Stragi sul lavoro. Quattro affogati nei liquami nel pavese

Stragi sul lavoro. Quattro affogati nei liquami nel pavese

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I partenti hanno visto spuntare una gamba in mezzo ai liquami. E hanno subito capito. Hanno chiamato gli altri familiari al lavoro: nessuno ha risposto.

La lunga striscia di sangue non si arresta. Continua ad allungarsi, soprattutto nella civile e avanzata Lombardia a guida leghista, giunta al non invidiabile record di 103 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno.
Gli ultimi quattro hanno perso la vita in una enorme vasca di compostaggio per creare fertilizzanti dagli escrementi delle 500 mucche della stalla adiacente ad Arena Po, Oltrepò pavese. Sono tutti di nazionalità indiana, etnia punjabi a cui la cura delle fattorie e delle aziende agricole – sempre più in disarmo in Italia – è affidata in maniera massiccia da imprenditori spesso senza scrupoli sulla sicurezza e il rispetto dei diritti dei lavoratori.

I FRATELLI SINGH Prem e Singh Tarsem, di 47 e 45 anni, però erano un caso a parte. Fra i primi ad essere diventati proprietari di un’azienda usando i risparmi di decenni di lavoro da dipendenti. Avevano rilevato la grande azienda alle porte del comune pavese in via San Rocco: oltre 500 capi — di cui la metà vacche da latte – con foraggio intorno.
Gli altri due morti Harminder Singh di 29 anni e Manjinder Singherano loro dipendenti «con regolare contratto – precisano i carabinieri contattati dal manifesto – il più giovane era stato assunto da 20 giorni». I due fratelli indiani avevano anche un terzo dipendente, sempre di etnia punjabi, che lavorava per loro: è l’unico rimasto in vita.

Polemiche dei parenti sui ritardi nei soccorsi. «Il medico è arrivato dopo tre ore, hanno fatto prima i nostri parenti da Cremona», protestava una nipote di uno dei morti. I carabinieri però spiegano che il medico legale aveva già accertato il decesso del primo corpo, poi il procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, ha chiesto di attendere lo svolgimento delle operazioni prima di far arrivare altri medici.

PER RECUPERARE GLI ALTRI TRE corpi i Vigili del fuoco hanno dovuto svuotare l’intera vasca. Un’operazione molto lunga e delicata per la presenza nell’area di biogas (idrogeno solforato e metano), avvenuta sotto gli occhi e le urla disperate dei familiari delle vittime. I tecnici della Azienda socio-sanitaria territoriale (Asst) di Pavia hanno fatto i primi rilievi. Toccherà ad un esperto nominato dalla procura stabilire come i miasmi del letame abbiano ucciso i quattro. Un fascicolo è stato aperto dalla magistratura, ma senza ipotesi di reato. «I fatti sono chiari, i proprietari sono morti con i dipendenti», spiegano ancora i carabinieri.
La ricostruzione, avvalorata dalle prime testimonianze raccolte, è questa: «Verso le 12 e 15 non trovando i parenti si sono recati alla vasca vedendo la gamba fuoriuscire dai liquami. È stato dato l’allarme, ma i corpi potevano essere lì da molte ore. Evidentemente una prima persona è caduta e gli altri hanno cercato di soccorrerla, decedendo dentro la vasca». Pare che due dipendenti stessero caricando un’autobotte con i liquami da spargere nei campi: per un problema nell’aspirazione, un operaio si è calato nella vasca.

NEL 2016 Singh Prem e Singh Tarsem erano stati intervistati dal Corriere della Sera come esempio virtuoso di integrazione. Tarsem, ritratto in una foto fiero nel suo turbante, aveva detto: «Ho iniziato come mungitore nel Cremonese, non avevo nemmeno 20 anni. Adesso con mio fratello abbiamo una nostra attività. È faticoso, ma ci regala soddisfazioni. Facciamo i turni, ma a moglie e figli non manca nulla: studiano, giocano in paese, sono integrati. Mio figlio grande sta facendo Agraria e poi si iscriverà a Veterinaria. Quest’anno una settimana di ferie ce la meritiamo. Faremo i turni anche per quello: le mucche hanno la priorità!».

LA TRAGEDIA HA PROVOCATO la reazione della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: «La prossima settimana con Inail e Inl aprirò un tavolo per il piano straordinario di prevenzione e sicurezza già inserito nel programma di governo coinvolgendo anche parti sociali e attori istituzionali».

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana invece applica subito lo scaricabarile delle responsabilità in chiave «autonomia differenziata». «La risposta strutturale a questa emergenza sarebbe un incremento sensibile del personale specializzato per i controlli. Tutto questo però non è possibile se a livello nazionale non vengono garantite risposte e risorse adeguate».

* Fonte: Massimo Franchi, il manifesto



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