OMS, si aprono i negoziati per un nuovo trattato sulle pandemie

OMS, si aprono i negoziati per un nuovo trattato sulle pandemie

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Covid-21. L’iniziativa lanciata dall’Ue è appoggiata da 114 stati. Non ci sono Cina e Russia

 

Si è aperta ieri a Ginevra l’assemblea generale dell’Oms. L’assemblea, che si concluderà domani, di norma si riunisce a maggio. Ma questa è una sessione straordinaria convocata per discutere un tema di particolare rilevanza: l’avvio dei negoziati verso un trattato internazionale sulle pandemie, che vincoli gli stati a strategie comuni nella prevenzione e nella risposta a minacce come quella rappresentata dal Covid-19.

La proposta era stata avanzata nella scorsa primavera da un gruppo di paesi capitanato dall’Ue e solo nelle ultime ore un nutrito numero di Stati ha deciso di appoggiarla. Ora sono 114 gli stati favorevoli a avviare i negoziati e tra le ultime adesioni ci sarebbero anche quelle pesanti di Usa e Giappone. Tra gli assenti, invece, spiccano i nomi dei principali oppositori al trattato, Cina e Russia.

La necessità di un trattato internazionale sulla pandemia nasce dalla constatazione che le attuali regole non sono bastate a garantire un coordinamento tra gli Stati nel rispondere al coronavirus. «Il perdurante disordine provocato dal Covid dimostra che il mondo ha bisogno di un accordo internazionale per stabilire regole condivise per la capacità di risposta alle pandemie» ha detto nei giorni scorsi il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Il mondo ha già firmato trattati per gestire altre minacce. Gli Stati sapranno accordarsi sulla necessità di un patto vincolante sulla minaccia pandemica».

Il trattato supererebbe le regole attuali fissate nell’International Health Regulation (Regolamento internazionale sulla salute, Ihr), una convenzione dell’Oms firmata nel 1969 e profondamente rivista nel 2005. L’Ihr però non ha dato prova di efficacia durante questa pandemia. L’Oms non è stata in grado di coordinare la risposta internazionale al virus e molto spesso i governi hanno fatto scelte autonome in contraddizione con le raccomandazioni internazionali.

È successo anche con la variante Omicron, che ha portato diversi Stati a chiudere i voli con l’Africa meridionale nonostante l’invito dell’Oms a evitare misure «non basate su evidenze scientifiche». Secondo le regole attuali, i Paesi non sarebbero nemmeno obbligati a condividere le informazioni su nuovi patogeni, a meno che la minaccia internazionale non sia già stata certificata da un’agenzia locale. La Cina non era vincolata ad alcun obbligo, ad esempio, quando ha comunicato all’Oms le prime informazioni sul nuovo coronavirus. E la vicenda del mancato aggiornamento del piano anti-pandemico italiano mostra che la vigilanza internazionale sugli impegni locali è poco vincolante.

Le cessioni di sovranità in campo sanitario però non sono gradite a Stati come Cina, Russia e gli stessi Usa. Il consenso all’avvio del negoziato, infatti, non impedirà all’amministrazione Biden di chiedere di ammorbidire eventuali vincoli. D’altro canto, anche molte organizzazioni della società civile guardano senza eccessivo entusiasmo al trattato. «I negoziati per un trattato sulle pandemie non sono una rapida soluzione alla pandemia attuale. Ma rappresentano una risposta più generale e potenzialmente utile di qui in avanti, per le prossime pandemie» spiega Thiru Balasubramaniam, delegato a Ginevra per Knowledge Ecology International. Scettico anche il direttore dell’istituto di ricerca indipendente South Centre Carlos Correa, secondo cui è necessario un approccio «dal basso» che punti a rafforzare i sistemi sanitari locali e a espandere la capacità di produzione locale di vaccini, piuttosto che un trattato che molti governi non sarebbero in grado di rispettare.

Il Geneva Global Health Hub, una coalizione internazionale di associazioni e Ong attive nel campo della salute globale, ha pubblicato un rapporto critico sulla proposta del trattato: «la mancanza dello slancio innovativo che solitamente stimola la firma dei trattati e di evidenze della necessità di un altro strumento di emergenza sanitaria al di là della retorica del multilateralismo, costituisce la debolezza strutturale dell’iniziativa dell’Oms». Se la risoluzione di avviare i negoziati verrà adottata dall’assemblea, il primo round dovrà tenersi entro il 1 marzo 2022 e una prima bozza del trattato dovrà essere discussa all’assemblea generale del 2024.

* Fonte: Andrea Capocci, il manifesto



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