Sahel. La Francia si ritira, attaccano i jihadisti nel Mali: 40 civili uccisi

Sahel. La Francia si ritira, attaccano i jihadisti nel Mali: 40 civili uccisi

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Mali. Il governo risponde a Macron con un comunicato letto alla tv nazionale dal colonnello Abdoulaye Maiga, che ha definito il disimpegno francese come una «flagrante violazione» degli accordi tra i due paesi, pur richiedendo alla Francia di «ritirare senza indugio» i suoi soldati

 

Dopo settimane di tensione con il governo di transizione maliano, Parigi e i suoi partner europei hanno formalizzato il ritiro militare dal Mali. «La Francia ritirerà le sue truppe dal Mali nove anni dopo il suo primo intervento (operazioni Serval e Barkhane), ma intende mantenere una presenza militare nei paesi vicini dell’Africa occidentale per combattere il jihadismo in quella regione», ha affermato giovedì Macron. Nel suo discorso il presidente francese ha messo in evidenza le divergenze con Bamako – un’illegittima transizione militare di 4 anni prima di tornare ad elezioni democratiche, ma soprattutto la presenza dei mercenari russi della compagnia Wagner – e ha accusato la giunta militare guidata dal presidente ad interim, Assimi Goita, di «trascurare la lotta contro gli estremisti islamici», indicando che non è compito della Francia «sostituire uno stato sovrano sul campo di battaglia». Posizioni simili a quelle dei leader europei impegnati nella “Task Force Takuba”, che hanno confermato il ritiro dei loro militari, indicando come in Mali non ci siano più «le condizioni politiche, operative e legali per continuare efficacemente l’impegno militare nella lotta al terrorismo».

Il ritiro dei 2500 militari francesi dal Mali – su un totale di 4mila soldati impegnati nel Sahel – avverrà «in modo graduale, entro i prossimi 6 mesi» per una completa riorganizzazione della “Task Force Takuba”, raggruppamento di forze speciali europee, fra cui 200 militari italiani dislocati in Niger, che subentrerà fino alla definitiva chiusura della missione anti-jihadista Barkhane, impegnata anche in Ciad, Niger, Burkina Faso e Mauritania. Da parte sua il governo maliano ha risposto con un comunicato letto alla tv nazionale dal portavoce del governo, il colonnello Abdoulaye Maiga, che ha definito il disimpegno francese come una «flagrante violazione» degli accordi tra i due paesi, pur richiedendo alla Francia di «ritirare senza indugio» i suoi soldati dal Mali.

MOLTI I DUBBI sulla futura stabilità del paese e sull’espansione del fenomeno jihadista in tutta l’area del Sahel. In risposta all’annuncio del progressivo ritiro dei militari francesi i due gruppi jihadisti dell’area – lo Stato Islamico nel Grande Sahara (Eigs) e il Gruppo di supporto per l’Islam e i musulmani (Gsim), affiliato ad Al Qaeda – hanno effettuato in questi giorni numerosi attacchi nel nord del paese, nella famigerata zona dei “3 confini” (Mali, Niger, Burkina Faso), causando almeno 40 vittime tra i civili.
Riguardo al nuovo dispiegamento dei militari francesi ed europei, il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, ha confermato che il suo paese accoglierà le «forze speciali antiterrorismo della Takuba che saranno dislocate lungo il confine tra Mali e Niger dove attualmente è maggiore la minaccia jihadista». «Dopo il ritiro dei militari francesi, questa zona sarà ancora più problematica perché i gruppi terroristici si rafforzeranno – ha aggiunto Bazoum – proprio per questo motivo sarà necessario monitorare il confine per evitare che queste organizzazioni terroristiche estendano la loro influenza».

* Fonte/autore: Stefano Mauro, il manifesto



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