Caro Sindaco Sala, la sanità lombarda è tutta da rifare: ecco come

Caro Sindaco Sala, la sanità lombarda è tutta da rifare: ecco come

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Caro Sindaco,

ho letto su “la Repubblica” le sue critiche alla sanità lombarda. Ricordo lo sgomento che colse molti operatori sanitari, il 27 febbraio, nel vedere il video “Milano non si ferma” da lei postato sui suoi profili social. Un messaggio in contrasto con le indicazioni del mondo medico e con i comportamenti da adottare; messaggio che lasciò perplessi e confusi molti cittadini e che, mi pare, lei oggi riveda criticamente.

Nell’intervista lei coglie le enormi responsabilità della giunta Fontana e illustra alcune proposte, elaborate dal Pd lombardo, intervenendo quindi non solo come sindaco, ma come esponente di spicco di quell’area politica.
Concordo, “La sanità lombarda è tutta da rifare”, lo ripetiamo in tanti e da molti mesi ed è importante che anche il Pd sia giunto a questa conclusione.

Non c’è tempo da perdere.

1. Commissariare la sanità lombarda. Se la Lombardia fosse una nazione, come proponeva Bossi, oggi saremmo al primo posto nel mondo, per numero dei decessi da Coronavirus in rapporto alla popolazione 200/100.000 abitanti. Gli oltre ventimila decessi in Lombardia sono un tragico primato al quale ha contribuito una gestione scellerata della regione. Oltre 97.000 cittadine/i hanno chiesto da mesi al governo di Commissariare la Sanità lombarda (https://www.change.org/p/commissariarelalombardia-va-fatto-ora) per evitare che tragedia continui ad aggiungersi a tragedia. Dal governo non è arrivata alcuna risposta.

2. Non prorogare la legge 23/15 che governa la sanità regionale. Entro il 31 dicembre il governo deve decidere se confermare la legge approvata dalla giunta Maroni e autorizzata in via sperimentale per cinque anni, durante i quali : i posti letto negli ospedali pubblici sono stati ridotti, mentre sono aumentati negli ospedali privati; è stato tagliato il personale nei servizi di prevenzione, igiene ambientale e sanità pubblica, sono stati cancellati i distretti, la percentuale di anziani che possono usufruire dell’assistenza domiciliare è tra le più basse d’Italia, i consultori e i servizi di salute mentale sono in numero molto inferiore a quello stabilito, le liste di attesa hanno tempi infiniti. La legge 23 va cancellata e la sanità lombarda deve rientrare nel quadro normativo indicato dalla Costituzione e dalla l. 833/78: un Servizio Sanitario universale, nazionale e accessibile a tutti.

3. Cancellare il numero chiuso a medicina, ampliare i posti nelle specialità (quest’anno sono ben 9301 i neolaureati che non hanno potuto accedervi), rivedere il percorso formativo dei medici di medicina generale iniziando dall’adeguamento della retribuzione.

A livello regionale le chiedo di impegnarsi per:

4. Cancellare il dominio incontrastato che la sanità privata attualmente esercita nella nostra regione: le strutture private accreditate ricevono, in alcuni settori, il 40% della spesa corrente gestita dalla Regione e scelgono di accreditarsi unicamente nei settori della medicina maggiormente remunerativi, stanno realizzando guadagni immensi speculando sulla pandemia: tamponi, test sierologici e ”pacchetti Covid” a 450 euro. I Livelli Essenziali di Assistenza devono essere garantiti dalla sanità pubblica, un’eventuale Agenzia per il governo della sanità deve (non può) essere pubblica; devono essere cancellate le delibere sui malati cronici che, attraverso l’istituzione del “gestore”, hanno l’obiettivo di consegnare al privato la cura di oltre tre milioni di cittadini.

5. Rafforzare la medicina territoriale: vanno reintrodotti i distretti, istituite le case della salute” con uno sportello per tutte le attività sociali e sanitarie per la presa in carico del paziente con percorsi di cura individualizzati. Va favorita la collaborazione tra i medici di famiglia con le risorse in gran parte inutilizzate; vanno potenziati i servizi specialistici e l’assistenza domiciliare riducendo la necessità di ricovero degli anziani nelle RSA e favorendo lo sviluppo di strutture più piccole, integrate nel territorio.

6. Partecipazione democratica. Concordo con un coinvolgimento dei sindaci e delle istituzioni locali, ma è necessario prevedere forme di partecipazione a cominciare da coloro che sono direttamente coinvolti nelle attività dei servizi territoriali: consultori, cps ecc.

7. Le nomine dei direttori generali devono essere sottratte alla lottizzazione politica; l’abbattimento delle liste d’attesa e il loro rientro nei tempi istituzionalmente previsti, deve essere uno dei principali criteri per valutarne l’operato, insieme alla verifica degli obiettivi di miglioramento della salute collettiva misurabili con strumenti epidemiologici.
Auspicando una sua risposta, cordiali saluti,

 

* Responsabile scientifico “Osservatorio Coronavirus”, direttivo Medicina Democratica –

Fonte: il manifesto

 



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