Nelle strategie di guerra Usa e Nato centrale la base di Sigonella

by Antonio Mazzeo * | 4 Gennaio 2020 9:28

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Dodici antenne satellitari ben visibili a sud delle piste della stazione aeronavale di Sigonella quando si percorre in auto la superstrada che da Catania giunge a Gela.

Sorgono in un’area della base di 1,200 metri quadri insieme ad una palazzina che ospita uffici, ripetitori e generatori di potenza. Si tratta dell’Uas SatCom Relay Pads and Facility, il sito per supportare le telecomunicazioni via satellite e le operazioni di tutti i droni dell’Aeronautica e della Marina militare statunitense, la cui realizzazione è stata completata alla fine del 2017, trasformando la base siciliana in uno dei maggiori centri del pianeta per il comando e il controllo dei velivoli da guerra senza pilota Usa. I lavori per l’Uas SatCom Relay sono stati condotti da due importanti consorzi transnazionali: JV Ske Italy 2012 di Vicenza (filiale italiana dell’omonima holding tedesca) ed M+w Lotos Italy Soc Consortile con sede ad Agrate Brianza, Monza (controllato in buona parte dall’Austrian Stumpf Group di Vienna).

Il Pentagono ha firmato un contratto con il primo gruppo per 9.400.000 dollari ed i lavori sono stati consegnati il 21 febbraio 2017; al secondo consorzio sono andati invece 7.723.700 dollari e la consegna risale al 20 novembre 2017. Con l’entrata in funzione del nuovo complesso di telecomunicazioni satellitari sono stati trasferiti a Sigonella 55 militari e 58 dipendenti civili dell’US Air Force.

«Il sistema degli aerei senza pilota richiede un’ampia facility a Sigonella che assicuri la massime efficienza operativa durante le missioni di attacco armato e di riconoscimento a supporto dei war-fighters», è riportato nella scheda progettuale fornita dal Dipartimento della difesa Usa. «La costruzione di una SatCom Antenna Relay facility è necessaria per supportare i link di comando dei velivoli controllati a distanza (Uav), in modo da collegare le stazioni terrestre presenti negli Stati Uniti con gli aerei senza pilota operativi nella regione dell’Oceano atlantico.

Con il completamento di questo progetto saranno soddisfatte le richieste a lungo termine di ripetitori SatCom per i droni “Predator” (MQ-1), i “Reaper” (MQ-9) e i “Global Hawk” (RQ-4). Il nuovo sito supporterà inoltre il sistema si sorveglianza aeronavale con velivoli senza pilota Uav Broad Area Maritime Surveillance (Bams) di US Navy e le missioni speciali del Big Safari di US Air Force”. Il programma Bams vede l’acquisizione di una quarantina di droni di ultima generazione “Global Hawk” da schierare nelle stazioni aeronavali di Jacksonville (Florida), Kadena (Giappone), Diego Garcia, Hawaii e Sigonella; il Big Safari è invece un articolato programma di acquisizione, gestione e potenziamento di speciali sistemi d’arma avanzati (velivoli senza pilota, grandi aerei da trasporto e per le operazioni d’intelligence e riconoscimento, ecc.) coordinato e diretto dal 303rd Aeronautical Systems Wing e dal National Air and Space Intelligence Center dell’US Air Force con sede nella base di Wright-Patterson (Ohio).

Con l’entrata in funzione dell’Uas SatCom Relay Pads and Facility, la base siciliana di Sigonella può supportare oggi la trasmissione di tutti i dati necessari ai piani di volo e di attacco dei nuovi sistemi di guerra automatizzati e operare come “stazione gemella” del sito Usa di Ramstein (Germania) e della grande base aerea di Creech (Nevada).

Secondo quanto riportato dal periodico investigativo The Intercept, l’Uas Satcom Relay di Ramstein è il vero «cuore hi-tech della guerra statunitense dei droni». «Ramstein fa viaggiare sia il segnale satellitare che dice al drone cosa fare, sia quello che trasporta le immagini che il drone vede», spiega il periodico investigativo. «Grazie al sistema Uas SatCom, il segnale riesce a viaggiare senza ritardi in modo da permettere ai piloti di manovrare un velivolo a migliaia di chilometri con la necessaria tempestività».

* Fonte: Antonio Mazzeo, il manifesto[1]

 

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