Ormai in Italia anche Sandro Pertini sarebbe cosiderato terrorista

Con Laura Boldrini. L’ambasciata israeliana ha attaccato l’ex presidente della Camera Laura Boldrini per l’audizione al comitato diritti umani di due delle sei Ong palestinesi accusate di terrorismo da parte del governo israeliano
Il governo israeliano e chi pende dalle sue labbra sono talmente ossessionati dal terrorismo, da loro stessi praticato quotidianamente nei Territori palestinesi occupati, che scivolano facendo una gaffe dopo l’altra. L’ultimo episodio è sconcertante.
L’ambasciata israeliana, prontamente seguita da Lega e Fratelli d’Italia – la cui segretaria piace tanto all’attuale segretario del Pd – ha attaccato l’ex presidente della Camera Laura Boldrini per l’audizione al comitato diritti umani di due delle sei Ong palestinesi accusate di terrorismo da parte del governo israeliano, e cioè Al-Haq e Addameer, la prima rappresentata da Shawan Jabarin. Naturalmente si tratta di accuse false e ingiustificate.
Jabarin, 61 anni, arrestato varie volte dagli israeliani è riconosciuto come uno stimato attivista per i diritti umani da organizzazioni quali Human Rights Watch e Amnesty International, vive liberamente a Ramallah e viaggia per incontri di natura istituzionale in diverse capitali europee. Se fosse un terrorista in Israele non godrebbe certamente di questa libertà.
Ma soprattutto a smentire gli israeliani ci sono l’Unione europea, le Nazioni Unite e il nostro stesso italico governo che solitamente abbozza a ogni richiesta di Tel Aviv. L’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, ha dichiarato che le sei organizzazioni non governative incriminate sono inserite nei programmi di finanziamento dell’Unione europea e che, a oggi, il governo di Israele non avrebbe ancora fornito alcun tipo di risposta convincente circa l’operato di matrice terroristica delle Ong.
L’Alta Commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, ha definito queste accuse una violazione delle libertà di associazione, di opinione, di espressione e di partecipazione attiva alla vita pubblica. Per quanto riguarda il governo italiano, il 30 novembre scorso, in risposta a una interrogazione in Commissione, la viceministra degli esteri Marina Sereni ha espresso la preoccupazione del governo italiano per la decisione presa dal ministro della Difesa israeliano e precisato che, «oltre a svolgere una fondamentale opera nei Territori Palestinesi, alcune di queste organizzazioni intrattengono fruttuosi rapporti con le nostre organizzazioni della società civile e con altri Paesi donatori per l’attuazione di importanti progetti di cooperazione».
Insomma che vogliono gli accusatori di Laura Boldrini e dei palestinesi? Sollevare polveroni che intendono coprire la totale violazione da parte dello Stato ebraico di ogni regola internazionale a partire delle Risoluzioni delle Nazioni unite e dei diritti umani. Certo per un Paese come l’Italia anche ricevere dei palestinesi impegnati sul fronte dei diritti umani è ormai un gesto rivoluzionario che l’attuale destra trova insopportabile.
E per destra si intendono anche Draghi e Di Maio, due sodali in atlantismo, che rischiano di apparire come dei sepolcri imbiancati.
I due alla conferenza Med di Roma hanno ribadito che per la Palestina sono favorevoli alla soluzione «due popoli, due Stati». Benissimo. Soltanto che si tratta di una formula arcaica e piuttosto disimpegnata, visto che negli ultimi vent’anni gli insediamenti hanno ridotto il territorio dei palestinesi a dei bantustan che impediscono qualsiasi continuità territoriale a un eventuale Stato palestinese. Senza contare che gli Usa con Trump hanno riconosciuto la sovranità israeliana sulla contesa Gerusalemme e sul Golan che farebbe parte della Siria. Il tutto contro ogni risoluzione Onu.
In realtà qui la destra italiana – mentre perdura il silenzio assenso del Pd -, non aspetta altro che la Palestina, in agonia, muoia per conto suo, altro che due popoli e due Stati. E oggi i nostri partiti devono mettersi d’accordo pure su quale presidente eleggere. C’è da chiedersi cosa farebbero oggi i nostri cari partiti se vedessero un Pertini ricevere, come fece nell’82, Yasser Arafat. Telefonerebbero a Israele per mandare dei droni sul Quirinale?
Ultima domanda: vogliamo chiamare «giornalismo» quello de Il Tempo che, sul «caso», mette un fotomontaggio di Laura Boldrini in tuta mimetica e con un mitra in mano?
* Fonte: Alberto Negri, il manifesto
ph by Saeima, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons
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