Migranti. Prete in sciopero della fame, Calais «calpesta la dignità umana»

Migranti. Prete in sciopero della fame, Calais «calpesta la dignità umana»

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Francia. Prosegue da 24 giorni lo sciopero della fame di un prete del Secours Catholique e di due militanti associativi che protestano contro i ripetuti sgomberi dei migranti dai loro ripari di fortuna

 

A Calais è di nuovo piena crisi sui migranti. Nella chiesa Saint-Pierre, tre persone, un prete del Secours Catholique e due militanti associativi, sono in sciopero della fame dall’11 ottobre.

Protestano contro le ripetute distruzioni delle tende e delle baracche di fortuna in cui si riparano i migranti e perché il governo non intende concedere la “tregua invernale”, che in Francia protegge nei mesi freddi dalle espulsioni abitative. La Commissione consultiva dei diritti umani ha valutato che ci siano stati più di mille smantellamenti di ripari di fortuna negli ultimi tempi, e denuncia una situazione di «non rispetto della dignità umana».

Secondo Le Monde, il 2 novembre, 800 persone hanno tentato di attraversare la Manica, 300 sono state soccorse in mare dai gendarmi francesi. Sono soprattutto siriani e afghani, che cercano di raggiungere famiglia o amici. Ma la Gran Bretagna non li vuole e, stando agli accordi del Touquet del 2003, sono i francesi a blindare la frontiera sul lato sud della Manica, in cambio di qualche decina di milioni di euro.

Il governo francese ha nominato un mediatore, Didier Leschi, prefetto e direttore dell’Ufficio francese per la migrazione e l’integrazione. Leschi ha proposto che gli interventi per sloggiare i migranti vengano annunciati con anticipo, che vengano lasciati 45 minuti alle persone per raccogliere i pochi averi, che venga creato a Calais un centro per ospitare temporaneamente gli espulsi, che poi verranno trasferiti lontano dal porto del dipartimento degli Hauts-de-France. Ma i migranti nel passato hanno più volte rifiutato di salire sugli autobus, vogliono restare a Calais per poter tentare la sorte e passare in Gran Bretagna.

La sindaca di Calais, Natacha Bouchart (Les Républicains, destra), rifiuta categoricamente l’apertura del centro temporaneo di accoglienza: «È fuori questione», rischia di «ricreare la situazione della giungla», la tendopoli smantellata nel 2016. Allora, c’erano state fino a 10mila persone sotto ripari di fortuna, nei boschi dietro Calais, in attesa di trovare un passeur e sperare di poter attraversare la Manica.

Oggi, a Calais e dintorni si trovano tra le 500 e le 1.500 persone, la zona è blindata: sono state costruite barriere per impedire che i migranti si avvicino ai camion con destinazione la Gran Bretagna e l’area del tunnel sotto la Manica è un vero bunker, con controlli digitali, umani e canini.

Emmanuel Macron vorrebbe riuscire a concludere un accordo sulla migrazione nella Ue durante la presidenza francese semestrale del Consiglio europeo, che inizia il 1° gennaio. Il presidente francese propone un trattato Ue-Africa, nella speranza di mettere fine all’immigrazione clandestina, in cambio dell’apertura di arrivi programmati. Ma la Brexit complica le cose a Calais, perché qualunque decisione prenderà la Ue, la Gran Bretagna non sarà tenuta a rispettarla.

* Fonte: Anna Maria Merlo, il manifesto

 



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