Clima. Allarme per le emissioni climalteranti, record di anidride carbonica

Clima. Allarme per le emissioni climalteranti, record di anidride carbonica

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Nel 2018 abbiamo raggiunto un nuovo record di concentrazione medie globali di anidride carbonica in atmosfera: le emissioni climalteranti continuano a correre. A una settimana dalla Cop25, la conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici in programma a Madrid dal 2 dicembre, l’allarme lo ha lanciato l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), che il 25 novembre ha pubblicato il «Greenhouse Gas Bulletin».

Alla fine dello scorso anno, la concentrazione ha raggiunto 407,8 parti per milione (ppm), rispetto a 405,5 ppm nel 2017. L’aumento tra il 2017 e il 2018 è stato molto vicino a quello osservato dal 2016 al 2017, e appena sopra la media nell’ultimo decennio. Questa tendenza a lungo termine si traduce in «impatti sempre più gravi dei cambiamenti climatici, con temperature in aumento, condizioni meteo più estreme, stress idrico, innalzamento del livello del mare e perturbazione degli ecosistemi marini e terrestri».

L’analisi della concentrazione è fondamentale, perché i gas climalteranti permangono in atmosfera per secoli, e negli oceani ancora di più. Questo significa che anche riducendo oggi le emissioni, servirà un periodo medio-lungo per vederne gli effetti. Intanto la CO2, che ha «attraversato» e «superato» il benchmark simbolico e significativo di 400 parti per milione nel 2015, ha già superato in un momento di picco le 415 ppm, nel maggio del 2019. Il dato non era mai stato così alto negli ultimi 800 mila anni, il periodo di cui è stato possibile ricavare la misura. Agli inizi del Novecento il livello era significativamente più basso: 300 ppm.

Dal 1990, spiega la Wmo, c’è stato un aumento del 43% della forzatura radiativa totale – cioè dell’effetto del riscaldamento sul clima – da parte dei gas serra di lunga durata. «Non c’è alcun segnale di rallentamento, figuriamoci di declino, nella concentrazione di gas climalteranti, nonostante tutti gli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi», ha commentato Petteri Taalas, segretario generale Wmo.

«Dobbiamo tradurre gli impegni in azioni, e far crescere il livello di ambizione se abbiamo a cuore il futuro benessere dell’umanità». È importante sottolineare, ha aggiunto Taalas, «che l’ultima volta che la terra ha vissuto una situazione comparabile di concentrazione di CO2 è stata 3-5 milioni di anni fa. Allora la temperatura media era più elevata di 2-3°, ed il livello dei mari più alto di 10-20 metri rispetto alla situazione attuale».

Non c’è solo la CO2 tra i gas climalteranti: anche le concentrazioni di metano (in larga parte di origine antropica) e protossido di azoto sono aumentate in misura maggiore rispetto allo scorso decennio. Il comunicato della World Meteorological Organization sottolinea infine un altro aspetto: «Molteplici indicazioni evidenziano come l’aumento dei livelli di CO2 in atmosfera dipenda dall’utilizzo di combustibili fossili». Un assist in vista di venerdì 29 novembre, quand’è in programma il quarto Global Strike di Fridays for Future.

* Fonte: Luca Martinelli, il manifesto



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