Diseguaglianze. Per i poveri il conto della crisi durerà dieci anni

by Roberto Ciccarelli * | 26 Gennaio 2021 10:25

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Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International: «Potremmo assistere ad un aumento esponenziale delle disuguaglianze, come mai prima d’ora. Una distanza tanto profonda tra ricchi e poveri da rivelarsi più letale del virus stesso»

Gli infermieri chiamati «eroi» perché rischiano la propria salute curando i malati Covid nelle corsie di ospedale dovranno lavorare 127 anni per guadagnare quanto uno dei 36 miliardari italiani la cui ricchezza è aumentata di oltre 45,7 miliardi di euro da quando è stato dichiarato il lockdown totale nel marzo 2020. La proporzione è stata stabilita da Oxfam nel rapporto «Il virus della disuguaglianza» pubblicato in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos.

PER I «SUPER RICCHI», un migliaio di persone nel mondo, la recessione non solo è già finita dopo nove mesi, ma è diventata un’occasione di guadagno. Lo dimostra il fondatore di Amazon Jeff Bezos che ha superato i 180 miliardi di dollari in patrimonio personale. I 78,2 miliardi guadagnati nella crisi basterebbero per dare 105 mila dollari a ciascuno dei suoi dipendenti, ha scritto l’ex segretario Usa al lavoro Robert Reich. I 104 miliardi di dollari di profitti realizzati da 32 multinazionali avrebbero potuto garantire l’ indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori e reddito di base per bambini e anziani nei paesi a basso e medio reddito. Per tutti coloro che sono costretti a lavorare per vivere ci vorranno oltre 10 anni per tornare al modesto livello di reddito precedente alla crisi attuale provocata dalle decisioni prese per mitigare l’impatto del Sars Cov 2. I lavoratori e i lavoratori poveri, già colpiti dall’onda lunga della crisi del 2007-8 dovranno cioè affrontare le conseguenze prodotte dodici anni dopo dalla crisi prodotta dall’agribusiness che ha trasformato il mondo in una fattoria globale e ha prodotto e diffuso il virus, ha messo in ginocchio il capitalismo e ha mostrato la sua iniquità e inadeguatezza.

SFRUTTAMENTO, razzismo e oppressione sociale stanno potenziando all’inverosimile le diseguaglianze. Il sondaggio realizzato da Oxfam tra 295 economisti in 79 paesi, tra cui Jeffrey Sachs, Jayati Ghosh e Gabriel Zucman, conferma un significativo aumento delle disparità nel reddito, nelle tutele, nella salute, nell’istruzione, nel diritto all’abitare. Senza un ribaltamento dei rapporti di forza entro il 2030 oltre mezzo miliardo di persone in più vivranno in povertà, con un reddito inferiore a 5,50 dollari al giorno, sostiene la Banca Mondiale. «Potremmo assistere ad un aumento esponenziale delle disuguaglianze, come mai prima d’ora. Una distanza tanto profonda tra ricchi e poveri da rivelarsi più letale del virus stesso» sostiene Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International.

SONO LE DONNE ad avere subito i danni maggiori dalla crisi, perché impiegate nei settori più duramente colpiti dalla pandemia: le professioni sanitarie e i lavori sociali e di cura. La pandemia uccide in modo disuguale anche a seconda delle etnie. Negli Stati Uniti 22 mila cittadini afro-americani e latino-americani sarebbero ancora vivi se il loro tasso di mortalità fosse stato uguale a quello dei bianchi.

IL FOCUS «DISUGUITALIA», diffuso ieri da Oxfam, permette di capire quanto inadeguata sia stata la strategia dei bonus temporanei e occasionali scelti anche dal governo italiano uscente per rallentare gli effetti della crisi, senza però creare le premesse di riforme strutturali universalistiche ispirate alla giustizia sociale. Dieci milioni di italiani più poveri non hanno risparmi sufficienti (sotto i 400 euro ) per sopravvivere senza un lavoro precario. La Banca d’Italia ha dimostrato come il cosiddetto «reddito di cittadinanza», l’estensione della Cig e blocco licenziamenti, misure estemporanee come il «reddito di emergenza» abbiano contenuto la catastrofe senza fermarla. È in corso un crollo dei redditi, a partire dal lavoro autonomo al quale è stato riservato un simbolico ammortizzatore sociale chiamato «Iscro» inadeguato. La valanga temuta con la fine del blocco dei licenziamenti è già reale tra le partite Iva povere, i precari con contratti a termine non rinnovati, intermittenti e poveri nell’economia sommersa. Sono i conti che saranno fatti pagare a questa e alla prossima generazione.

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto[1]

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