Diritti digitali. «Sicurezza» come controllo, le tecnologie di sorveglianza in America Latina

Diritti digitali. «Sicurezza» come controllo, le tecnologie di sorveglianza in America Latina

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Intelligenze artificiali. Asia, Europa e Usa vendono i loro software a città, governi e forze di polizia

 

Nel 2019 ci furono già le prime avvisaglie. Il governatore Miguel Riquelme dello stato di Coahuila, uno dei 31stati messicani, parlava con toni cerimoniosi di un sistema di identificazione all’avanguardia: finalmente il territorio si sarebbe dotato di videocamere che permettevano il riconoscimento biometrico del volto. A fornirle, tappezzando uno stato con una densità di popolazione di 20 persone per chilometro quadrato – sull’onda del mantra «la sicurezza è necessaria per la stabilità» – la cinese Dahua Technology. La stessa che ha portato i sistemi di sorveglianza e identificazione all’aeroporto Ezeiza International in Argentina, e negli aeroporti brasiliani di San Paolo e Rio de Janeiro.

TECNOLOGIE create altrove, ma usate in America Latina. L’associazione Access Now, che difende e promuove i diritti digitali nel mondo, lo scrive nel suo ultimo report, sottolineando come la quasi totalità della tecnologia di controllo e sorveglianza presente in America Latina provenga da Asia (Israele, Cina, Giappone), Europa (Francia e Inghilterra) e Stati uniti.
Mentre il dibattito si concentra sulle big tech americane e sulla loro regolamentazione in Europa, scivola sottotraccia l’invasione di Hikvision, Dahua, IDEMIA, NEC, Cellebrite, Verint e Huawei (attraverso rivenditori) nell’emisfero opposto.
Esattamente come in Europa e negli Usa, i sistemi di riconoscimento facciale e biometrico in America Latina sono giustificati dall’esigenza di mantenere i cittadini «al sicuro». L’idea che avanza nelle città neoliberiste si differenzia in maniera netta dalla concezione di «sicurezza» come benessere della popolazione. All’interno di una politica securitaria, infatti, la sicurezza fa al contrario rima con controllo.

DA UN PUNTO DI VISTA pratico, il lavoro di Access Now è utile e interessante per due ragioni: da una parte, sapere il più possibile sulle tecnologie che vengono utilizzate a scopo di sorveglianza e controllo ci permette di capirne il possibile impatto; dall’altra, sapere chi ne sono i fornitori è decisivo per chiarirne gli scopi.
Secondo il report ad esempio, l’israeliana AnyVision fornisce tecnologia di riconoscimento facciale a fini di sicurezza pubblica alla Provincia di Còrdoba (Argentina) e lo ha fatto anche per la polizia dell’aeroporto del Paese. L’azienda, come scoperto in un’inchiesta pubblicata da Nbc nel marzo 2020, ha utilizzato la stessa tecnologia per identificare, monitorare e sorvegliare i movimenti dei Palestinesi in Cisgiordania. La ragione ufficiale era quella di prevenire attacchi terroristici attraverso l’uso di grandi quantità di dati. Un progetto totalmente oscuro e inaccessibile, Google Ayosh, che è valso ad AnyVision il premio come Top defense industry nel 2018. Il nickname utilizzato non è casuale: Ayosh si riferisce ai territori palestinesi occupati, Google al potenziale di ricerca del sistema. Questo progetto e l’uso dell’intelligenza artificiale che ne deriva, è esemplificativo di ciò che succede quando una tecnologia viene agita su chi è oppresso, minandone ancor di più la presenza e il movimento all’interno di un territorio.

Uno dei maggiori utilizzatori della tecnologia prodotta da Cellebrite a livello nazionale in Argentina è, poi, la Gendarmeria nazionale, che distribuisce i dispositivi anche a livello locale. Nel 2019, secondo il report di Access Now, la Gna ha firmato con un subappaltatore locale un contratto da mezzo milione di dollari statunitensi per acquistare una workstation adibita allo sblocco di smartphone di fascia alta. Il software, UFED 4PC, è utilizzato per permettere l’estrazione, la decodifica e l’analisi di dati presenti all’interno di un dispositivo.

LA PARTITA che giocano le cinesi Huawei, Dahua, ZTE e Hikvision in campo sudamericano è legata al loro basso costo, fondamentale per lo sviluppo di infrastrutture su larga scala da parte dei governi locali e per le operazioni di test delle aziende. Non solo videocamere, ma vere e proprie nuove progettazioni delle città in salsa “smart city”: in Argentina ZTE si è accordato con la provincia di Jujuy per creare “Jujuy seguro e Interconectado”, un piano di rinnovo cittadino per renderla «sicura come la Cina». E così, da una banca di Hong Kong vola verso una provincia argentina un prestito di più di 24 milioni di dollari americani.

IN ALTRI CASI, invece, i quattro colossi si garantiscono collaborazioni con i governi locali fornendo le loro tecnologie di controllo anche gratis: un esempio sono le videocamere dotate di riconoscimento facciale regalate al Messico per contenere la pandemia di Covid-19; ma anche i droni, i microfoni e le tecnologie biometriche donate al comune brasiliano di Mogi das Cruzes per monitorare lo svolgimento della celebrazione religiosa “Festa do Divino”. Nel frattempo, nessun governo locale in nessuno stato latinoamericano batte ciglio nei confronti di Hikvision né di Dahua. Eppure entrambe sono implicate nella persecuzione, sorveglianza e nella violazione dei diritti umani della minoranza uigura.
In casa gioca un player molto rilevante a livello internazionale, la francese IDEMIA. Solo negli Stati Uniti, esporta tecnologia biometrica ad agenzie governative (Fbi, Interpol) così come al dipartimento di polizia di New York e all’amministrazione statunitense che si occupa di sicurezza dei trasporti. Anche se non ci sono dirette correlazioni tra IDEMIA e i governi latinoamericani, gli attivisti di Access Now sostengono esistano collegamenti tra il massivo database nazionale argentino SIBIOS e l’utilizzo di prodotti Morpho. Dal 2017, infatti, il gruppo OT e Morpho si fondono per creare IDEMIA. Tra il 2014 e il 2015 il ministero della sicurezza nazionale argentino ha speso 7 milioni di dollari americani in contratti con la Morpho S.A. per dotarsi di tecnologie biometriche e costruire un database di impronte digitali che avrebbe poi popolato la base di SIBIOS.

IL RIVENDITORE dell’azienda francese in Argentina è IAFIS Argentina S.A. e, come emerge nel report, è la stessa che rifornisce anche di prodotti tecnologici marchiati Cellebrite. Da quanto sappiamo attraverso la pubblicità degli appalti, la polizia metropolitana di Buenos Aires utilizza Morpho sia per l’identificazione delle impronte digitali sia per il riconoscimento dei volti in città e all’interno dei mezzi pubblici.
La proposta di regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, pubblicata ad aprile 2021, comincia – seppur con molte criticità – a fornire un framework per l’uso e la sperimentazione delle Ia su territorio europeo. Nessuna traccia però di un controllo delle tecnologie create in casa ed esportate a fini di sorveglianza e controllo massivo all’estero, come per esempio in America Latina.

* Fonte: Laura Carrer, il manifesto

 



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