Brasile. Un video-shock in cui Bolsonaro invoca il golpe

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Si racconta che Celso de Mello, decano del Supremo tribunale federale, sia rimasto sbigottito nell’assistere al video della riunione ministeriale del 22 aprile. Una sensazione che devono aver provato molti in Brasile, dopo il via libera alla divulgazione del video deciso venerdì dal decano nell’ambito dell’indagine aperta dal Stf per appurare le denunce dell’ex ministro Sergio Moro sulle presunte interferenze di Bolsonaro nei confronti della polizia federale.

Una bomba deflagrata il giorno stesso in cui il Brasile ha superato anche la Russia nella classifica dei paesi con il più alto numero di contagi, piazzandosi, con oltre 330mila casi (e più di 21mila decessi), direttamente alle spalle degli Stati uniti.

Che Bolsonaro fosse deciso a intervenire in difesa della sua famiglia era già emerso chiaramente dalle trascrizioni precedentemente pubblicate di alcune parti della riunione, laddove si lamenta di non ricevere «informazioni» dalla polizia federale e dall’intelligence militare: «Non aspetterò che si fottano tutta la mia famiglia solo perché non posso sostituire qualcuno della sicurezza. Certo che lo sostituisco! Se non posso farlo, sostituisco il capo! Non posso cambiare il capo? Sostituisco il ministro!».

Ma nel video della riunione, da cui sono state tagliate due piccole parti relative alla Cina (accusata di voler imporre il proprio dominio sul Brasile e di infiltrare nei ministeri agenti dei suoi servizi segreti), il presidente dice molto altro, parlando un po’ di tutto tranne che della salute dei brasiliani.

In particolare, oltre a lanciarsi nella difesa di un intervento dei militari nel paese, insiste sulla necessità che la popolazione si armi per impedire che venga imposta una dittatura: «Voglio tutti armati. Popolo armato non sarà mai schiavizzato».

Ma neppure i ministri sono da meno. Quello dell’educazione, Abraham Weintraub, definisce per esempio i giudici della Corte suprema come «mascalzoni» da spedire «in galera». La ministra della donna e della famiglia Damares Alves dice di voler chiedere «l’arresto di alcuni governatori» per le misure da loro applicate durante la quarantena.

Mentre il ministro dell’ambiente Ricardo Salles invita il governo, approfittando dell’esclusiva attenzione rivolta dalla stampa alla pandemia, ad approvare in tutta fretta «riforme di deregolamentazione e di semplificazione» in area ambientale. Della serie: sbrighiamoci a distruggere l’Amazzonia ora che sono tutti distratti.

Un video dirompente che farebbe cadere qualsiasi governo ma che, è stato notato, è anche musica per le orecchie di quello zoccolo duro del bolsonarismo – una percentuale niente affatto trascurabile del 25-30% – a cui risultano sommamente graditi gli attacchi alle istituzioni, la rozzezza demagogica, l’estremismo di destra.

L’indagine, in ogni caso, va avanti e sarà lo stesso presidente a essere chiamato a deporre. Ma Celso de Mello ha fatto di più, sollecitando addirittura la confisca dei cellulari di Bolsonaro e di suo figlio Carlos. Suscitando non solo la furia del presidente per tale «oltraggio» – «mai e poi mai consegnerò il cellulare», ha detto – ma anche la minacciosa reazione del capo dell’Ufficio di sicurezza istituzionale Augusto Heleno, che ha avvisato che tale misura «potrà avere conseguenze imprevedibili per la stabilità nazionale».

Fuori di sé per la divulgazione del video, Bolsonaro non si è nemmeno reso conto di aver fatto un autogol, dichiarando che «amici della polizia a Rio de Janeiro» lo avevano aiutato a scoprire che qualcosa si stava «tramando» contro di lui.

* Fonte: Claudia Fanti, il manifesto

 

ph by Marcelo Camargo/Agência Brasil / CC BY 3.0 BR (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/br/deed.en)



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