Impeachment. In un libro di John Bolton la «pistola fumante» sull’Ucrainagate

by Marina Catucci * | 28 Gennaio 2020 12:05

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NEW YORK. L’ex consulente per la sicurezza nazionale di Trump, il falco John Bolton, potrebbe aver procurato la famosa pistola fumante, la prova delle prove che mostra la colpevolezza del presidente Usa nel caso dell’Ucrainagate.

A rivelarlo è il New York Times. Il quotidiano newyorchese ha anticipato il contenuto del libro di Bolton dove si legge che ad agosto Trump aveva detto al consigliere di voler trattenere i quasi 400 milioni di dollari stanziati dal Congresso come aiuti all’Ucraina, fino a quando Kiev non avesse aperto un’indagine su Joe Biden e suo figlio Hunter.

CON QUESTE RIVELAZIONI salta la linea di difesa dei repubblicani del Senato per il processo di impeachment, secondo cui la sospensione degli aiuti era del tutto slegata dall’apertura delle indagini su i Biden. Al processo l’accusa guidata dal democratico Adam Schiff, ha definito la rivelazione «esplosiva», e ha chiesto di convocare Bolton come testimone.

Donald Trump con una catena di tweet ha respinto le accuse di Bolton: «Non ho MAI detto a John Bolton che l’aiuto all’Ucraina era legato alle indagini sui democratici, compresi i Biden»; «In realtà non si è mai lamentato di questo al momento del suo licenziamento molto pubblico, Se John Bolton lo ha detto, è solo per vendere un libro».

L’aspetto esplosivo di questa vicenda sta nel fatto che nessuno più di Bolton può affermare di essere di destra e di aver abbracciato la svolta di parte fatta dal partito repubblicano. Non lo si può bollare come «prevenuto», «nemico interno», «simpatizzante socialista», come è accaduto non solo ai democratici, ma anche a diversi repubblicani con posizioni poco più moderate. Bolton era stato scelto da Trump proprio perché fieramente reazionario ed in linea con le sue posizioni. Solo che l’essere disposto a tutto di Bolton si ferma al confine del livello minimo di legalità.

Il New York Times ha rivelato che in una dozzina di pagine Bolton, descrivendo i suoi ultimi mesi come consigliere per la sicurezza nazionale, racconta che il segretario di Stato Mike Pompeo era consapevole del fatto che le accuse di Rudolph Giuliani verso l’allora ambasciatrice Usa a Kiev Marie Yovanovitch erano infondate, e che comunque la lasciò silurare da Trump.

Bolton racconta anche di aver espresso al ministro della giustizia William Barr la sua preoccupazione per la presenza di Giuliani in Ucraina come ministro degli esteri ombra, e di avergli rivelato che Trump aveva fatto il suo nome durante la telefonata al presidente ucraino. Fatto che il Dipartimento di giustizia ha sempre negato.

Come accade per le pubblicazioni che coinvolgono collaboratori ed ex collaboratori del presidente, la bozza del libro di Bolton è ora al vaglio della Casa Bianca, che potrebbe ordinare la cancellazione di intere parti del testo.

I DEMOCRATICI stanno chiedendo di convocare Bolton come testimone e lo stesso Bolton, già qualche settimana fa aveva dichiarato che sarebbe stato disposto a testimoniare sotto giuramento. Da quel momento, i consulenti della Casa Bianca hanno sollevato la possibilità di andare in tribunale per ottenere un ordine restrittivo in modo da impedirgli di parlare. La mossa sarebbe senza precedenti ma serbirebbe a mettere la testimonianza di Bolton in un limbo legale, spaventando i repubblicani e i democratici moderati con la possibilità di trascinare il processo per settimane.

Fino ad ora i repubblicani, anche quelli più critici nei riguardi di Trump, al momento del voto hanno sempre fatto quadrato per difendere il loro presidente. Così, senza testimonianze il processo di impeachment del Senato potrebbe concludersi già venerdì. I democratici sia alla Camera che al Senato da settimane insistono per includere nuovi testimoni e documenti cercando di convincere la manciata di senatori repubblicani necessari.

PER FAR EMETTERE dal Senato una convocazione ufficiale i democratici hanno bisogno del voto di quattro repubblicani.
Jay Sekulow, consulente privato del Presidente, ha dichiarato: «Al processo di impeachment trattiamo le informazioni disponibili al pubblico. Non trattiamo speculazioni, accuse che non sono affatto basate su standard probatori».

* Fonte: Marina Catucci, il manifesto[1]

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