Migranti, solo tre Paesi aderiscono all’accordo di Malta

Migranti, solo tre Paesi aderiscono all’accordo di Malta

Loading

La variabile che potrebbe far saltare tutto è il numero degli sbarchi: finché rimarrà basso, mantenendosi sui livelli dell’ultimo anno, allora l’accordo sulla distribuzione dei migranti siglato a Malta lo scorso 23 settembre potrà continuare a esistere e funzionare. Ma se gli arrivi dovessero aumentare allora l’intesa, già fragile, salterebbe e i primi a tirarsi indietro sarebbero proprio quei Paesi, come la Germania, che finora l’hanno sponsorizzata. Parlando ieri al termine del consiglio dei ministri dell’Interno di Lussemburgo Horst Seehofer è stato chiaro: Berlino è pronta a fare marcia indietro e «dichiarare che il meccanismo di emergenza è finito se il numero degli arrivi passasse da centinaia a migliaia». E il ministro tedesco, un ex falco anti-migranti convertitosi all’accoglienza, è uno di quelli che più si è speso per trovare una soluzione che consenta di dividere in Europa quanti sbarcano sulle coste italiane e maltesi. Come sa bene la ministra Luciana Lamorgese che ieri ha incrociato le dita: «Speriamo che non ci siano numeri alti», si è augurata. «Adesso sono abbastanza limitati, quindi possiamo ancora ragionarci».

Era scontato che non si sarebbe raggiunta un’intesa sulla distribuzione dei migranti, ma il risultato ottenuto ieri a Lussemburgo sembra davvero poca cosa: solo tre Paesi – Lussemburgo, Portogallo e Irlanda – vanno a unirsi a Francia, Malta, Italia e Germania ed entrano così a far parte del gruppo di «volenterosi» disposti ad accogliere i migranti. Per adesso dunque appena sette Stati su 28 (anche se si vocifera di una possibile adesione di Romania, Croazia ed Estonia), meno della metà auspicata dal ministro per l’immigrazione lussemburghese Jean Asselborn, che alla fine non ha nascosto la delusione per le conclusioni del vertice.

Dietro il no della maggior parte delle capitali c’è più di un motivo e va oltre lo scarso entusiasmo da sempre mostrato da molti Paesi verso i disperati che cercano rifugio in Europa. Alla scontata opposizione dei quattro di Visegrad – Ungheria, Polonia, repubblica Ceca e Slovacchia (che però potrebbero fornire soldi e funzionari in aiuto ai Paesi di primo arrivo) – si è aggiunta quella di quei Paesi come Grecia, Spagna, Cipro e Bulgaria che pur condividendo il principio di solidarietà alla base dell’accordo, non capiscono perché riguardi solo Italia e Malta visto che il grosso dei migranti arriva sulle loro coste. E per questo vorrebbero che l’intesa venisse estesa a tutto il Mediterraneo. Lo stesso commissario Ue Dimitris Avramopoulos, al suo ultimo vertice visto che dal primo novembre subentrerà la nuova commissione europea, riferendosi alla Grecia ha parlato di una «situazione preoccupante, con 11.500 migranti arrivati a settembre, il dato più alto dall’entrata in vigore dell’accordo con la Turchia». E a proposito di Turchia, c’è da registrare la richiesta a Bruxelles di un miliardo di euro in più per contenere le partenza dei migranti nel 2020, ma anche l’annuncio fatto da Ankara di una prossima invasione della Siria, che ha risvegliato i timori di una nuova fuga in massa di profughi verso l’Europa, timori che sicuramente hanno condizionato la scelta di alcune capitali. Tra in contrari all’accordo, infine, anche Austria, Slovenia e Svezia e Danimarca.

«Bisogna lavorare perché l’accordo abbia una valenza più ampia», ha proseguito Lamorgese facendo sfoggio di una buona dose di ottimismo su possibili nuove adesioni. Per venerdì a Bruxelles è fissata una riunione tecnica per mettere a punto il meccanismo della distribuzione. Non si parla di quote finché non si avrà il numero esatto dei Paesi aderenti, anche se Francia e Germania si sono impegnate a prendere il 25% di quanti sbarcano. «L’attuazione dell’intesa c’è già, perché i migranti che sbarcano dalla navi delle ong vengono ripartiti», ha spiegato la titolare del Viminale. Per Lamorgese, infine hanno diritto al ricollocamento tutto i migranti che presentano una richiesta di asilo. Sarà poi il Paese ospitante ad esaminare le richieste e, in caso di risposta negativa, provvedere ai rimpatri. Altro punto di discussione, visto che la Francia vorrebbe ancora accogliere solo quanti hanno un’alta possibilità di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato.

* Fonte: Carlo Lania, il manifesto



Related Articles

Marò fermati, entra in campo la Ue

Loading

Passo di Bruxelles con l’India. Ma l’Italia chiede un’azione più decisa

Siria, verso l’esilio

Loading

Un reportage dal confine con il Libano, dove arrivano famiglie in fuga dalle violenze

“Che il suo corpo non passi per Israele lui non lo vorrebbe”

Loading

Le voci della galassia degli attivisti pro-Palestina Il dolore della madre: “Sono orgogliosa di lui. Non perdeva mai la sua umanità “

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment