I sindacati di base in sciopero contro il governo Draghi

I sindacati di base in sciopero contro il governo Draghi

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La mobilitazione. La convergenza di 15 organizzazioni su un’agenda alternativa al «Patto per l’Italia. Non solo green pass: diritti, salari, casa, scuola, contro il Jobs Act e licenziamenti. Gli operai della Gkn: “Non vedremo mai i compagni del sindacalismo di base come concorrenti nel tesseramento o peggio come avversari. Avrebbe dovuto o dovrebbe essere la Cgil a dichiarare lo sciopero generale di massa”

Il primo sciopero contro il governo Draghi organizzato da 15 sigle del sindacalismo di base ieri ha portato in piazza migliaia di persone tra Roma e Firenze, Torino, Milano, Napoli e Bologna e poi Palermo, Catania, Trieste, Cagliari, Padova. Per l’Unione sindacale dibatte (Usb) un milione di persone avrebbe scioperato , 100 mila sono scese in piazza. In una quarantina di città la non scontata convergenza di un arcipelago della conflittualità sociale di sinistra ha aderito a una piattaforma politica articolata orientata verso un percorso di «costruzione dell’opposizione sociale» è stato detto in un sit-in al ministero della funzione pubblica a Roma. Da Nord a sud Adl Cobas, Cib Unicobas, Clap, Confederazione Cobas, Cobas Sanità università e ricerca, Cobas Sardegna, Cub, Fuorimercato, Orsa, Sgb, Si Cobas, Sial Cobas, Stai Cobas, Usb, Usi Cit hanno cercato di riaprire il dibattito pubblico dominato dalla polarizzazione tra «Si/No Green pass», questione ben presente ai sindacati e criticata in tutti i cortei perché discriminatoria e incostituzionale. «È un mezzo per mettere i lavoratori uno contro l’altro, e non solo i lavoratori» è stato detto – Il governo non ha avuto il coraggio di mettere la vaccinazione obbligatoria». Il rischio è che «il 15 ottobre succederà un casino» per responsabilità del governo. Le spese per i tamponi dovrebbero essere messe «a carico delle aziende» come del resto sta accadendo in alcune imprese.

TRA LE RIVENDICAZIONI dei sindacati di base c’è il blocco dei licenziamenti previsti a fine mese e quello degli sfratti, la richiesta di una legge seria contro le delocalizzazioni a una politica contro gli aumenti delle tariffe su luce e gas e l’aumento dei salari tra i più bassi d’Europa. E poi una «garanzia per il reddito», salario minimo e il superamento del Jobs Act, tema messo alle spalle dalla politica che punta sulla «ripartenza» del precariato; investimenti strutturali nella scuola, diversamente da quanto dal «Piano di ripresa e resilienza» che ha una visione imprenditoriale. Una possibile «unità di azione», così l’ha definita Piero Bernocchi dei Cobas a piazza Santi Apostoli a Roma, è nata a fine giugno sull’onda dell’indignazione per la morte del sindacalista dei Si Cobas Adil Belakhdim travolto e ucciso da un camionista che ha forzato un picchetto alla Lidl di Biadrate. Cinque mesi dopo è diventata una risposta all’agenda Draghi basata su un grande centro in cui confluisce la politica e la concertazione delle parti sociali scelte dal governo per legittimare i contenuti del suo piano di «ripresa».

NELLE NOTE diramate nelle ore precedenti allo sciopero, e nel corso dei cortei, è stato condannato nettamente l’assalto fascista alla sede nazionale della Cgil a Roma di sabato scorso. I sindacati di base contestano il «monopolio della rappresentanza sindacale di Cgil Cisl e Uil» e il rilancio della «nuova concertazione» sul Pnnr scomparso dai radar del dibattito. «Fatevene una ragione: non vedremo mai i compagni del sindacalismo di base come concorrenti nel tesseramento o peggio come avversari» sostiene il comitato di fabbrica della Gkn. Gli operai di Campi Bisenzio sostengono che uno «sciopero generale di massa» avrebbe dovuto essere chiamato dalla Cgil, «la più grande organizzazione dei lavoratori». Tutta la politica oggi segue invece l’agenda Draghi e potrebbe chiudersi nel perimetro di un «patto», prefigurato dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Lo sciopero di ieri è stato inteso invece come un primo tentativo di rottura di una «pace sociale» in un paese inquieto e impoverito dopo 19 mesi di pandemia.

UN MIGLIAIO di lavoratori del Si Cobas ieri hanno bloccato il magazzino di Amazon a Castel San Giovanni (Piacenza) durante lo sciopero della logistica e dei trasporti. A Napoli all’astensione di 24 ore dal lavoro hanno aderito il 44,98% dei dipendenti di superficie dell’Anm. L’Alitalia ha cancellato 200 voli. Polemiche dei candidati sindaci a Torino su un lancio di uova di alcuni manifestanti contro il municipio, sul fatto che un’immagine di Draghi è stata bruciata e per un cartello «Landini sai che dispiacere…» affisso all’inferriata della statua del Conte Verde. A Padova lo striscione di apertura del corteo ha rivendicato la convergenza tra lotte operaie e ambientaliste: «Non c’è giustizia climatica senza giustizia sociale».

* Fonte: Roberto Ciccarelli, il manifesto



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