La Grecia blocca i profughi e chiude il confine con la Turchia

by Argiris Panagopoulos * | 29 Febbraio 2020 9:10

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ATENE. La Grecia ha chiuso in pratica i suoi confini con la Turchia alle prime luci dell’alba di ieri mattina, portando centinaia di poliziotti dalle regioni della Macedonia Centrale e Orientale e dalla Tracia, mentre nelle prossime ore e giorni si aspettando nuovi rinforzi di polizia ed esercito. E ora con difficoltà passano la frontiera anche le persone con documenti regolari.

«C’è una pressione sull’ingresso della persone nei confini a causa degli immigrati. Non chiudiamo le frontiere per far passare in modo legale le persone. I confini si sigillano, ma non si chiudono. Tuttavia faremo tutto il necessario per non far passare i clandestini», hanno riferito ieri mattina fonti del governo greco.

Il primo ministro greco Mitsotakis ha avuto un colloquio telefonico con Angela Merkel, dove ha esposto le iniziative che prenderà il suo governo sui profughi e sul Coronavirus. Il portavoce della cancelleria tedesca ha detto dopo il colloquio tra Mitsotakis e Merkel che la cancelliera avrà parlerà anche con Erdogan.

Mitsotakis ha parlato anche con altri leader europei per informarli del «sigillo» messo alle frontiere con la Turchia. Secondo le fonti greche Mitsotakis è in continuo collegamento con la Ue e la Nato. Perché la tensione tra Atene e Ankara si ripercuote nell’Alleanza atlantica.

Dopo aver tentato invano di occupare nei giorni scorsi con forze speciali di polizia le isole di Lesbos, Chios e Samos per costruire hot spot, vale a dire carceri per i profughi e gli immigranti in mezzo al niente, Mitsotakis ha scritto su Twitter: «Un numero significativo di profughi e immigrati si è concentrato in grandi gruppi nei confini terrestri della Grecia con la Turchia e ha tentato di entrare illegalmente nel paese. Voglio essere chiaro: non tollereremo ingressi illegali. Stiamo aumentando la sicurezza nei confini. La Grecia non ha alcuna responsabilità per i fatti tragici in Siria e non subirà le conseguenze delle decisioni prese da altri. Ho informato l’Unione europea per questa situazione».

Le foto di soldati turchi che accompagnano profughi e immigrati per passare la frontiera e le notizie che la tv in turca inciterebbe i profughi e gli immigrati a passare le frontiere, anche di quelle con la Bulgaria, hanno aumentato il nervosismo sia ad Atene che a Sofia, che ha a sua volta mobilitato circa mille soldati al confine con la Turchia.

Il capo dello stato maggiore greco Floros e il ministro della Protezione civile Chrisoxoidis sono arrivati ieri mattina nella regione di Evros al confine greco-turco, mentre il ministro della Marina mercantile Plakiotakis e il comandante della Guardia costiera Kliaris sono andati prima a Lesbos e dopo a Chios e Samos. Con l’obiettivo di mobilitate la polizia, l’esercito, la Guardia Costiera e la Marina militare per aumentare i controlli lungo il fiume Evros e il mar Egeo: i profughi non devono passare.

Solo nel posto di frontiera di Kastanies i poliziotti in poche ore erano centinaia e l’esercito aveva già iniziato a presidiare mettendo filo spinato lungo le frontiere. Pattuglie comuni di poliziotti e soldati controllano ora tutti i passi frontalieri.

A Lesbos, dove sono arrivate piccole imbarcazioni di profughi, la Guardia costiera si è rafforzata con cinque navi e 70 uomini; nell’Egeo Orientale solo la Guardia costiera ha mobilitato finora 50 navi e 1.300 uomini. In zona ci sono anche 12 navi Frontex.

«La situazione è critica, una volta confermate queste informazioni, La Grecia deve chiedere la convocazione di un Consiglio europeo straordinario, per gestire la nuova situazione a livello europeo» ha detto il portavoce di Syriza ed ex ministro Charitsis.

«In sostanza, se sono vere le cose venute alla luce, stiamo parlando della cancellazione della Dichiarazione comune tra Ue e la Turchia, che riguarda in primis i rifugiati dalla Siria. Politicamente è importante che la Grecia metta la questione a livello europeo», ha continuato Charitsis.

«Le minacce della Turchia per l’apertura dei confini e la moltiplicazione dei flussi migratori e dei profughi portano alla fine della Dichiarazione comune Ue-Turchia. Il governo deve proteggere con efficacia i confini e di sbloccare (da profughi e immigrati, ndr) le isole. L’Europa deve assume urgentemente le sue responsabilità», ha scritto nel suo comunicato il Movimento Kinal, l’ex Pasok.

* Fonte: Argiris Panagopoulos, il manifesto[1]

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