La campagna per il reddito di base incondizionato: un milione di firme in Europa

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«Un’occasione per estendere in Italia il reddito di cittadinanza senza i vincoli che creano la trappola della precarietà»

Tra gli obiettivi del Recovery Fund non è contemplato, ma un reddito di base incondizionato rientra tra le politiche che dovrebbero garantire la coesione sociale ed economica nell’Unione Europea, uno dei pilastri del «piano» da 750 miliardi di euro a cui è stata delegata la speranza di creare una «resilienza» delle economie colpite dalla pandemia del Covid e adattare i mercati al capitalismo dei disastri.

C’è un motivo per questa assenza. Inteso sia come «diritto umano fondamentale», sia come riconoscimento del lavoro invisibile e gratuito che la nostra forza lavoro realizza anche sulle piattaforme digitali, il «reddito di base» mette in discussione le priorità di questo capitalismo e prospetta una trasformazione significativa della sua struttura basata sullo scambio tra un (non) lavoro sempre più precario e salari sempre più bassi e intermittenti. Una prospettiva, al momento, assente dalla scena politica tecnocratica, ma sostenuta da un ampio dibattito politico nella società in molti paesi anche europei.

In questo quadro l’iniziativa europea dei cittadini (Ice) che chiede alla Commissione Ue di istituire un reddito di base incondizionato nell’Unione Europea – cioè libero dallo scambio con il salario e come riconoscimento parziale del valore della facoltà della forza lavoro che produce tutti gli usi possibili di una vita – è un’occasione per inserire nel dibattito attuale sulla crisi pandemica un fondamentale principio di giustizia sociale.

L’obiettivo della campagna è ambizioso e realizzabile: entro il 25 settembre 2021 vanno raccolte un milione di firme in tutti i paesi membri dell’Unione Europea. A quel punto, entro tre mesi, la Commissione è obbligata a spiegare quale azione intende intraprendere e i motivi di un eventuale rifiuto. Certo, l’obbligo non è quello ad adottare una direttiva sul reddito, ma non si può escludere che la Commissione prosegua sulla strada della costruzione di un Welfare sovranazionale solo parzialmente abbozzato da interventi emergenziali come il piano «Sure» destinato a finanziare le casse integrazioni per Covid da 100 miliardi di euro. In prospettiva il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha parlato di un salario minimo europeo. Una campagna per il reddito di base potrebbe strutturare una politica dal basso e rispondere alla domanda generale: al netto delle aspettative palingenetiche legate al Recovery fund, cosa succederà a chi continuerà ad avere lavori intermittenti restando al di sotto della soglia di povertà?

Per ora in Italia siamo al 7% della quota firme richieste. Prime sono la Croazia con il 39%, la Grecia con il 15% e la Spagna con il 12%. Si può firmare sul sito bin-italia.org e su https://eci-ubi.eu/ dove c’è una raccolta fondi per assegnare in prova un reddito di base per un anno da 800 euro al mese.

«Se l’iniziativa andrà in porto, e la Commissione Ue si pronuncerà in questo senso, come mi auguro, potremmo avere un argomento in più per sostenere l’estensione della platea dell’attuale “reddito di cittadinanza” e una maggiore incondizionalità senza i vincoli che possono penalizzare le persone e vincolarle all’obbligo delle politiche attive del lavoro che spesso si trasformano in una trappola della precarietà. La nuova frontiera del welfare è il reddito di base incondizionato» sostiene Sandro Gobetti del Basic Income Network Italia (Bin)

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto



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