Gaza. La Striscia ferita e distrutta aspetta il copione dell’ennesima ricostruzione

Gaza. La Striscia ferita e distrutta aspetta il copione dell’ennesima ricostruzione

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Gerusalemme. «Saranno state poco dopo le 23, eravamo tutti a casa, mia moglie, io e i nostri sette figli. All’improvviso si è scatenato l’inferno. Nel giro di una trentina di secondi nella nostra zona sono cadute bombe sganciate dagli aerei israeliani. Ho contato una trentina di esplosioni. In casa c’è stato il panico». Sami Abu Omar non la dimenticherà quella notte, all’inizio di questa settimana nella sua abitazione a Bani Suheila (Khan Yunis), nel sud della Striscia di Gaza. Vicedirettore del «Centro di scambio culturale italo-palestinese ‘Vittorio Arrigoni’», Abu Omar è un nome noto per chi nel nostro paese segue le vicende di Gaza. Nel 2014, lui e la sua famiglia provarono la stessa paura. La fascia orientale della Striscia, dove si trova Bani Suheila, durante l’offensiva Margine Protettivo, fu martellata per giorni dalle forze armate israeliane. E lo stesso è accaduto per «Guardiano delle mura», così come Israele ha chiamato la campagna di raid aerei cominciata il 10 maggio dopo il lancio di razzi da parte di Hamas. «E come sette anni fa» ci dice «anche stavolta la mia casa è stata danneggiata dalle esplosioni. Ho dovuto rifare le finestre e devo ancora riparare il tetto. E nessuno mi risarcirà. Nel 2014 i periti dell’Unrwa (Onu) fecero i rilievi e promisero un risarcimento che non è mai arrivato. Non mi lamento, qui intorno ci sono famiglie che hanno perduto tutto, che non hanno più una casa».

Esagera Sami Abu Omar dicendosi «fortunato». Non c’è fortuna in ciò che lui e la sua famiglia hanno vissuto. Ma senza dubbio il numero delle case distrutte o danneggiate dai raid aerei è molto elevato. Anche a causa del tipo di bombe a penetrazione e ad alto potenziale sganciate dall’aviazione israeliana. Sono stati presi di mira edifici residenziali, commerciali e governativi alla presunta ricerca di siti in cui Hamas avrebbe nascosto i suoi posti di comando e i depositi di razzi e munizioni. A Gaza, ben nota per la sua alta densità e con le abitazioni l’una accanto all’altra senza soluzione di continuità, abbattere un palazzo significa danneggiarne altri 20 o 30 intorno.

Le autorità di Gaza stimano in circa 2.000 le abitazioni distrutte dai bombardamenti e in 15.000 quelle danneggiate. Decine di fabbriche e officine sono state colpite, assieme a quattro moschee. Numeri simili sono riferiti anche dall’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari (Ocha) che parla di migliaia di alloggi distrutti o danneggiati: 1.042 erano in 258 edifici rasi al suolo, altri 14.538 hanno subito danni di varia gravità. Occorrerà inoltre disinnescare una quantità enorme di ordigni. Il capo della polizia di Gaza, Mahmoud Salah, calcola in circa 300 le bombe e i missili rimasti inesplosi. La loro presenza spesso rende inaccessibili ai proprietari tante abitazioni rimaste intatte o danneggiate solo leggermente. Il ministero dell’edilizia parla di danni per 150 milioni di dollari ma è solo una prima stima. Chi ha perso del tutto la propria abitazione, assicura il governo di Hamas, avrà 2.000 dollari. Chi ha subito danni ma può ancora vivere nel proprio appartamento riceverà 1.000 dollari. In tutto 330 famiglie avranno al più presto gli indennizzi finanziati, a quanto pare, dal Qatar.

Le Nazioni Unite lanciano anche l’allarme per le 800mila persone che non hanno accesso all’acqua pulita poiché quasi il 50% della rete idrica è stata danneggiata nei recenti combattimenti. Danneggiati anche 53 istituti scolastici, sei ospedali e 11 centri di medicina di base. Dalle macerie continuano ad essere estratti corpi di persone disperse e il bilancio totale delle vittime continua a salire. Sono 248 i palestinesi uccisi durante gli 11 giorni di attacchi aerei israeliani. Tra questi 66 bambini e ragazzi e 39 donne, 1948 i feriti. Israele sostiene che sarebbero quasi tutti «terroristi» di Hamas e di altre fazioni armate. Le Nazioni Unite invece ripetono che più della metà delle vittime erano civili. Gli oltre 4000 razzi lanciati da Gaza hanno ucciso 12 persone in Israele, tra cui un bambino, un adolescente, un soldato, un indiano e due thailandesi. E hanno provocato danni a decine di case delle cittadine adiacenti alla Striscia e nel sud del paese.

Gli aiuti umanitari finalmente entrano nella Striscia, dal valico di Kerem Shalom. Diversi convogli hanno raggiunto Gaza city. L’Unicef ha consegnato ieri 18 container di generi di prima necessità destinati in modo particolare ai 50.000 bambini che, assieme ai genitori, sono dovuti fuggire dalle loro abitazioni a causa dei bombardamenti. Intanto è riapparso in pubblico per la prima volta dal 10 maggio Yahya Sinwar, il leader di Hamas a Gaza, per far visita alla famiglia di Bassem Issa, un comandante del braccio armato del movimento ucciso da un raid aereo.

* Fonte: Michele Giorgio, il manifesto



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