Il governo Conte vuole spendere sei miliardi in armi, nonostante la pandemia

by Mario Pierro * | 8 Dicembre 2020 12:17

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Armi, cacciabombardieri, fregate, caccia-torpedinieri, carri armati, blindo, missili, sommergibili. È quanto il governo intende acquistare stanziando sei miliardi di euro nella prossima legge di bilancio. «Siamo in guerra» è stato detto anche in Italia. Tutti hanno pensato che la metafora fosse stata impropriamente usata per il contenimento del Covid che ha già fatto oltre 60 mila vittime nel 2020 e che le «armi» – per estendere la pessima e inappropriata metafora – fossero quelle dell’investimento nella sanità. Ciò che invece emerge dalle bozze del manovra in discussione in parlamento è che invece la «guerra» e le «armi» sono quelle militari. Lo stanziamento è stato definito «inaccettabile» dal Rapporto Sbilanciamoci! 2021 per uscire dall’emergenza Covid-19 che ieri ha presentato 111 proposte alternative in una «contro-finanziaria». Sbilanciamoci! propone di diminuire in modo netto le spese militari, con un risparmio di 5 miliardi sulla base di quattro misure: la riduzione delle forze armate a 150 mila unità (1 miliardo); il taglio dei fondi per l’acquisizione di nuovi sistemi d’arma (2,8 miliardi); stop all’acquisto dell’ultima tranche di cacciabombardieri F-35 (500 milioni); il ritiro delle truppe dalle missioni militari all’estero con chiara proiezione armata in conflitti (700 milioni).

Una parte delle risorse così risparmiate potrebbe finanziare le politiche di pace e cooperazione internazionale o le politiche sociali. «“La sfida oggi è un’altra: quella alla pandemia, quella affrontata quotidianamente negli ospedali che non hanno abbastanza posti di terapia intensiva o medici ed infermieri a sufficienza – sostiene Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci! – Quella per un’istruzione di qualità per tutti, mentre invece più di 10 mila scuole hanno strutture che cadono a pezzi e non rispettano le normative di sicurezza».

Nella contro-manovra di quasi 36 miliardi di euro sono descritti anche i criteri principali che dovrebbe seguire la riforma fiscale annunciata dal governo: riduzione delle tasse per i due scaglioni più bassi di reddito, una rimodulazione dell’Irpef che riduca di un punto le aliquote sui redditi fino a 28 mila euro e introduca due nuovi scaglioni con un’aliquota del 55% per i redditi tra 100 mila e 300 mila euro e un’aliquota del 60% per quelli superiori a 300 mila euro. Ciò porterebbe a maggiori entrate per 2,1 miliardi. Anche le rendite finanziarie andrebbero assoggettate all’Irpef attraverso l’adozione di una «patrimoniale straordinaria» basata sulla riduzione della franchigia per la tassa di successione con aliquote crescenti rispetto alla ricchezza ereditata. Questo potrebbe portare nelle casse dello Stato quasi 10 miliardi di entrate in più. Sbilanciamoci! prevede anche una «vera tassa» sulle transazioni finanziarie su tutte le azioni e derivati e, nel caso azionario, su tutte le singole operazioni: da qui arriverebbero 3,7 miliardi. Previsto un piano per il contrasto dell’evasione e elusione fiscale e il rafforzamento dell’attuale Web Tax. La maggioranza delle risorse ricavate dal programma fiscale, 6,5 miliardi, andrebbe investita negli enti locali.

L’anno scorso, in occasione della precedente manovra, si è molto parlato della progressiva cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi che ammontano a quasi 20 miliardi l’anno. Sbilianciamoci! Ricorda al governo, impegnato nell’attuazione del piano per il «Recovery Fund/Next generation EU» la strada perduta. Entro il 2025 questa somma potrebbe essere trasformata in sussidi ambientalmente favorevoli con un’entrata di 4 miliardi nel 2021.
Sul versante delle migrazioni e dell’asilo, per far fronte alla carenza di personale medico-sanitario legata al Covid-19, la proposta è di rispettare la normativa in deroga del decreto Cura Italia per l’assunzione di personale straniero, insieme alla chiusura delle »navi quarantena« e alla garanzia dell’accesso dei cittadini stranieri a tutti i servizi sanitari ordinari e straordinari anti-Covid. Tra le altre misure la rete di associazioni chiede inoltre la chiusura dei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) entro la fine del 2021

* Fonte: Mario Pierro, il manifesto[1]

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