Ecocidio. Dopo il naufragio del cargo in Sri Lanka arriva la marea nera

by Luca Martinelli * | 4 Giugno 2021 9:39

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«Questo è probabilmente il peggior caso di inquinamento delle spiagge della nostra storia». Le parole di Dharshani Lahandapura, la funzionaria che guida l’Agenzia per la protezione marina dello Sri Lanka, non hanno fatto breccia in Europa.

ANCHE IN ITALIA ci abbiamo messo quasi due settimane per capire e guardare al disastro in corso nell’Oceano indiano, a poche miglia nautiche dalla costa cingalese, tra le città di Colombo (già capitale del Paese) e Negombo: il 20 maggio è scoppiato un incendio a bordo di una nave portacontainer registrata a Singapore, la X-Press Pearl, che ha continuato a bruciare per 13 giogni. A fuoco spento, ieri – 3 giugno – è infine affondata.

Nel frattempo, durante l’incendio, sono finiti in mare miliardi di granuli di plastica, plastica grezza, pellet che possono essere usati come materia prima per stampare tutti gli imballaggi in plastica e che usiamo ogni giorno. Tra i 1.486 container di merce stoccata a bordo, infatti, ce n’erano anche 28 pieni di plastica.

«Con le informazioni a disposizione fino al momento, questo può essere descritto come il peggior disastro cui abbia assistito nella mia vita» ha detto sempre Dharshani Lahandapura. L’Agenzia, secondo quanto riportato dal quotidiano inglese Guardian, ha detto che sono fuoriuscite in mare le sostanze presenti nel carico (25 tonnellate di acido nitrico, usato nel settore della lavorazione artistica di oro, argento e platino e per il recupero e il riciclaggio di parti elettroniche, altri prodotti chimici e cosmetici) e che queste hanno già contaminato l’acqua, causando probabilmente danni ecologici alle barriere coralline, alle lagune e alle mangrovie che potrebbero richiedere decenni per essere riparati.

Uno strato di pellicola verde ricopre l’oceano intorno alla nave, mentre miliardi di granuli di microplastiche hanno contaminato anche le zone di pesca, uccidendo pesci, uccelli e tartarughe e costringendo il governo a vietare la pesca lungo un tratto di costa di 80 chilometri.

MIGLIAIA DI SOLDATI sono stati inviati a tentare di rimuovere i granuli dalle spiagge. Lo Sri Lanka cercherà un risarcimento per l’incidente. L’imbarcazione, lunga 186 metri, ha preso mentre fuoco mentre era ancorata a largo della sua destinazione, il porto della ex capitale cingalese Colombo, e proveniva dalla città indiana di Hazira. Con l’affondamento della nave, che è stato confermato nella giornata del 3 giugno da un comunicato dell’Autorità portuale del Paese («La poppa della nave si trova adagiata sul fondale marino, a una profondità di circa 21 metri»), emerge un altro rischio, quello della marea nera: a bordo della X-Press Pearl ci sono anche 278 tonnellate di carburante e 50 di gasolio.

Lo Sri Lanka ha così chiesto aiuto all’India, già impegnata nello spegnimento dell’incendio, per affrontare un’eventuale sversamento di petrolio. «Guardando il modo in cui la nave è bruciata, l’opinione degli esperti è che il petrolio a bordo potrebbe essersi esaurito, ma ci stiamo preparando per lo scenario peggiore», ha spiegato Nirmal Silva, funzionario con ruoli direttivi dell’Autorità portuale. Onde di due metri, pioggia e forte vento hanno impedito ai soccorritori di salire a bordo per valutare se la nave potesse essere rimessa a galla e spostata più al largo, ha aggiunto Silva, spiegando che in alternativa il cargo potrebbe spezzarsi in due in acque relativamente poco profonde.

Anche se le autorità informano che non sono state osservate perdite nelle ultime 36 ore, macchie di petrolio sono state avvistate nei pressi delle spiagge di Negombo. L’imbarcazione aveva quattro mesi, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters. È di proprietà di X-PRESS Feeders, che si presenta come «il vettore più grande e geograficamente più diversificato del mondo», con uffici a Singapore, Dubai, Amburgo, Londra, Barcellona e Panama.

L’8 giugno è la Giornata mondiale degli Oceani delle Nazioni Unite. In Sri Lanka oggi (4 giugno) inizia il «World Oceans Day Summit – Sri Lanka», promosso da organizzazioni non governative come Pearl Protectors in collaborazione con l’Agenzia per la protezione marina dello Sri Lanka. Pearl Protectors nel maggio del 2021 ha pubblicato un rapporto sui peggiori disastri marini del Paese a partire dal 1994, contandone 20. Lo Sri Lanka, al centro dell’Oceano indiano, è un hub per la logistica e il porto di Colombo è in continua espansione. Secondo l’autore, Sachithma Edirisinghe, «la necessità di un efficace sistema di monitoraggio delle navi che entrano ed escono dalle acque dello Sri Lanka sembra vitale considerando la grande densità di navi e la quantità di commercio marittimo che passa attraverso le nostre acque».

* Fonte: Luca Martinelli, il manifesto[1]

 

 

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