Bloccati nel Mediterraneo: «A bordo migranti feriti e disidratati. Serve subito un porto»

by Leo Lancari * | 6 Agosto 2021 8:56

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Mediterraneo . Disperate le condizioni degli 800 profughi su Ocean Viking e Sea Watch 3, tra i quali 190 minori. Silenzio del Viminale

 

Per i circa 800 migranti che a bordo delle navi Ocean Viking e Sea Watch 3 sono fermi da giorni nel Mediterraneo forse qualcosa comincia a muoversi. «Siamo pronti a coordinare il ricollocamento dei migranti su richiesta di uno Stato membro una volta che il porto di sbarco sarà stato assegnato», ha fatto sapere ieri un portavoce della Commissione europea, assicurando che Bruxelles «segue da vicino» la situazione ed è «in contatto on gli Stati».

E’ solo un primo passo e per di più non eccezionale, anche perché il portavoce ha fatto riferimento a una sola delle due navi interessate, la Ocean Viking a bordo della quale si trovano 553 persone (è chiaro però che se la situazione dovesse sbloccarsi riguarderebbe entrambe). Ma anche perché la richiesta alle istituzioni europee di attivarsi alla ricerca di un gruppo di Paesi «volenterosi» disposti ad accogliere quote di migranti dovrebbe venire dall’Italia, che però ancora non si decide a indicare alle navi delle due ong, la tedesca Sea Watch e la francese Sos Mediterranée, un porto verso il quale dirigere.

A ritardare la soluzione per una vicenda che dura ormai da quattro giorni (in passato l’indicazione di un porto sicuro è arrivata in tempi più brevi) ci sono sicuramente le continue pressioni della Lega sul premier Mario Draghi e in particolare sulla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese perché ponga un argine agli sbarchi di migranti, sebbene si stia parlando di circa 30 mila persone dall’inizio dell’anno, la maggior parte delle quali arrivate in Italia in maniera autonoma. Per questo mercoledì Lamorgese si è recata ancora una volta in Libia dove ha incontrato il premier Abdulhamid Dabaiba e il ministro dell’Interno Khales Mazen, ma anche parlato al telefono con la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson alla quale ha chiesto «un urgente cambio di marcia» dell’Europa «negli interventi sulla politica migratoria». Probabilmente si arriverà entro il mese a un vertice straordinario dei ministri dell’Interno nel quale la ministra spera di poter avviare un meccanismo per il ricollocamento dei migrati, mentre Lamorgese e Johansson si recheranno in Tunisia, altro bacino di provenienza dei migranti, una volta che si sarà insediato un nuovo governo.

Tutto ciò richiede però tempi lunghi, mentre invece sarebbe necessario organizzare quanto prima lo sbarco dei migranti. e condizioni nelle quali sono costretti a vivere a bordo delle due navi sono infatti sempre più difficili. Ieri dalla Ocean Viking sono state evacuate due donne per motivi di salute, trasferite a Lampedusa insieme a un bambino di otto anni da una motovedetta della Guardia costiera italiana, mentre sulla Sea Watch si chiede di trovare una soluzione almeno per i 70 minori che si trovano a bordo. «Abbiamo inviato una segnalazione al Tribunale di Catania per notificare la loro presenza a bordo, la maggior parte non accompagnati», ha fatto sapere ieri l’omonima ong.

Tutti gli altri restano in attesa, con le condizioni meteo in via di peggioramento. «Al omento non si intravede nessuna soluzione per il loro sbarco», diceva ancora eri sera Sos Mediterranée. Sulla nave della ong francese si trovano 553 migranti tra quali 119 minori, quattro donne incinte e una bambino di soli tre mesi. «Soffrono il caldo soffocante e hanno u urgente bisogno di sbarcare in un porto sicuro», racconta l’equipaggio. «Molti naufraghi erano già esausti quando sono stati salvati e sono tuttora in condizioni di estrema fragilità. Molti di loro riportano ustioni da carburante, mal di mare e dolori corporei. Alcuni sopravvissuti sono svenuti a causa del calore», dice Luisa Albera, coordinatrice della ricerca e del soccorso a bordo della nave.
Disperate anche le condizioni dei migranti che si trovano sulla Sea Watch 3: «Sono disidratati, feriti, traumatizzati», denunciano i volontari che li assistono.

* Fonte: Leo Lancari, il manifesto[1]

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