L’aumento delle bollette è colpa del gas, non della riconversione ecologica

L’aumento delle bollette è colpa del gas, non della riconversione ecologica

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Energia. Il vero problema dell’aumento delle bollette sta nel costo crescente di approvvigionamento delle materie prime, a partire dal gas fossile, causato dalla ripartenza dell’economia mondiale dopo le prime ondate della pandemia

Ci risiamo. Anche stavolta assistiamo allo stesso teatrino già visto in passato. Si esplicita un problema noto – in questo caso lo ha fatto il ministro Cingolani sui rincari della bolletta energetica – e parte un dibattito surreale in cui sul tavolo degli imputati viene messa la transizione ecologica.

Era già successo recentemente parlando del futuro del settore italiano dell’automotive all’interno della rivoluzione elettrica che sta investendo la mobilità mondiale. E la straordinaria opportunità di affrontare un problema ad oggi irrisolto – la crisi climatica – con investimenti in ricerca e innovazione, sviluppando tecnologie pulite che domani verranno vendute in tutto il mondo, diventa paradossalmente un guaio da scongiurare.

Ma davvero è la riconversione ecologica del Paese che sta facendo schizzare verso l’alto le bollette? Nulla di più falso. Il peso degli incentivi dati alla produzione di elettricità da rinnovabili sta scendendo: siamo arrivati a poco più di 11 miliardi di euro lo scorso anno, erano 14 fino a qualche anno fa. Sono sempre lì invece i costi impropri che sono stati caricati in bolletta: dai costi per lo smantellamento delle ex centrali nucleari agli incentivi alle industrie energivore, passando per i sussidi alle fonti fossili.

I costi relativi al sistema ETS di scambio delle quote di emissioni di anidride carbonica sono assolutamente minoritari. Lo ha detto anche il vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans che proprio ieri in plenaria del Parlamento ha ricordato che solo il 20% dell’aumento del costo dell’energia può essere attribuito ai prezzi della CO2.

Il vero problema dell’aumento delle bollette sta nel costo crescente di approvvigionamento delle materie prime, a partire dal gas fossile, causato dalla ripartenza dell’economia mondiale dopo le prime ondate della pandemia. Visto che il nostro Paese produce elettricità per oltre il 35% del totale da fonti rinnovabili e per oltre il 50% dal gas, se il costo di quest’ultimo diventa sempre più alto per la speculazione degli oligopoli di settore, la bolletta non può che aumentare.

Cosa si può fare? in fase di definizione della legge di bilancio si potrebbe ripulire subito la bolletta energetica dagli oneri impropri. L’altra cosa da fare è rendere più semplice la realizzazione degli impianti che producono elettricità dalle fonti pulite, a partire dal sole e dal vento, ad una velocità di installazione che dovrebbe decuplicarsi. Le timidezze del governo sulle semplificazioni necessarie non affrontate neanche nell’ultimo decreto, imputabili soprattutto al Ministero della Cultura, e sul necessario coinvolgimento dei territori con i fondamentali percorsi partecipativi non aiutano. Lo stesso vale per le Regioni che continuano a varare moratorie senza senso sui nuovi impianti a fonti pulite, mentre continuano a funzionare centrali che bruciano gas, carbone o gas sul loro territorio. Una parte della responsabilità è in capo anche ad una parte del mondo ambientalista che, continuando ad invocare la fine dell’era delle fossili, contrasta contemporaneamente l’installazione di impianti eolici a mare e a terra o fotovoltaici.

I “signori del gas”, molto attivi anche in Italia, continuano a distorcere la realtà, promuovendo campagne mediatiche piene di fake news. Sta a chi a cuore la salute del pianeta e di chi respira i veleni prodotti dalla combustione delle fossili, ripristinare la verità, aiutando concretamente la costruzione del modello energetico “fossil free” sul territorio. Altrimenti non ne verremo mai a capo.

* presidente nazionale di Legambiente

Fonte: Stefano Ciafani, il manifesto



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