Argentina. Governo alla corde, Kirchner attacca Fernández

Argentina. Governo alla corde, Kirchner attacca Fernández

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Argentina. Un’ondata di dimissioni di ministri e alti funzionari vicini alla vicepresidente, che pubblica una lettera in cui invoca una svolta in campo economico

 

La batosta del Frente de Todos alle primarie per le elezioni legislative del 12 settembre ha provocato un terremoto all’interno del governo di Alberto Fernández. Il dissenso interno nei confronti del presidente e della sua incapacità di leggere i problemi sociali si è tradotto in un’ondata di dimissioni di ministri e alti funzionari, tutti considerati vicini alla sua vice Cristina Kirchner. Ed è culminata con la lettera-bomba di quest’ultima, con la sua lettura ben poco conciliante dell’attuale situazione e il suo invito al presidente a onorare «la volontà popolare».

LA CRISI ERA COMINCIATA all’indomani della cocente sconfitta alle elezioni, con un telegramma inviato dal ministro dell’Interno Eduardo De Pedro, il quale metteva a disposizione il suo incarico evidenziando la «necessità di interpretare il verdetto delle urne». Un gesto che aveva creato un immediato effetto domino tra i principali esponenti governativi in quota Kirchner, suscitando il disappunto del presidente, che, come tutti, aveva letto nelle rinunce una forma di pressione nei suoi confronti per un massiccio rimpasto governativo. «Da me con le buone si ottiene tutto, con le pressioni no», aveva tuonato.
Finché giovedì Kirchner non ha rotto il silenzio pubblicando sul suo sito una lunga lettera «ai compatrioti», dal titolo «Come sempre… sinceramente», che ha fatto subito il pieno di visualizzazioni. In essa la vicepresidente, pur ribadendo il suo appoggio al ministro dell’Economia Martín Guzmán, insiste sulla necessità di una decisa svolta in campo economico, allo scopo di rispondere alle «conseguenze tragiche della pandemia». E, d’altro canto, reagendo all’accusa di voler sabotare il governo, smentisce qualsiasi possibilità di golpe interno: «Gli argentini e le argentine possono dormire sonni tranquilli, con me questo non potrà mai succedere».

NEL TESTO, Cristina Kirchner riferisce di aver messo ripetutamente in guardia Fernández – proposto da lei stessa nel 2019 come candidato presidenziale malgrado il suo profilo moderato e pragmatico – da una «politica di aggiustamento fiscale» che «stava pregiudicando l’attività economica e pertanto l’insieme della società», con scontate conseguenze sul piano elettorale.
Ma la risposta era stata sempre, scrive, «che mi sbagliavo e che, secondo i sondaggi, avremmo vinto “molto bene” le elezioni», racconta Kirchner, dicendosi tuttavia certa che il presidente saprà rilanciare il governo «con la stessa forza e convinzione con cui ha affrontato la pandemia».

È assai improbabile, secondo gli osservatori, che Fernández voglia rispondere alla lettera. Piuttosto, cercherà di uscire dall’angolo presentando, forse già oggi, la nuova compagine governativa – in linea, si dice, con quanto concordato con la sua vice nel loro colloquio di martedì scorso – e annunciando nuove e attese misure: l’aumento del salario minimo, un bonus a favore dei pensionati e il pagamento di un nuovo Ife (Ingreso Familiar de Emergencia) per i settori più colpiti dalla pandemia.

* Fonte: Claudia Fanti, il manifesto



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