Honduras. La presidente Xiomara Castro: «Basta saccheggi e miseria»

by Gianni Beretta * | 29 Gennaio 2022 9:08

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Honduras Libre. La sinistra torna al potere con la prima presidente donna, che annuncia una «rifondazione». Ma già perde i pezzi. Debutto amaro, con il “tradimento” di 18 suoi deputati. E alla cerimonia più Usa che Venezuela

 

«Rifonderemo uno stato socialista e democratico che abbiamo ricevuto in bancarotta e nella voragine del saccheggio». È il messaggio centrale di Xiomara Castro, 62 anni, nuova presidente dell’Honduras, che ha presentato un lucido quanto inesorabile quadro di un paese che vanta il triste primato della miseria in America Latina dopo Haiti: con il 53% della popolazione in povertà assoluta e un tasso di 40 omicidi ogni centomila abitanti.

Nella sua locuzione nell’Estadio Nacional di Tegucigalpa la leader della sinistra si è impegnata per un imperativo «ritorno alla legalità». Non senza rievocare il golpe che dodici anni prima aveva rovesciato il marito José Manuel Zelaya, reo di essersi alleato con il «bolivariano» Hugo Chávez (in cambio del petrolio venezuelano); nonché di aver avviato una riforma costituzionale «partecipativa», che ora la consorte intende rilanciare.

OLTRE A RISOLLEVARE le condizioni di vita degli honduregni, la lotta alla corruzione è la sua priorità, dopo i due mandati dell’uscente narco-presidente Juan Orlando Hernandez; che ha incrementato del 700% il debito pubblico e che (se non fosse membro dell’“inutile” Parlamento centroamericano) rischia ora l’estradizione negli Usa per riciclaggio di narcodollari (mentre il fratello Tony vi è già stato condannato all’ergastolo).

Ma come farà Xiomara a mantenere tali propositi se alla vigilia del suo insediamento i 50 deputati del suo Partido Libre (Libertà e Rifondazione) si sono letteralmente scazzottati fra loro fino a che ben 18 di essi si sono fatti corrompere proprio dai 44 colleghi del Partido Nacionalista di Hernandez; per andare a costituire un parlamento parallelo che controlla oltre la metà dei seggi complessivi?

Xiomara ha giurato nelle mani del capo del “suo” parlamento, Luis Redondo, del partito moderato Salvador de Honduras, col quale si era alleata per vincere le elezioni del novembre scorso. Ma ora per poter governare si trova costretta a negoziare col “traditore” Jorge Calix presidente dei deputati antagonisti. Al quale alla vigilia aveva offerto, invano, un importante dicastero perché facesse marcia indietro.

QUALCUNO DEI SUOI OPPOSITORI interni la accusa malignamente di aver collocato troppa famiglia nella sua compagine. Il figlio Hector, che aveva condotto la campagna elettorale di Libre, è ora il segretario alla presidenza. Mentre il nipote José Manuel, 33 anni, è diventato ministro della Difesa; dunque a capo proprio di quei militari che nel 2009 avevano prelevato José Manuel zio, in pigiama, dal palazzo presidenziale per deportarlo in aereo in Costarica. Zio peraltro tuttora (e da sempre) coordinatore del Partido Libre.

L’ASSURDO CAOS ISTITUZIONALE in corso ha comunque già comportato un grave costo politico e d’immagine per la neo-presidente visto che diverse delegazioni estere all’ultimo momento hanno sminuito la caratura della loro partecipazione.

È arrivata la vicepresidente Kamala Harris, che nell’amministrazione Usa ha in carico il delicato dossier dell’immigrazione dall’istmo. Così come la vicepresidente argentina Cristina Fernández e, dalla Spagna, re Felipe VI. Ma l’unico presidente latinoamericano presente è stato Carlos Alvarado dal Costarica. Il vicino e strategico Messico era rappresentato solo dal ministro degli esteri. E infine mancavano i presidenti di Cuba, Miguel Díaz Canel, e soprattutto il venezuelano Nicolás Maduro, storicamente molto legato a Manuel Zelaya. Entrambi erano stati il 10 gennaio scorso al re-insediamento di Daniel Ortega in Nicaragua.

COMUNQUE IL MINISTRO degli Esteri di Caracas ha sottoscritto da subito la riapertura delle relazioni diplomatiche fra i due paesi. Ma evidentemente i membri dell’Alleanza Bolivariana (Alba) stavolta vogliono vedere come si metteranno i rapporti di forza interni all’Honduras e in particolare il tipo di relazioni che Xiomara stabilirà con gli Usa. Oltre che con la Cina, per la quale la neopresidente ha già preannunciato lo scaricamento di Taiwan.

* Fonte/autore: Gianni Beretta, il manifesto[1]

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