Crimini contro l’umanità. Siria, colonnello torturatore condannato in Germania

by Sebastiano Canetta * | 14 Gennaio 2022 9:26

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Giurisdizione universale per i crimini contro l’umanità. Anwar Raslan è accusato di aver partecipato all’omicidio di 58 detenuti e alla tortura di 4mila prigionieri

 

Condannato in base alla giurisdizione universale che permette alla Germania di processare i crimini contro l’Umanità anche se non commessi da tedeschi o entro i confini nazionali. Ieri il Tribunale di Coblenza ha stabilito il carcere a vita per Anwar Raslan, 58 anni, colonnello dei servizi di intelligence siriani, accusato di avere partecipato all’omicidio di 58 detenuti e alla tortura di almeno 4 mila prigionieri.

Una sentenza storica arrivata dopo 108 giorni di processo: per la prima volta una figura di spicco dell’apparato repressivo di Assad viene trascinato alla sbarra di una corte ordinaria grazie al Codice dei crimini contro il Diritto internazionale che la Repubblica federale ha sussunto nel 2002. Ralsan era il capo della famigerata Unità 251 dei servizi segreti di Damasco e responsabile della sicurezza della capitale siriana.

Tra l’aprile 2011 e il settembre 2012 si è reso complice di «gravi aggressioni sessuali, brutali percosse, presa di ostaggi e tortura mediante scosse elettriche» come hanno elencato nel dispositivo di condanna i magistrati di Coblenza. Il suo ergastolo segue il giudizio dello scorso febbraio al secondo imputato della stessa causa, Eyad Al Gharib, 44 anni, a cui sono stati comminati 4 anni e mezzo di carcere per «favoreggiamento» di crimini contro l’Umanità nei confronti di almeno 30 persone.

In tutto sono 17 i testimoni che con la loro deposizione hanno inchiodato il colonnello Raslan alla propria responsabilità penale, la maggior parte residenti in Germania con lo status di rifugiati dopo essere scappati dalla Siria. A supportarli legalmente nell’aula di Coblenza durante i tre mesi di processo sono stati anzitutto i rappresentanti del Centro europeo per i diritti costituzionali e umani di Berlino, tra cui spicca l’avvocato Wolfgang Kaleck.

È stato lui a dar voce a una delle testimoni-chiave che ieri ha festeggiato così la storica sentenza: «Sono arrivata in Germania da profuga nel 2015, come qualcuno senza alcun diritto né garanzie di sicurezza personale. Questo processo mi ridarà finalmente il controllo della vita perché rappresenta l’inizio della presa di coscienza dei crimini seriali commessi da Assad» sono le sintomatiche parole rilanciate dal canale pubblico Deutsche Welle.

In più Kaleck ieri ha spiegato bene ai media come funziona la Siria di Assad, esattamente come aveva fatto davanti ai giudici per dimostrare il ruolo del colonnello Raslan in assenza di organigrammi ufficiali, anche se per il torturatore parlavano da sé già le sue firme in calce ai documenti riservati dei servizi di Damasco.

«In Siria non c’è lo stato di Diritto e il Paese funziona secondo regole proprie. Tuttavia se qualcuno è a capo di un’unità investigativa coinvolta in gravi torture allora possiamo senza dubbio considerarlo responsabile» ha spiegato l’avvocato specializzato nei diritti umani. Attualmente sono circa una ventina gli alti funzionari del regime siriano al centro delle indagini preliminari dei giudici tedeschi che stanno raccogliendo le prove per il rinvio a giudizio. Il processo a Raslan dunque è solo l’inizio.

* Fonte: Sebastiano Canetta, il manifesto[1]

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