Morti sul lavoro. Crescono morti decessi e infortuni, il Rapporto: “Controlli scarsi e inefficaci”

Nel mondo, ogni giorno, 6300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro. Un morto ogni quindici secondi. Sono i numeri di questo “crimine in tempo di pace” come viene definito nel rapporto “Insicuri da morire” presentato alla Camera del Lavoro di Milano e curato dall’associazione Società Informazione. Una “guerra” che coinvolge anche l’Italia dove nel 2021 sono morte 1221 persone, il 12% in più rispetto alla situazione pre pandemia. La regione più colpita è stata la Lombardia con il 24% delle vittime sul totale italiano. Qui nei primi due mesi del 2022, secondo i dati raccolti dalla Cgil di Milano, si è registrato un aumento del 40% degli infortuni rispetto ai livelli del 2020.
E poi c’è il problema dei controlli. L’aumento del numero degli ispettori sul lavoro previsto dal decreto fiscale è ritenuto “insufficiente” dal direttore di Società e Informazione Sergio Segio che ricorda un dato: “Nella provincia di Bergamo ci sono 80mila aziende e soltanto 22 ispettori del lavoro. Questo significa che ogni ispettore dovrebbe vigilare su circa 4mila imprese. I controlli sono dunque insufficienti per non dire assenti”. E quando si verificano il tasso di irregolarità è molto alto. “Nel 2021 il 90% delle imprese controllate presentava delle irregolarità, una percentuale in aumento rispetto al 2020”. Ma c’è un altro dato che caratterizza l’Italia. “A differenza del passato a morire non sono soltanto i lavoratori ma anche gli studenti. Giovani come Lorenzo Parrelli, 18 anni, e Giuseppe Lenoci, 16 anni, rimasti uccisi a gennaio e febbraio. “Erano studenti costretti a lavorare gratuitamente da una norma, la legge 107 del 2015, che lo ha reso possibile e che ha imposto l’alternanza scuola-lavoro” si legge nel rapporto che sarà presentato giovedì sera alle 20.15 alla Camera del Lavoro di Milano insieme all’attrice della Casa de Papel Itziar Ituno e al commissario europeo per l’occupazione Nicholas Schmit. “Con lui ci siamo confrontati in questi mesi – spiega Pier Antonio Panzieri, presidente di Fight Impunity – all’Europa chiediamo che i fondi per il post pandemia siano destinati anche alla prevenzione degli infortuni del lavoro”.
Fonte/Autore: Simone Bauducco, Il Fatto Quotidiano
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