Il Venezuela si appella all’OMS: «criminale uso geopolitico del vaccino»

by Claudia Fanti * | 5 Gennaio 2021 18:36

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Nella guerra che Stati uniti ed Europa stanno combattendo contro il popolo venezuelano, si tratta forse del crimine più indecente: il rifiuto dei governi di Inghilterra, Portogallo, Spagna e Usa di sbloccare i fondi del Venezuela custoditi nelle loro banche per consentire al governo l’acquisto dei vaccini anti-Covid.

A DENUNCIARLO è stato il presidente Maduro, sollecitando al riguardo un intervento del segretario generale dell’Onu António Guterres e dell’Organizzazione mondiale della sanità. «Abbiamo chiesto che ci restituiscano quel denaro per comprare i vaccini attraverso l’Oms, ma hanno detto di no», ha spiegato il presidente del Venezuela, dove la pandemia è stata finora tenuta sotto controllo con successo (con circa 114mila contagi e poco più di mille morti), grazie a un sistema di gestione denominato «7 + 7»: una settimana di quarantena seguita da una di riapertura. Un meccanismo accompagnato dal pagamento da parte dello Stato dei salari dei lavoratori del settore pubblico e delle piccole e medie imprese e da diversi bonus per i lavoratori informali.

A FAVORE DELLO SBLOCCO dei fondi venezuelani all’estero si è pronunciato anche il Gruppo di Puebla, costituito dai rappresentanti del progressismo iberoamericano, da Lula a Correa, da Lugo a Zapatero: «La storia ci giudicherà. Non garantire che il vaccino arrivi quanto prima a tutti i cittadini del mondo e in particolare ai venezuelani, considerando le circostanze che il paese attraversa, è più che inammissibile; è crudele e disumano». E sull’«uso geopolitico e mercantilista che si fa dei vaccini» ha posto l’accento anche Maduro, il quale ha pure denunciato il tentativo di «imporre i vaccini occidentali, avviando campagne contro quelli di Russia, Cina e Cuba», dallo Sputnik V al Coronavac, fino ai cubani Soberana 1 e Soberana 2. Ed è proprio a partire da questi ultimi, già in fase di sperimentazione clinica, che Maduro ha proposto la creazione da parte di Cuba e Venezuela di una banca di vaccini contro il Covid destinata a rispondere alle necessità di tutti i Paesi dell’Alba, l’Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América.

INTANTO, PERÒ, è con la Russia che il Venezuela, malgrado l’embargo e le sanzioni, ha firmato un contratto per l’acquisto di 10 milioni di dosi dello Sputnik V per il primo trimestre, prevedendo di arrivare a 25 milioni entro l’anno. Dosi che saranno somministrate gratuitamente a tutti, a partire dal personale sanitario e dalle fasce più a rischio, compresi gli immigrati di qualunque paese.

«Non faremo come il sanguinario terrorista Iván Duque», ha affermato Maduro, in riferimento alla decisione del presidente colombiano di negare l’accesso al vaccino ai tanti venezuelani non in regola con la legge sull’immigrazione, ossia più della metà dei quasi 2 milioni di immigrati venezuelani in Colombia.
UNA DECISIONE CONSIDERATA da Maduro criminale e xenofoba, ma aspramente contestata anche dall’opposizione colombiana: non solo, ha dichiarato l’ex ministro della Salute Alejandro Gaviria, si tratta di «una pessima idea dal punto di vista epidemiologico», ma è anche e soprattutto una «proposta non etica», escludendo i più vulnerabili e discriminando «in modo quasi minaccioso un gruppo di persone a causa della loro nazionalità e del loro status migratorio».

* Fonte: Claudia Fanti, il manifesto[1]

 

Imagem de fernando zhiminaicela por Pixabay

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