Assegnati i premi Diritti Globali 2019

Assegnati i premi Diritti Globali 2019

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Nella serata conclusiva del Festival LiberAzioni di Torino, di cui l’associazione Società INformazione – Diritti Globali è stata partner, come già nella prima edizione del 2017, si sono state le premiazioni per i concorsi di cinema e scrittura.

Due i premi Diritti Globali. Questi vincitori e le motivazioni espresse dalle due giurie espresse da Società INformazione

Cinema

PREMIO DIRITTI GLOBALI CINEMA

coordinato da Sergio Segio (partner Società INformazione), giuria composta da: Perla Allegri (Antigone Piemonte), Massimo Arvat (produttore cinematografico), Bibi Bozzato (regista), Orsola Casagrande (giornalista), Michela Greco (Emergency), Andrea Perrone (teatro Menotti)

Vincitore Nicola Zambelli, Wherever you go, there you are

Motivazione:

Nel suo cortometraggio, Nicola Zambelli, affronta con stile originale il diritto alla libera espressione e a rivendicare la felicità e la propria inclinazione naturale, con un’ottima regia, buon ritmo ed un bello stile personale.
E’ stato infatti capace di creare empatia facendo leva sulle problematiche odierne come il precariato che negli ultimi anni ha svalutato progressivamente i vari ruoli professionali. Sfuggendo dalla perversa filosofia del piegarsi alla precarietà (all’immobilismo dei precari) e ripensando ad un modo di essere e di lavorare riprendendosi il senso della vita – come riappropriazione di sé stessi – ricerca e mette in scena una libertà personale che sfugge ad una gestione del tempo eterodiretta.
Si sente forte il richiamo al diritto al lavoro che ogni individuo possiede per il fatto stesso di essere persona e individuo, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro. Così come il diritto ad avere un’esistenza conforme alla dignità umana e alla libera autodeterminazione, anche ripensando a schemi diversi che esulano dalla fama, dai riconoscimenti e dalla remunerazione così come la conosciamo.
Magistralmente infatti evidenzia un forte slancio a slegarsi dal senso del dovere e a vivere la propria vita secondo i propri sogni e dando priorità diverse rispetto a quelle imposte dalla società, cercando di rimettere radici nelle fondamenta sociali della soddisfazione, rivendicando un modo di essere diverso da quello precostituito per la gestione del tempo, del lavoro e perciò della vita stessa.

E’ per queste ragioni che Zambelli merita il primo premio della sezione Cinema – Diritti Globali del Festival LiberAzioni perché il suo “Wherever you go, there you are” ha il merito di rappresentare un ritorno alla vita umana come monito a non rimanere bloccati in quell’ascensore.

 

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Scrittura

PREMIO DIRITTI GLOBALI SCRITTURA 

coordinato da Susanna Ronconi, giuria composta da: Daniela Steila (presidente Unione Culturale Franco Antonicelli), Fabio Anibaldi (Gruppo Abele), Gianluca Carmosino (Comune.info), Jacopo Rosatelli (Il Manifesto).

Vincitore Marco Costantini, Il cerchio della vita 

Motivazione:

Un racconto di grande profondità emotiva che riesce, grazie a un’apprezzabile capacità narrativa, a mettere in luce efficacemente il senso di solitudine e disperazione di fronte alle difficoltà della vita, ma anche la possibilità di ritrovare sorriso e serenità grazie alle persone che per professione si dedicano alla dignità delle esistenze più fragili. Quella professione che è impegno e vocazione all’aiuto, e che trova lo spazio per realizzarsi nelle istituzioni pubbliche dello stato sociale, le strutture che rendono “veri” quei diritti sanciti dalla Costituzione che, purtroppo, spesso restano solo sulla carta. All’incontro con la speranza l’autore ci accompagna attraverso un percorso complesso e doloroso, raccontato da un “io” maschile che si presenta nella sua debolezza, nella sua sensibilità di cura genitoriale, invitandoci a scoprire la ricchezza di un’identità di genere che va oltre quella tradizionale e stereotipata di padre e di uomo. E facendoci riflettere, con delicatezza, sul “mistero” dell’autismo, che, forse, in fondo è il mistero stesso del nostro essere nel mondo.

 

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Menzione speciale a Filippo Peligno, Figlio del buio

Motivazione:

Non è un racconto ma una riflessione vissuta, profonda e coerente col tema del concorso: “Io sono tanti/e”.

Protagonista di queste pagine è infatti l’Io, realtà che nelle situazioni estreme rivela tutta la sua fragilità e mutevolezza, nonché la sua ambigua funzione di maschera protettiva.

Ecco allora incepparsi i meccanismi che presiedono l’identità: “Figlio del buio” racconta con grande efficacia il radicale spaesamento che sopraggiunge quando l’“altro” e il “diverso” assumono le nostre stesse sembianze, emergendo dal profondo dell’anima . Spaesamento salutare, però, perché è da simili stravolgimenti che può nascere un rapporto più consapevole e intenso con sé stessi, con gli altri, con la vita. E “figlio del buio” è proprio questo più maturo e profondo aver coscienza di sé.

Scaturita dalla privazione di libertà, la riflessione di “Figlio del buio” si presta a illuminare anche il mondo dei cosiddetti “liberi”, dove liberamente l’Io spadroneggia con le sue commedie e messinscena, maschere che diventano alla lunga volti. A detrimento di relazioni autentiche e di vite pienamente vissute, scaturite dal pieno e autentico confrontarsi con i limiti e le contraddizioni della condizione umana.

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Menzione speciale a Reda Driouach, Bambino spensierato

Motivazione:

Attraverso un racconto asciutto, dallo stile incalzante e dall’andamento epico, l’autore percorre una storia familiare dal punto di vista del bambino, allargando lo sguardo via via all’intera comunità di genitori, zii e zie, cugini, fratelli. Al centro c’è l’affermazione del diritto ultimo e inalienabile alla dignità minimale del riconoscimento. La vicenda del bambino che soffre per aver perso il suo coniglio bianco, ma “nessuno lo consola”, si sente in colpa per l’incidente in cui incorre il cugino, ma “nessuno se ne accorge”, va a scuola il primo giorno con il padre che gli indica la strada, ma “nessuno lo accompagna”, rotola inesorabilmente e con un ritmo sempre più affrettato verso un epilogo folgorante: l’autore non vuole le nostre parole, rivendica con forza il suo diritto ad essere ascoltato.



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