La realtà della scuola nel terzo anno della pandemia

La realtà della scuola nel terzo anno della pandemia

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 Domani si torna in classe in dieci regioni (altre otto in settimana) Oltre al Green pass: precariato, classi «pollaio», medicina scolastica. Restano vacanti altre 120 mila cattedre, nonostante le assunzioni. Nessuna misura strutturale e resta incontestata l’idea dell’istruzione come formazione aziendale

Dopo avere parlato per settimane di Green pass e obbligo di vaccino per i docenti e il personale scolastico già immunizzati per almeno il 93% (un record in Italia) la scuola da domani ricomincia in 10 regioni (in altre 8 nel corso della settimana, il resto la prossima) con i problemi strutturali di sempre ai quali si presta poca attenzione. La propaganda del governo (quello di Draghi non è diverso dai precedenti) non è riuscito a risolvere problemi come il precariato, la composizione delle classi cosiddette «pollaio» e il modello neoliberale della didattica intesa come formazione aziendale.

QUEST’ULTIMA RISULTA anzi potenziata dalla forbita retorica del governo impegnato a investire 1,5 miliardi del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) solo negli istituti tecnici superiori (Its). Questioni di estrema rilevanza per l’intera società come questi restano governati da parametri che sembrano intoccabili o da automatismi che finiscono per complicare all’inverosimile una matassa di problemi già ingarbugliati. E anche sull’obbligo del Green pass e i vaccini, argomenti sui quali il governo ha voluto impartire una lezione esemplare prospettando la sospensione dallo stipendio per chi non è vaccinato, ci sono polemiche a non finire che rendono l’inizio del nuovo anno molto più simile a una guerra di trincea, o almeno così sembra dalla consueta comunicazione mediatica angosciosa e disfunzionale in un paese pensato per essere polarizzato su questioni che riguardano una certa idea di libertà individuale isolata dal suo rapporto con l’uguaglianza e la giustizia sociale. Giunti al terzo anno scolastico di pandemia la realtà non coincide con gli annunci di concorsi e investimenti.

CAPITOLO PRECARIATO. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha celebrato l’aumento delle assunzioni tra i docenti già precari che lavorano da anni in aula come un successo. Quest’anno saranno 59 mila insegnanti, l’anno scorso erano stati 19 mila, «quindi sono tre volte tanto» ha commentato. Vero, ma i posti vacanti disponibili sono ancora 120 mila. Dall’Unione europea si chiede di rispettare una direttiva che impone di stabilizzare chi ha lavorato nella scuola per tre anni consecutivi negli ultimi cinque. Potrebbe arrivare una richiesta di assumere in ruolo almeno 70 mila precari entro un anno, richiesta da non sottovalutare dal momento che le risorse del Pnrr sono state legate ad una serie di adempimenti normativi come accade nella logica della politica pensata come un management per obiettivi.

CLASSI SOVRAFFOLLATE. Nel primo anno delle superiori le classi con oltre 26 studenti sono state complessivamente 3.652, pari al 14,8% su 24.613 prime classi esistenti si legge in un dossier curato da Tuttoscuola. Nelle scuole di ogni ordine e grado sono oltre 13 mila in cui studiano quasi 400 mila studenti. In fondo sono una percentuale modesta sul totale. Ragione sufficiente che renderebbe possibile una soluzione, pur complessa, ma comunque realizzabile in tempi straordinari. Nemmeno una pandemia mondiale ha spinto a cercare una soluzione significativa nonostante i tanti annunci degli ultimi due governi. Dato che non sarà più obbligatorio il metro di distanziamento in classe, con le quarantene in caso di positività al virus diminuite da 10 a 7 giorni, si tornerà a parlare del problema.

TAMPONI E GREEN PASS. L’ultimo decreto del governo ha esteso l’obbligo di green pass anche al personale esterno della scuola e dell’università e ai lavoratori delle Rsa. I controlli spettano ai dirigenti scolastici e nel caso di personale esterno alle scuole, ai rispettivi datori di lavoro. Chi è senza il green pass sarà punito con una sanzione che va da 400 a mille euro. Tutta la campagna che è stata imbastita su questi punti ha aggirato l’esigenza della creazione di una vera medicina scolastica, necessaria anche per il tracciamento del Covid, limitandola a una sperimentazione dei test salivari a 55 mila alunni (su 4 milioni 200 mila) ogni 15 giorni. La prevenzione è stata affidata alle norme che prevedono finestre aperte tutto l’anno come se l’autunno e l’inverno fossero uguali da Bolzano a Palermo e, in mancanza di meglio, ai «sistemi di aerazione» che le singole scuole dovrebbero avere, forse, installato. Senza spazi maggiori e tracciamenti non invasivi strutturali, e con il Green Pass che non è sinonimo esclusivo di garanzia per la sicurezza della salute a scuola, non sarà facile insegnare e studiare in presenza. Su questo l’Anief ha dichiarato uno sciopero domani. E continuano le polemiche sulla gratuità dei tamponi.

CAPITOLO MASCHERINE. Tra improvvisazioni e parodie le mascherine, almeno per ora, andranno indossate e si potranno togliere solo alla mensa e in palestra; saranno fornite dalle scuole come lo scorso anno. La proposta del ministro Bianchi e contenuta nel decreto del 6 agosto di toglierle se tutti vaccinati per ora è slittata. Com’era evidente già nei giorni scorsi è stato un ballon d’essai, una notizia diffusa dal ministro prematuramente per saggiare le reazioni dell’opinione pubblica e irritarla con un altro diversivo. Per rendere reale un simile annuncio servono linee guida che ancora non ci sono.

SUI TRASPORTI il ministro Enrico Giovannini ha assicurato che sono stati triplicati i finanziamenti. A Roma ci saranno 3500 corse in più. Sono 18 mesi che scorrono fiumi di inchiostri, e si moltiplicano annunci in particolare sui trasporti. Un altro ballon d’essai è stato lanciato, a questo proposito, quando si è arrivati a parlare di un ritorno dei controllori sui mezzi pubblici in funzione di controllo del Green Pass. Si vedrà da domani come andrà nelle grandi città. E non solo.

CAPITOLO CONTAGI TRA GLI UNDER 12. In attesa che le autorità sanitarie chiariscano il modo in cui si dovrà procedere per quanto riguarda l’immunizzazione di questa fascia d’età, ieri il rapporto esteso sulla situazione epidemiologica in Italia diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità si è soffermato su un problema importante: sembra infatti che, dati alla mano, tra gli under 12 ci sia stato un aumento della circolazione del Covid. L’anno scorso, in mancanza di un qualsiasi monitoraggio ma solo in presenza di stime e scenari, si è scatenata una campagna che ha portato i governi a chiudere le scuole e a usare la didattica a distanza con gli ormai noti effetti sul benessere delle persone e sulla capacità di apprendimento degli studenti. Oggi con una maggiore conoscenza del fenomeno non è escluso che si possa arrivare a ripetere quanto già visto. La vaccinazione tra gli studenti adolescenti sembra procedere di buona lena. Tra i 16 e i 19enni risultano vaccinati tre su quattro con almeno una dose. In Lombardia si arriva all’80% dei ragazzi. Nella fascia tra i 12 e i 15enni uno su due ha ricevuto la prima dose con picchi del 60% sempre in Lombardia.

«IL GOVERNO ha derubricato a questione etica il diritto del lavoratore di prestare la propria opera senza oneri, a una questione di natura etica. Il risultato è che una vicenda tutto sommato marginale è stata trasformata nell’unica questione sul tavolo. Le scuole sono state lasciate sole» sostiene Francesco Sinopoli (Flc-Cgil).

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto



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