La Corte europea Diritti Umani: «Liberate subito Navalnyi», ma Mosca respinge

by Emiliano Squillante * | 19 Febbraio 2021 10:05

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La vicenda Navalnyj continua a generare tensioni nei rapporti tra Ue-Russia, dopo che il 16 febbraio la Corte europea per i diritti dell’uomo ha deciso di invitare Mosca a rilasciare l’oppositore, per cui è stata disposta la commutazione della sospensione della pena per il caso Yves Rocher in tre anni e mezzo di detenzione – di cui due anni e otto mesi da trascorrere in colonia penale. La richiesta, confermata anche dalla difesa di Navalnyj, ha portato rapidamente alla dura reazione delle autorità russe: ad esprimersi – oltre al ministro della Giustizia Konstantin Chuichenko che ha definito le richieste «irricevibili» – anche la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, che ha parlato di conseguenze «catastrofiche». Non meno aspro il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che ha parlato di un «tentativo inaccettabile di interferire negli affari interni della Russia: una decisione illegittima che è fonte di preoccupazione».

Sulla questione è intervenuto anche l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, che ha ribadito in un tweet il suo invito a rilasciare Navalnyj, ricordando che l’oppositore «dovrebbe essere rilasciato immediatamente» e auspicando che la Federazione «rispetti i suoi impegni internazionali in quanto firmataria della Convenzione europea dei diritti dell’uomo». Il capo della diplomazia comunitaria si è trovato recentemente nell’occhio del ciclone a seguito della sua visita a Mosca ad inizio mese, durante la quale ha discusso il caso Navalnyj con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Sono stati infatti 81 i deputati europei che, al suo rientro, hanno sottoscritto una lettera dell’eurodeputato estone Riho Terras (esponente del Partito popolare europeo), in cui si chiede alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di intervenire per chiederne le dimissioni. Secondo Terras, l’Alto rappresentante avrebbe «provocato gravi danni alla reputazione dell’Ue e alla dignità del suo ufficio». Lo stesso Borrell, scrivendo sul suo blog, aveva confermato l’esito negativo della visita condannando l’espulsione di tre diplomatici europei – un polacco, un tedesco e uno svedese – dalla Russia annunciata durante la sua conferenza stampa con Lavrov.

Le tensioni sul fronte diplomatico sono poi proseguite con reazioni analoghe da parte di Berlino, Varsavia e Stoccolma, e anche ieri dopo che Mosca ha annunciato l’espulsione di un diplomatico dell’ambasciata estone, dopo un’analoga decisione delle autorità di Tallinn. Proseguono nel frattempo i procedimenti penali ai danni dei sostenitori di Navalnyj, che domani è atteso in tribunale per due udienze: l’esame del ricorso contro la sospensione della pena nel caso Yves Rocher e il proseguimento del processo per diffamazione. Anche il fratello di Navalnyj, Oleg, resterà agli arresti domiciliari per aver violato le norme sanitarie durante le manifestazioni del 23 gennaio scorso, secondo quanto disposto ieri dal tribunale della città di Mosca.

* Fonte: Emiliano Squillante, il manifesto[1]

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