Il governo francese illustra la riforma delle pensioni e scontenta tutti

by Anna Maria Merlo * | 12 Dicembre 2019 10:41

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PARIGI. Tutti scontenti. La spiegazione del primo ministro sulla riforma delle pensioni, che aveva lo scopo di rassicurare i cittadini e spezzare il fronte sindacale dello sciopero, è stata un flop: tutte le organizzazioni dei lavoratori, anche la riformista Cfdt, sono deluse. «Adesso lo sciopero deve finire», ha ingiunto Edouard Philippe. Ma la protesta continua nei trasporti pubblici nei prossimi giorni, oggi sarà una giornata di manifestazioni “locali”, poi martedì prossimo ci sarà un’alta grande giornata nazionale di cortei. Solo il Medef, la Confindustria francese, è soddisfatto per una «riforma equilibrata». I riferimenti di Philippe al Consiglio nazionale della Resistenza, a De Gaulle e a Pompidou per far passare la riforma non sono serviti a nulla.

La riforma della pensione a punti è stata rimandata nel tempo: sarà applicata direttamente solo alla generazione nata nel 2004, a partire dal 2022. Invece chi è già nella vita attiva sfuggirà alle nuove norme solo se è a 17 anni dalla pensione. Per gli altri, i primi a dover adottare il nuovo sistema a punti sono i nati dopo il 1975, dal 2025. Per i “regimi speciali” la transizione si allunga al 2037. L’età legale della pensione resta a 62 anni, ma Philippe ha insistito sull’«età di equilibrio», che sarà di 64 anni. Questo punto ha fatto scattare il rifiuto della Cfdt, che pur favorevole alla pensione a punti, non vuole sentir parlare di alzare l’età pensionabile. «Una linea rossa è stata oltrepassata», ha detto il segretario, Laurent Berger. Ci sarà un bonus-malus, che i sindacati rifiutano, per ottenere la pensione.

Gli insegnanti, che sono in prima linea, dovranno aspettare fino al prossimo anno per conoscere gli aumenti di stipendio che permetteranno a questa categoria di non avere pensioni decurtate. «Gli insegnanti sono in collera», dice il sindacato della scuola Fsu. I vantaggi per le donne (5% in più di punti dal primo figlio, un bonus in più dal terzo), per gli agricoltori (un minimo di 1.000 euro), non sono stati sufficienti per convincere. Varie categorie, dai poliziotti ai ferrovieri, sono inquieti sul calcolo dei punti per lavori usuranti. Philippe ha cercato di rassicurare, ha affermato che il “punto” sarà agganciato ai salari (e che quindi non potrà diminuire). Ma l’impressione che la riforma sia fatta per risparmiare e per alzare l’età pensionabile, a causa di una demografia sfavorevole (nel ’45, c’erano 5 lavoratori per un pensionato, oggi il rapporto è 1,7 e in un futuro ravvicinato sarà 1,2), non è svanita dopo l’intervento del primo ministro.

La France Insoumise parla di «passo indietro di civiltà». Philippe Martinez della Cgt invita a «rafforzare lo sciopero». Olivier Faure del Ps: «È un governo minoritario, ha il solo sostegno del Medef» con un progetto che dice «o lavorate di più o guadagnate di meno». La destra dei Républicains è nell’imbarazzo (vorrebbe una riforma ben più drastica, ma spera di recuperare gli elettori attratti da Macron, se i sindacati obbligheranno a ritirare la riforma). Il Rassemblement national chiede un referendum.

* Fonte: Anna Maria Merlo, il manifesto[1]

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