Stati uniti. La Corte suprema boccia Trump: i Dreamers restano

by redazione | 19 Giugno 2020 8:52

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NEW YORK. La Corte suprema ha decretato che l’amministrazione Trump non può cancellare il Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca), il programma di protezione dei giovani immigrati arrivati negli Stati uniti illegalmente al seguito dei genitori, noti come Dreamers.

IL DACA HA PERMESSO a quasi 800mila giovani di rimanere negli Stati uniti ed evitare il rimpatrio in paesi che conoscono a malapena. La sentenza del tribunale è un duro colpo a una delle promesse centrali della campagna di Trump, che aveva ripetuto che da presidente avrebbe «immediatamente posto fine all’amnistia esecutiva illegale di Obama».

Trump ha più volte definito i Dreamers come un pericolo per gli Usa, anche se tutti i dati mostrano che in realtà sono una parte importante della forza lavoro specializzata statunitense. Gli operatori sanitari coinvolti nella risposta all’epidemia di Covid-19, hanno fatto affidamento su circa 27mila Dreamers, tra cui dentisti, farmacisti, assistenti medici, assistenti sanitari a domicilio, tecnici e quasi 200 studenti di medicina.

A questi si aggiungono altre decine di migliaia di impiegati nell’high tech, come ha sempre sottolineato la Silicon Valley. Tim Cook, ad di Apple, subito dopo la sentenza ha twittato: «I 478 Dreamer di Apple sono membri della nostra famiglia collettiva. Con creatività e passione, ci hanno reso l’azienda americana più forte e innovativa. Siamo lieti della decisione odierna e continueremo a combattere fino a quando le protezioni del Daca saranno permanenti».

LA SENTENZA, infatti, specifica che la richiesta di cancellare il Daca appare «capricciosa». «Non decidiamo se il Daca o la sua risoluzione siano politiche valide – ha scritto il giudice capo, John Roberts, il cui voto è stato decisivo per l’esito della sentenza – Ci pronunciamo solo riguardo l’ottemperanza dell’agenzia al requisito procedurale di fornire una spiegazione motivata per la sua azione».

A fine 2017 Trump aveva annunciato la chiusura del programma, fornendo come unica motivazione la convinzione che la creazione o il mantenimento del programma andasse oltre il potere legale di qualsiasi presidente.

QUESTA GIUSTIFICAZIONE fornita dal governo, ha scritto Roberts, è insufficiente. Ora l’amministrazione statunitense potrebbe riprovare a fornire altre ragioni per chiudere il programma, ma difficilmente ne troverà di adeguate. È la seconda volta in questa settimana in cui la Corte suprema delibera su un caso importante andando contro i desideri di Trump: solo lunedì il tribunale aveva stabilito che non si possono discriminare[1] i lavoratori in quanto gay e transgender.

Tutto questo non è certo piaciuto a The Donald che ha subito twittato rivolgendosi alla sua base e dicendo che il prossimo passo della Corte suprema, se non dovesse essere rieletto, sarà quello di cancellare il secondo emendamento che protegge il diritto di possedere un’arma.

COMMOZIONE E GIOIA, invece, nell’area democratica. Il capo della minoranza Dem al Senato, Chuck Schumer, ha ricevuto la notizia mentre era in aula e con la voce emozionata ha ripetuto più volte «wow»: «La Corte suprema… – ha detto Schumer – Chi avrebbe mai pensato che avrebbe preso così tante buone decisioni in una settimana?».

* Fonte: Marina Catucci, il manifesto[2]

 

ph By Pax Ahimsa Gethen – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62240189

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Endnotes:
  1. discriminare: https://ilmanifesto.it/corte-suprema-usa-lorientamento-sessuale-non-e-un-motivo-di-licenziamento/
  2. il manifesto: https://ilmanifesto.it/

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