, atti volontari, sono le premesse per peggiorare, non affrontare, la crisi di cui sia la Bce che il Conte Due sono l’espressione.

IL NEO-MINISTRO Gualtieri troverà sul tavolo di Via XX settembre la prima scadenza: 27 settembre, la Nota di aggiornamento al Def dove stabilirà le stime su conti pubblici (deficit e debito) e le previsioni di crescita nella legge di bilancio. Al primo punto: blocco delle clausole dell’Iva e spese indifferibili, in totale 28 miliardi, un altro «risultato» della manovra dei lega-stellati che, dopo la loro implosione, ha giustificato l’accelerazione della formazione del governo Pd-Cinque Stelle-LeU all’insegna delle rinnovate compatibilità. Un altro «successo» del Conte Uno. Lo schema sarà celermente inviato a Bruxelles entro metà ottobre.

* Fonte: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO[1]

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