Scuola: riapertura il 14 settembre, ma gli studenti troveranno 50mila nuovi precari

by redazione | 27 Giugno 2020 10:24

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Il governatore della Campania De Luca non ha votato l’intesa con il governo: “Non è stato definito l’organico dei docenti. Irresponsabile votare il 20 settembre”. Costanza Margiotta del movimento “Priorità alla scuola”: “Questi fondi non bastano, restano le ambiguità, quello che è stato dato ce lo siamo conquistato con la lotta. E non basta”

Dopo le sessanta manifestazioni in altrettante città organizzate dal movimento «Priorità alla scuola» il governo ieri si è accorto che i fondi europei del «Recovery fund» potrebbero contenere un «importante capitolo» dedicato all’istruzione. Lo ha detto ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso di una conferenza stampa con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina dopo l’approvazione delle linee guida sulla riapertura a settembre degli istituti da parte della Conferenza Stato-regioni. Non ha tuttavia specificato l’importo.

ALL’ESECUTIVO che si è accorto dell’esistenza di un problema legato all’istruzione nell’ultima settimana, dopo la chiusura degli »stati generali» a Villa Pamphilj e non prima, è possibile ricordare gli importi ipotizzati dal movimento: il 15% dei 172 miliardi di euro che dovrebbero arrivare dall’anno prossimo. Sono almeno 25 miliardi di euro, dagli asili all’università, in tre anni. A questi la rete romana «Apriti scuola» del movimento ha chiesto di aggiungere un investimento strutturale pari al 10% della spesa pubblica annua. Non più le «una tantum», ma una prospettiva strutturale per il prossimo decennio a recupero degli oltre 8,4 miliardi di euro tagliati – caso unico nei paesi Ocse – dal 2008 (governo Berlusconi) e mai più da allora rifinanziati. Insieme ai tagli a ricerca e università fanno oltre nove miliardi all’anno, da moltiplicare per 12. Sono oltre 100 miliardi da recuperare.

LA MINISTRA AZZOLINA ha sommato le una tantum messe insieme dal governo a partire dall’ultima legge di bilancio: 4,6 miliardi, comprensivo del miliardo last minute annunciato per convincere ieri le regioni a firmare le «linee guida». Considerato che il suo ex collega Fioramonti si è dimesso, in tempi pre-covid, perché non era riuscito ad arrivare nemmeno a tre, è una conquista. È noto infatti come, almeno dai tempi di Tremonti, al ministero dell’economia non sono molto affezionati all’idea per cui con la «cultura si mangia». Ora che a via XX settembre siede uno studioso di Togliatti come Roberto Gualtieri, e non un commercialista, è stato almeno possibile recuperare la metà del taglio effettuato, per un solo anno, dodici anni fa. Sono progressi, al microscopio. In realtà la «ripresa» a un livello perlomeno dignitoso è molto lungo.

I MOTIVI per festeggiare sono pochi, anche perché resta il precariato strutturale . È stato detto che la metà del miliardo estratto dal cilindro dovrebbe andare all’assunzione di docenti e personale Ata. Azzolina ha specificato: saranno «50 mila a tempo determinato». A questi si aggiungeranno gli altri che sostituiranno i 40 mila che andranno in pensione a settembre. E poi le «migliaia» (48 mila) che faranno un concorso in autunno. Non è stato risolto nulla. Queste cifre non vanno sommate perché rispondono a criteri ed esigenze diverse. A settembre il precariato scolastico resterà uguale. In compenso da luglio gli stipendi cresceranno tra 80 a 100 euro in più. Ma questo avverrà in tutto il lavoro dipendente nel pubblico e nel privato.

«MANTERREMO il metro di distanziamento, gli ingressi saranno scaglionati – ha aggiunto Azzolina – E abbiamo creato un software per sapere quanti metri quadrati abbiamo a disposizione. Sulla base di questi dati oggi possiamo dire che resta fuori un 15% degli studenti. Si possono fare lavori nelle scuole. Se non dovessero bastare abbiamo ripreso 3 mila edifici scolastici dismessi. Faremo scuola fuori dalla scuola, porteremo studenti in musei cinema teatri e parchi per respirare la cultura di cui hanno bisogno». «Flessibilità degli orari non significa doppi turni, né sdoppiare le classi» ha aggiunto Azzolina. Quanto alle «classi pollaio», il loro numero «diminuirà pian piano da settembre».

«UN MILIARDO non basta, ma è un primo passo verso risorse più congrue – commenta Costanza Margiotta di «Priorità alla scuola» – Hanno rivisto il metro quadrato nel metro tra una bocca all’altra. Riducono lo spazio di cui c’è bisogno, ecco perché parlano del 15% di spazi da cercare. Così hanno tagliato i fondi di cui pensavano di avere bisogno. Abbiamo dubbi che esista la copertura finanziaria. Sono necessari 5 miliardi aggiuntivi, non solo uno. La didattica on line diventa emergenziale, ma nessuno esplicita quando sarà dichiarata l’emergenza. Un caso Covid e si chiude tutta la scuola? Chi decide l’emergenza? C’è un grande vuoto: non c’è prevenzione sanitaria a scuola. Restano i patti territoriali e la presenza dei privati. Nelle nuove linee guida c’è ambiguità. Il bicchiere è mezzo vuoto, quello che è stato dato ce lo siamo conquistato con la lotta. Ma non basta. Noi restiamo in mobilitazione permanente».

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto[1]

 

ph by Priorità alla Scuola

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