Russia e Francia concordano il veto agli Usa all’Onu

by Yurii Colombo * | 5 Gennaio 2020 19:27

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MOSCA. La reazione russa al raid di Baghdad è stata netta, severa, dura. Nel comunicato diramato dal ministero degli esteri si afferma che «l’assassinio di Kassem Soleimani è carico di gravi conseguenze per la pace e la stabilità regionale». Per il dicastero russo «Washington avrebbe superato la linea rossa nelle relazioni internazionali» rischiando di far esplodere tutto il mondo mediorientale.

PUTIN HA SUBITO VOLUTO consultarsi per telefono con Emmanuel Macron, divenuto ormai il suo partner principale in politica estera già dalla scorsa estate.
Secondo quanto riferisce il moscovita Vedomosti i due leader oltre a esprimere «preoccupazione per l’iniziativa americana» avrebbero concordato di porre insieme il veto all’Onu nel caso la Casa bianca tentasse di legalizzare un ipotetico intervento militare in Iran.

UN’EVENTUALITÀ considerata in queste ore a Mosca «assai probabile» e che ha spinto il presidente russo a interrompere le vacanze natalizie a Soci e rientrare nella capitale in tutta fretta. La portavoce del ministero degli Esteri Marya Zacharova non ha escluso che la situazione possa essere discussa in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu e ha definito l’azione americana «un’avventura» esprimendo al contempo «sincere condoglianze al popolo iraniano». Dietro le quinte e oltre le denunce di rito, la Russia in queste ore tesse la sua tela diplomatica. Putin ha osservato con piacere l’impennata del prezzo del greggio e il rafforzamento del rublo nei confronti del dollaro «ma non è così ottuso da sviluppare la sua politica estera sugli spiccioli ben sapendo che l’esplosione della situazione metterebbe nei guai anche la Russia» ha chiosato Kommersant.

SERGEY LAVROV, il ministro degli esteri della Federazione, ieri ha alzato la cornetta e ha voluto sentire un tutti gli attori della crisi. Lavrov ha telefonato a Teheran e dopo essersi dichiarato indignato con il proprio omologo iraniano Javad Zarif, per la «grave violazione del diritto internazionale degli Usa» ha voluto sondare le intenzioni del regime teocratico.

Secondo Vzgljad, un portale sempre molto informato sulle mosse del Cremlino, Lavrov avrebbe «consigliato Teheran di limitarsi a una reazione dimostrativa e non simmetrica» e invitato il governo iraniano a non rilanciare il piano nucleare. Lavrov ha poi sentito con il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu. Con Ankara in questi ultimi giorni i rapporti si sono raffreddati dopo la decisione di Erdogan di spedire delle truppe in Libia. L’opinione di Moscow News è che in fondo i buoni rapporti turco-russi di questi ultimi anni si basino su una bilancia di potenza in cui l’Iran per Mosca abbia un ruolo di contrappeso alle ambizioni della Mezza luna.

Infine Lavrov ha sentito anche Mike Pompeo. Al di là delle deplorazione di rito «della rozza violazione del diritto internazionale», Lavrov era interessato a capire le intenzioni di Washington sullo scacchiere ucraino.

L’altro ieri il segretario di Stato aveva cancellato, visto l’evolvere della situazione, un proprio viaggio da tempo programmato a Kiev in cui sarebbe dovuto parlare di Donbass e business con Volodomyr Zelensky.

A sentire il quotidiano ucraino Strana gli Usa in caso di guerra con l’Iran avrebbero richiesto non solo una solidarietà generica all’Ucraina. «Pompeo intenderebbe capire se Zelensky possa aiutare lo sforzo bellico americano con un piano di produzione di armi sul suo suolo e la mobilitazione di un contingente del paese slavo sul teatro del conflitto». Un’ipotesi che metterebbe definitivamente la parola fine al dialogo Zelensky-Putin.

* Fonte: Yurii Colombo, il manifesto[1]

 

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