I dati del ministero della Salute: in 24 ore 19.644 contagi e 151 decessi

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Quota ventimila è ormai a un passo e se i contagi continueranno a crescere con il ritmo visto negli ultimi giorni non è escluso che possa essere toccata già oggi. Sono infatti 19.644 i contagi registrati ieri in Italia a fronte di 177.669 tamponi effettuati, quasi 500 precisi in più rispetto al giorno prima quando i contagi sono stati 19.143 frutto però di un numero di tamponi più elevato: 182.032. Cresce, purtroppo, anche il numero dei deceduti che ieri sono stati 151 contro i 91 di venerdì, il che fa salire a 37.210 il totale dei decessi. Sale infine anche il numero dei pazienti: quelli ricoverati con sintomi sono 11.287, con un incremento di 738 rispetto al giorno precedente, mentre sono 1.128 i malati in terapia intensiva (79 in più rispetto a venerdì). Il totale dei contagi dall’inizio dell’epidemia supera così la soglia dei 500 mila attestandosi a 504.509, mentre il tasso di positività è pari all’11,05%, il che significa che ogni 100 tamponi eseguiti 11 sono risultati positivi. Per quanti riguarda l’età media, infine, l’Istituto superiore di sanità segnala come quella dei pazienti deceduti e positivi sia di 80 anni , mentre quella dei positivi dopo essere scesa a 30 a metà agosto, è ora risalita a 53.

La pandemia continua dunque a correre e questo porta il governo a decretare un nuovo giro di vite nella tentativo quantomeno di arginarla. Del resto basta un’occhiata al bollettino quotidiano del ministero della salute per capire come la situazione resti pesante: ben otto regioni fanno infatti segnare più di mille contagi in nelle ultime ventiquattro ore. In cima alla classifica come sempre la Lombardia con quasi cinquemila casi (4.956) e 51 decessi con un incremento anche dei pazienti dei reparti Covid (+140). Seguono il Piemonte con 1.548 casi, Emilia Romagna con 1.180, Veneto con 1.729, Campania 1.718, Lazio con 1.687, Toscana con 1.526 e Liguria con 1.035. La Valle d’Aosta resta infine la regione con l’indice di trasmissibilità Rt più alto d’Italia e pari a 2,37.

Nonostante questi numeri, ieri Domenico Arcuri ha voluto tranquillizzare sulla situazione delle terapie intensive. «Al momento siamo al 13% di saturazione delle terapie intensive, la situazione on preoccupa», ha detto il commissario straordinario all’emergenza: «Sulle attrezzature tutte le regioni hanno mandato riscontro dotazione ventilatori, quasi altri 1.450 sono pronti a essere trasferiti ma valutiamo anche l’andamento delle curva epidemiologica. la produzione continua con al capacità di averne un migliaio al mese e con l’incremento che stanno avendo gli ingressi in terapia intensiva arriveremo alla soglia del 30% non in tempi brevissimi».
Se le terapie intensive no rappresentano un’emergenza, si moltiplicano però le situazioni di difficoltà in molti sodali. Solo due giorni fa nel suo bollettino settimanale l’Iss segnalava come «il progressivo peggioramento dell’epidemia di Sars-Cov 2 segnalato da dodici settimane…. si riflette in una carico di lavoro non più sostenibile sui servizi sanitari territoriali». Gli effetti si fanno vedere un po’ ovunque nelle regioni.

In Toscana il governatore Eugenio Giani ha firmato un’ordinanza che vieta le visite dei familiari ai degenti, eccezion fatta per le persone di particolare fragilità e comunque per pochi minuti. Preoccupa anche la situazione nelle Rsa. A 23 ospiti su 24 di una struttura del lucchese sono risultati positivi al Covid e con loro anche sei operatori. Per far fronte alla carenza di personale sanitario, infine, il Lazio ha deciso di richiamare in servizio i medici in pensione, mentre Lombardia e Sardegna hanno indetto dei bandi per reclutare medici da destinare alle strutture sanitarie delle due regioni

* Fonte: Leo Lancari, il manifesto

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay



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