Tempesta «Bernd», Germania devastata dall’alluvione, oltre 45 le vittime
Crisi climatica. Oltre 70 i dispersi, colpita la parte Ovest del paese, decine le città investite. Per i Verdi è «l’effetto diretto del cambiamento climatico»
BERLINO. Almeno 45 morti, oltre 70 dispersi, un centinaio di feriti e migliaia di sfollati in fuga dalle zone alluvionate, con esercito, vigili del fuoco e Croce Rossa mobilitati proprio come in guerra. La maxi-tempesta «Bernd» che ha investito l’Ovest della Germania è certamente una «gigantesca catastrofe» come sottolinea il governo Merkel, eppure rappresenta tutt’altro che uno straordinario disastro naturale.
«IL DEVASTANTE EVENTO meteorologico che ha colpito il Paese è l’effetto diretto del cambiamento climatico. Mi auguro che d’ora in poi ora sia chiaro a tutti che l’aumento della temperatura globale non è un problema del futuro ma è già presente oggi, qui, fra di noi» denuncia Katrin Göring-Eckardt, capogruppo dei Verdi al Bundestag.
Un messaggio all’attenzione soprattutto del governatore del Nordreno-Vestfalia, Armin Laschet (candidato cancelliere della Cdu alle elezioni del 26 settembre) che ieri è apparso in tv con gli stivali immersi nell’acqua nel devastato comune di Altena, promettendo ai residenti il «pronto ritorno alla normalità». Dichiarazione di circostanza attesa e più che doverosa per il premier del Land più martoriato insieme alla Renania-Palatinato.
Peccato, però, che la «normalità» certificata ormai dall’intera comunità scientifica corrisponda proprio alla causa dell’apocalisse climatica che questa settimana ha investito Coblenza, Colonia, Bonn, Solingen, Wuppertal, Acquisgrana e altre decine di città tedesche.
Esattamente per effetto dell’ordinarietà del «meteo impazzito» sono collassati prima gli argini dei fiumi e poi le abitazioni dalle rive del Reno fino alla Vestfalia. Mentre a Leverkusen ieri notte le autorità hanno dovuto evacuare d’urgenza i 468 pazienti dell’ospedale locale a causa del black-out che aveva privato dell’energia oltre 200 mila cittadini.
«ABBIAMO SALVATO le persone che si erano arrampicate sui tetti, continuiamo a cercare i dispersi con gli elicotteri, ma non abbiamo ancora idea di quante possano essere davvero le vittime» è il riassunto tra lo sconforto e l’impotenza del portavoce della polizia di Colonia. Un pò come la premier Spd della Renania-Palatinato, Malu Dreyer, che ieri ha continuato a ripetere come un mantra l’appello ai concittadini intrappolati nelle case: «Stiamo facendo di tutto per salvarvi!».
A preoccupare più delle altre rimane soprattutto la drammatica situazione nella città di Hagen dove, come riportano testualmente gli agenti, «i residenti sono disperati dopo che l’acqua ha completamente allagato le loro abitazioni». Fa il paio con il centinaio di richiedenti-asilo costretti a fuggire dal centro di accoglienza di Erkrath vicino a Düsseldorf e con i sei edifici che la tempesta ha letteralmente raso al suolo nel comune di Schuld.
IN PARALLELO RIMBALZANO sui media le immagini lunari delle aree distrutte dalle frane, oltre allo straripamento del bacino di una diga nel distretto di Oberberg che ha provocato lo sfollamento di oltre mille residenti. Ma ieri la piena aveva raggiunto anche la gigantesca miniera a cielo aperto della società Rwe a Inden interrompendo l’estrazione della lignite. Sul tavolo del governo federale la lista dei comuni che hanno dichiarato ufficialmente lo stato di calamità si allunga di ora in ora; così alla cancelliera Angela Merkel non resta che promettere di «fare il possibile per superare questi giorni orrendi». Saranno invece tempi sempre peggiori, dato che gli effetti del cambiamento climatico minacciano di distruggere non solo vite umane e abitazioni ma anche più di uno dei 46 siti Unesco della Germania. Da Bonn Maria Böhmer, presidente della sezione tedesca dell’agenzia dell’Onu, ieri ha avvertito delle conseguenze irreversibili per niente imprevedibili.
«LA CRISI CLIMATICA è diventata uno dei maggiori rischi per il patrimonio dell’Umanità e potrebbe portare in tempi brevi a perderne alcuni per sempre». A meno di non correre rapidamente ai ripari che, però, nella condizione attuale sono impossibili da raggiungere senza rivoluzionare il paradigma ambientale.
«Undici tonnellate di CO2 è la quantità di gas serra emessa annualmente da ogni tedesco. Per raggiungere gli obiettivi degli accordi di Parigi dovrebbe essere ridotta fino a meno di una tonnellata. Anche se gran parte delle emissioni sono causate dalla fornitura di energia per le imprese, le abitazioni e la mobilità». Non lo dicono le associazioni ambientaliste bensì l’«Institut der deutschen Wirtschaft» di Colonia: il think-tank scientifico fondato dalla federazione degli industriali.
* Fonte: Sebastiano Canetta, il manifesto
Foto di LucyKaef da Pixabay
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