Regno unito. Purghe nel Labour, Ken Loach cacciato dal partito

Regno unito. Purghe nel Labour, Ken Loach cacciato dal partito

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Il regista dà la notizia in un tweet: «Non mi sono dissociato da quelli già espulsi». Già estromessi un migliaio di appartenenti a vari gruppi della sinistra “radicale” corbynista

LONDRA. Ken Loach è fuori dal Labour Party, espulso. Lo ha annunciato ieri lui stesso via Twitter. Lo cacciano perché ha espresso solidarietà ad altri gruppi della sinistra del partito, altrettanto epurati per via dell’esiziale questione dell’antisemitismo come per la loro affiliazione corbynista.

«Il quartier generale del Labour ha finalmente deciso che non sono adatto a fare il membro del partito laburista, giacché non mi sono dissociato da quelli già espulsi. Ebbene… sono orgoglioso di stare al fianco dei bravi amici e compagni vittimizzati dalla purga. La caccia alle streghe c’è eccome… Starmer e la sua cricca non guideranno mai un partito del popolo. Noi siamo tanti, loro pochi. Solidarietà». Questo il messaggio dell’ottantacinquenne regista inglese, subissato immediatamente da un profluvio di indignazione in sua difesa (per chi volesse cimentarsi, #IStandWithKenLoach).

IL COMITATO ESECUTIVO nazionale del partito (Nec) aveva appena (all’inizio di luglio) proscritto un migliaio di appartenenti a vari gruppi della sinistra “radicale” corbynista tra cui Resist, Labour Against the Withchhunt, e Labour In Exile Network: i primi due che protestano contro la strumentalizzazione politica delle accuse di antisemitismo, e il secondo che accoglie i molti, moltissimi che sono stati cacciati a loro volta o hanno stracciato la tessera nel disgusto per il brutale riflusso dopo la chimerica – ma non per questo non temutissima – era Corbyn. È stato bandito anche un gruppo giovanile marxista (!) denominato Socialist Appeeal, così come in parte bandito si può considerare lo stesso ex-leader Corbyn, da Loach ripetutamente difeso nel 2019, quando iniziarono le accuse di antisemitismo patente nei ranghi della sinistra Labour a lui associata.

Accuse poi culminate con la sospensione dell’ex-leader l’ottobre dell’anno scorso, dopo che aveva detto che il problema dell’antisemitismo nel partito laburista «era stato drammaticamente esagerato per ragioni politiche». Una commissione disciplinare del Nec aveva poi ritirato la sospensione ma questo ritiro è stato congelato da Starmer, che insiste a voler coprire la sua ectoplasmatica opposizione al partito conservatore – in sella ormai talmente da tanto tempo da poter cavalcare senza – con una febbrile e inveterata rappresaglia nei confronti della sinistra del suo partito, rea non solo di essere uscita dall’immondezzaio della storia ma di averne addirittura preso le redini per un beffardo tic della democrazia (le “primarie” d’ordinanza yankee che catapultarono Corbyn al vertice).

TUTTO REGOLARE, dunque. Colpire Loach serve non tanto a impedire a Corbyn di rialzarsi, quanto a impedire una qualsiasi futuro ritorno del socialismo nella normalizzazione Old New Labour targata Starmer. Il resto non conta per un partito ormai senza nemmeno un barile da raschiare, che sembra sapere cosa non vuole essere pur non sapendo cos’è. Perché nell’assoluto vuoto politico-pneumatico della leadership Starmer, gli unici gesti clamorosi sono stati quelli autoimmuni. Quelli, cioè, di un organismo politico che nemmeno troppo segretamente, e in misura tutt’altro che dissimile da altri suoi omologhi continentali, odia e attacca sé stesso e la propria storia, si vergogna del bastione sociale originario dei propri consensi e che dopo lo spavento Corbyn – che con tutti i suoi limiti è stato l’unico leader europeo a potersi chiamare socialista senza che quel predicato nominale inducesse spasmi gastrointestinali – si è messo nelle mani di un nessuno qualsiasi purché eseguisse il lavoro sporco della pulizia ideologica.

QUANTO AL LEGGENDARIO regista, di cui i lettori del manifesto sanno già tutto o quasi, era già stato puntualmente avviluppato nella mefitica e deliberata confusione di antisemitismo e antisionismo assieme ad altre figure di primo piano come lo stesso Corbyn, Bernie Sanders, Brian Eno, Roger Waters. Da mezzo secolo anatomopatologo senza eguali dei meccanismi di estrazione di surplus del capitale nella Gran Bretagna, descritti in decine e decine di pellicole pluripremiate immancabilmente in festival francoitalotedeschi (Il vento che accarezza l’erba, Io, Daniel Blake, Sorry We Missed You, ecc.) Loach era stato fatto oggetto di simili accuse già nel 2018, quando di 30 deputati Labour che avevano partecipato a una campagna contro l’antisemitismo denominata Enough is enough (quando è troppo è troppo) aveva detto che «sono loro che devono essere cacciati» e che le accuse di antisemitismo erano «esagerate o false».

Loach entrato nel partito all’inizio degli anni Sessanta, lo aveva abbandonato durante l’era Blair nei Novanta dopo trent’anni. Aveva poi ripreso la tessera nel 2015, con l’avvento alla leadership di Jeremy Corbyn.

* Fonte: Leonardo Clausi, il manifesto



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