Vaccino comune europeo: una pioggia di miliardi per le industrie del farmaco

Vaccino comune europeo: una pioggia di miliardi per le industrie del farmaco

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PARIGI. La Ue scende in campo nella battaglia mondiale per il vaccino contro il Covid e propone una strategia comune per accelerarne la scoperta, la fabbricazione e la diffusione, adottando un programma che si accomuna a un’assicurazione, per trasferire parte del rischio industriale sull’autorità pubblica. «È venuto il momento di unire scienza e solidarietà» ha affermato ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Per la commissaria alla Sanità, Stella Kyriakides, «nessuno è al riparo fino a quando tutti non sono al riparo». Ci dovrà essere un accesso «universale, equo e abbordabile» per il futuro vaccino. Bruxelles cerca di trarre gli insegnamenti della crisi del Covid, che ha visto all’inizio ogni paese membro agire per sé, nella più grande confusione, a volte in concorrenza con gli altri per accaparrarsi il materiale sanitario che mancava.

La strategia della Commissione mira anche a favorire un’autonoma strategica della Ue nel campo sanitario, dopo che il Covid ha messo in luce la dipendenza eccessiva soprattutto dalla Cina (e anche dall’India). La Cina ha utilizzato questa supremazia irritando gli europei, tra “diplomazia delle mascherine” e la tattica del “lupo combattente” degli ambasciatori in Europa.

La Ue, con l’Emergency Support Instrument, mette sul tavolo 2,7 miliardi di euro, cifra a cui potrà aggiungersi un contributo della Bei e che si affianca ai 9,8 miliardi di doni raccolti per la solidarietà mondiale (il 27 giugno ci sarà una conferenza dei donatori). La strategia vuole assicurare da un lato la produzione di vaccini nella Ue e così garantire l’approvvigionamento degli stati membri attraverso l’acquisto preventivo di dosi alla cieca, finanziando parte dei costi iniziali della ricerca e dall’altro permettere l’azione flessibilizzando il quadro regolamentare. La parola-chiave è “fretta”: per questo verranno accelerate delle deroghe alla regolamentazione, per esempio sugli Ogm, per togliere intralci a test clinici. A beneficiare dei finanziamenti saranno tutti i laboratori europei che danno garanzie di serietà e che hanno la capacità di sviluppare la produzione di vaccini.

La strategia proposta dalla Commissione arriva dopo che alcuni stati hanno già fatto delle prime mosse: la Germania è entrata al 23% nel capitale di Curevav, un laboratorio farmaceutico di Tübingen che Donald Trump aveva tentato di comprare; la Francia si è alleata con Sanofi, per nuovi investimenti nella ricerca, mentre la multinazionale investe 610 milioni in 5 anni aprendo nuovi siti; infine, quattro paesi Ue – Francia, Germania, Italia e Olanda (a cui dovrebbe unirsi Malta) – hanno concluso un’alleanza per assicurarsi 300-400 milioni di dosi, con un pre-acquisto da AstraZeneca, laboratorio britannico-svedese.

La Commissione ha cercato di mascherare l’irritazione che questa alleanza ha causato a Bruxelles, definendo l’alleanza a 4 «un importante passo avanti per un’azione congiunta». Il Belgio ha protestato: «Così facendo indeboliscono tutti» ha detto la ministra della Sanità Maggie De Block. Il commissario Margaritis Schinas ha cercato di riportare la calma: i due approcci «non sono incompatibili» ha affermato. Per il Ppe, principale gruppo politico al parlamento europeo, «potrebbero convergere».

* Fonte: Anna Maria Merlo, il manifesto



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