Anche Firenze si riempie di “sardine”, come tante altre città

by Riccardo Chiari * | 1 Dicembre 2019 10:00

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FIRENZE. La ragazza che si fa strada con gran fatica in piazza è il ritratto della felicità: “Siamo piccole, libere, e tantissime”. Tantissime davvero le sardine, non solo fiorentine ma arrivate da buona parte della Toscana, che riempiono piazza della Repubblica e le vie limitrofe. “Questa sera siamo 40mila – annuncia dal palco improvvisato Mattia Santori, promotore della manifestazione bolognese in piazza Maggiore – mai così tante sardine finora erano scese in piazza. Voi toscani ci avete battuto di brutto”. I numeri della questura parlano invece di 10mila manifestanti, forse la verità sta nel mezzo fra l’entusiasmo di Santori e la cautela delle forze dell’ordine. Perché il blocco dei collegamenti telefonici e internet è stato un incontestabile segnale della saturazione degli spazi.

Il flash mob è iniziato molto prima dell’orario teorico (18.30) in cui era stato fissato, visto che già mezz’ora prima le vie di accesso iniziavano a risentire del flusso di giovani e meno giovani diretti in piazza. Il divieto di esporre simboli di partito e bandiere – una sola, rossa, è stata rapidamente ammainata dopo un pronto richiamo dal palco – non valeva invece per gli striscioni e i cartelli. Ecco così che, nonostante la calca, si riusciva a vedere “La Toscana non si Lega”, “Firenze non si Lega, la guerra tra poveri la vincono i ricchi”, e “Abolire subito il decreto sicurezza”.

“Noi non siamo qui per odiare o contrastare qualcuno – spiegava intanto dal palco Danilo Magli, poco più che ventenne, uno dei promotori della manifestazione – ma siamo qui per dire che vogliamo la nostra Costituzione in alto in quelle che sono le decisioni politiche del nostro paese. Siamo qui per dire che la Costituzione e i suoi ideali devono essere rispettati da tutte le forze politiche. Stiamo chiedendo alla politica di ridarci la qualità politica. Siamo stanchi di una dialettica populistica, violenta, offensiva. Siamo soprattutto stanchi della matrice sovranista di questa dialettica. Qui c’è spazio per tutte le sardine ma non per i piranha”. Boato generale, con centinaia di mini-cartelli con disegni di sardine alzati al cielo. E poi il canto di Bella Ciao, corale, avvertito distintamente anche dalla vicina piazza San Giovanni, sotto Duomo e Battistero.

Un altro dei promotori dell’iniziativa, Cristiano Atticciati, neanche vent’anni, ha sintetizzato efficacemente il pensiero di una piazza popolata non soltanto da giovanissimi ma anche da tanti sempreverdi: “Il nostro messaggio è uno solo e preciso: difendere e diffondere i valori della Costituzione repubblicana per tutti. Vogliamo esaltare i valori di democrazia, tolleranza, ed eguaglianza”. “Sono qui perché questi ragazzi hanno gli stessi miei principi- raccontava in contemporanea al cronista un’anziana signora con una piccola sardina spillata al cappotto – quello della solidarietà, e dell’antifascismo”.

Nel caos generale, amplificato dall’apertura del sabato delle zone a traffico limitato nel centro cittadino, è successo anche di vedere un suv abbandonato in mezzo a via degli Speziali, all’incrocio con via Calzaioli e in pratica all’imbocco di piazza della Repubblica. I pochissimi agenti presenti – la manifestazione non ha dato problemi di ordine pubblico di alcun genere – hanno avuto il loro daffare per risolvere l’inconsueto problema, ennesimo segnale del pacifico pandemonio vissuto in tutto il quadrilatero storico.

La manifestazione si è chiusa, dopo un altro canto collettivo di Bella Ciao, con l’invito a partecipare all’altra iniziativa programmata in concomitanza con l’arrivo di Matteo Salvini a Firenze. Ma nella zona sud di Firenze, dove al Tuscany Hall stava per iniziare la cena elettorale della Lega, la situazione della mobilità era se possibile ancora peggiore. La concomitanza della partita Fiorentina-Lecce, unita a un dispiegamento di forze dell’ordine – centinaia e centinaia di agenti di polizia e carabinieri – davvero imponente, ha portato rapidamente al blocco della rotonda davanti all’ex teatro tenda, in quella che è una delle principali vie d’accesso allo stadio Comunale Franchi.

Proprio alla rotonda, abbellita dalla statua dell’Uomo della Pioggia donata da Folon alla città di Firenze dopo il Forum sociale europeo, dovevano raccogliersi i manifestanti richiamati dall’appello di Firenze Antifascista. Quando le cena salviniana è iniziata, a protestare, pacificamente, c’erano circa un centinaio di giovani, controllati a vista da altrettanti agenti. Tanti altri, con ogni probabilità, erano ancora in coda per cercare di uscire dalla trappola di un traffico impazzito. Nel mentre, all’interno del Tuscany Hall, Matteo Salvini lanciava i suoi messaggi di battaglia politica in vista delle elezioni regionali di maggio. Ma sul candidato della destra a trazione leghista, che doveva essere annunciato questa sera, ancora si discute.

* Fonte: Riccardo Chiari, il manifesto[1]

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Ieri venti di città, e oggi si replica. A Taranto, Milano e tante altre

Firenze, Napoli, ma ieri le sardine si sono strette anche in altre città: Ferrara, Treviso, La Maddalena, Monfalcone, Pesaro, La Spezia, Rovigo, Cosenza, Livorno, Cuneo, Ragusa, persono ad Amsterdam. Oggi tocca a Taranto (alle 10 in piazza Immacolata) ma anche a Milano (piazza Mercanti alle 17), e Benevento, Padova, Avellino e Ascoli Piceno. E così avanti fino al flashmob nazionale del 14 dicembre a Roma.

A Cosenza, ieri in centinaia in piazza Santa Teresa: «Abbiamo visto quello che è avvenuto a Bologna e per noi è stata una boccata d’aria; siamo cittadini normali, lavoratori, pensionati e studenti che si ritrovano in piazza per arginare la deriva verso la quale sta andando l’Italia seguendo alcuni politici», ha spiegato Mario Sposato, uno degli organizzatori. Presenti gruppi da Reggio, Catanzaro e Crotone. Tra i manifestanti sagome di sardine e cartelli: «Fate l’amore non fate la Lega», «Sardine e pure terroni», «Cosenza non abbocca».

A Ragusa in piazza San Giovanni c’è anche padre Beniamino Sacco, prete di frontiera di Vittoria dove accoglie donne in difficoltà, migranti, chi per sopravvivere vive ai margini della società. «Non sono venuto per dire nulla ma ho bisogno di chiedere qualcosa: ho bisogno di aria pura, di libertà e voi siete libertà, e di un po’ di luce perché luce in giro ce n’è poca. Ho bisogno di globalizzazione della solidarietà – ha detto al megafono – e di solidarietà in giro ce n’è poca. Voi siete la speranza di un mondo diverso. Vi dico buon viaggio e buon lavoro perché potete scrivere la storia». Un migliaio di persone ha poi intonato Bella ciao e I cento passi.

* Fonte: il manifesto[1]

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