Covid-19. RSA, su 601 controllate 104 sono irregolari

Covid-19. RSA, su 601 controllate 104 sono irregolari

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La vita nelle residenze assistite ai tempi del coronavirus è sotto la lente ormai da diverse settimane, con inquietanti quantità di storie drammatiche che affiorano più o meno in ogni angolo del paese. Nella giornata di ieri i carabinieri del Nas hanno fotografato con precisione la situazione reale, diffondendo i dettagli delle operazioni effettuate dall’inizio dell’epidemia in poi: 601 strutture controllate tra rsa, centri di lungodegenza e case di riposo, con 104 situazioni di irregolarità riscontrate, 61 persone denunciate e 157 sanzionate.

Se si prende in considerazione il lavoro svolto dal Nas dall’inizio dell’anno – quindi anche prima dell’arrivo ufficiale della pandemia – i controlli sono stati 918, con 183 irregolarità.

Numeri enormi, come d’altra parte è spaventosa la situazione generale all’interno di queste strutture: secondo l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, su 557 strutture contattate, i morti dal primo febbraio sono 2.859, di questi, 1.443 sono risultati positivi al covid-19 o avevano sintomi compatibili. E i numeri sono in tutto e per tutto parziali, visto che tre strutture su quattro non hanno risposto ai questionari dell’Iss.

Oltre al conclamato disastro della Lombardia (934 morti con Covid o sintomi influenzali), in Emilia Romagna si registrano 176 decessi, in Veneto 125, in Toscana 101.

Nel Lazio, dove i deceduti positivi o sospetti sono 17, si segnala la storia di Fondi: a febbraio 40 anziani partecipano alla festa di carnevale del centro dove sono ospiti e a distanza di pochi giorni risultano poi tutti positivi al virus. A Civitavecchia, la rsa Madonna del Rosario su 55 ospiti ha contato 42 contagi e 14 morti, un dato che ha portato la regione guidata da Nicola Zingaretti a trasformare la struttura in un reparto dedicato esclusivamente ai casi di coronavirus.

I carabinieri, nelle ultime settimane, hanno poi scoperchiato diverse situazioni paradossali: a Reggio Calabria è venuta fuori una clinica priva di autorizzazioni ed è stata chiusa, a Campobasso addirittura un alloggio abusivo per persone non autosufficienti con patologie psichiatriche, a Cosenza, in una rsa dove erano stati segnalati diversi casi positivi, si è scoperto che l’ordinanza regionale impediva il turno over dei quattro operatori rimasti e rendeva sostanzialmente impossibile lavorare in maniera accettabile.

A Udine un centro con ventuno anziani tutti positivi è stato evacuato, a Roma le strutture chiuse sono due, mentre a Torino un’operatrice socio sanitaria è stata denunciata per presunti maltrattamenti verso un utente. Un puzzle di situazioni tutte diverse eppure tutte simili tra loro: personale sottodimensionato o inadeguato, strutture non attrezzate, autorizzazioni mancanti.

L’effetto domino partito dalle indagini sul Pio Albergo Trivulzio di Milano, a cascata, sta coinvolgendo tante procure in Italia, in un tentativo enorme – benché sparpagliato e, per ora, non coordinato – di far luce non solo sulle eventuali responsabilità, ma anche sull’evoluzione del contagio nelle strutture dedicate agli anziani.

Nelle Marche le inchieste sono quattro: una a Pesaro (a Casa Aura ci sono stati 23 morti su 80 ospiti), una Fano, una ad Ancona e una a Macerata, dove sono stati già ipotizzati i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose per il moltiplicarsi dei casi in diverse strutture della provincia.

A L’Aquila si indaga sul caso del San Raffaele di Sulmona, con 40 positivi tra personale e utenti, e un paziente zero, una donna di Bergamo che, con i sintomi del coronavirus, è stata ricoverata a Chieti e lì è morta. Un fascicolo è stato aperto anche a Bari, per fare luce su quanto accaduto in quattro rsa del territorio. C’è fermento giudiziario anche in Piemonte, con indagini nascenti a Torino, Vercelli, Biella, Novara e Cuneo.

Oltre agli occhi puntati sulle strutture, però, gli investigatori stanno studiando anche le varie ordinanze regionali: in molti casi i governatori hanno chiesto alle aziende sanitarie di individuare case di riposo dove ospitare affetti da coronavirus. L’obiettivo di provvedimenti del genere era di decongestionare un po’ gli ospedali, ma il sospetto è che questi trasferimenti abbiano fatto nascere tanti focolai.

* Fonte: Mario Di Vito, il manifesto

 

Foto di truthseeker08 da Pixabay



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