Ucraina. Draghi invia all’ONU un piano dell’Italia per la «pace duratura»

by Giuliano Santoro * | 20 Maggio 2022 11:20

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Il premier alle camere per una conferenza «stile Helsinki». Ma resta il nodo delle armi

«Se oggi possiamo parlare di tentativi di dialogo è perché l’Ucraina in questi mesi è riuscita a difendersi» dice Mario Draghi prima al Senato e poi alla Camera, rivendicando quanto fatto dall’Italia e rispondendo alle sollecitazioni che arrivano da una parte della sua maggioranza. Sottolinea la necessità di una «difesa europea» da accostare alla Nato. Ma anche questo, dice il presidente del consiglio, non è sufficiente. «Migliorare le nostre capacità di difesa non basta per costruire una pace duratura, una coesistenza pacifica», premette prima di citare la proposta di Sergio Mattarella: occorre uno «sforzo creativo» per una «conferenza internazionale sul modello degli accordi di Helsinki del 1975».

«CONCLUSI I NEGOZIATI tra Kiev e Mosca – sostiene Draghi citando ancora il presidente della repubblica – occorrerà costruire un ‘quadro internazionale rispettoso e condiviso’». Le parole di Draghi arrivano dopo che Luigi Di Maio ha presentato al segretario generale Onu Antonio Guterres un piano del governo italiano per la pace. Dopo il cessate il fuoco e la smilitarizzazione della linea del fronte, il progetto prevede un’Ucraina neutrale ma dentro l’Unione europea. La parte più delicata riguarda i territori contesi, pare infatti che il documento contempli uno spettro di possibilità molto vasto, che spazia dal riconoscimento dell’autonomia di Donbass e Crimea al ripristino dei confini di Kiev. L’ultimo punto prospetta un nuovo accordo multilaterale per la sicurezza in Europa, il che ci riporta alle parole di Draghi sulla conferenza che servirà ad «avvicinare paesi che oggi sono distanti e rendere duraturo il processo di distensione». Draghi ha fatto ancora riferimento ai crimini russi. « Il costo dell’invasione in termini di vite umane è terribile – sottolinea Draghi – I droni hanno individuato 9 mila corpi in quattro fosse comuni nei dintorni di Mariupol». Poi annuncia il rafforzamento del contingente Nato in Ungheria e Bulgaria, con mille uomini, e una nuova missione in Turchia a luglio.

ENRICO LETTA APPROVA. «La pace si trova solo se l’Europa è unita, se lavora fianco e a sostegno degli ucraini, e soprattutto se tutti insieme siamo in grado di obbligare Putin a sedersi per i negoziati di pace», sintetizza il segretario del Pd. Ma oltre al piano di pace, sull’altro piatto della bilancia, c’è l’invio di armi e il tipo di materiale bellico che spediamo al fronte. Secondo Draghi trova legittimità «nel solco della risoluzione che ha impegnato il governo a sostenere Kiev anche dal punto di vista militare». Giuseppe Conte dissente. «Sulle armi abbiamo già dato – commenta – Chiedo un aggiornamento della risoluzione, in modo da interpretare la nuova fase e la ripresa del negoziato». «Nella risoluzione dello scorso primo marzo era previsto che gli sforzi del governo fossero indirizzati ’ad una de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca’», aggiunge il capogruppo dei 5 Stelle alla Camera Davide Crippa. I grillini tengono il punto ma dopo le parole di fuoco di ieri e la batosta della presidenza della commissione esteri del Senato a Stefania Craxi è passata la linea di Palazzo Chigi: si tratta di dinamiche parlamentari, che nulla hanno a che fare col governo. Ciò non impedisce a un 5 Stelle in vista come l’europarlamentare Dino Giarrusso di invocare via tweet l’uscita dalla maggioranza: «O sappiamo farci rispettare oppure è inutile, anzi dannoso, restare lì». La sensazione è che parli di Draghi per colpire Conte, che ancora in queste ore dice che non vuole uscire dalla maggioranza.

PER FEDERICO FORNARO di LeU «è stato giusto raccogliere il grido dolore di una nazione attaccata brutalmente, mettere le sanzioni e dare le armi: oggi però siamo entrati in una fase nuova». Nicola Fratoianni di Sinistra italiana giudica «tardiva» la relazione del premier alle camere. «Detto questo – prosegue – vedo che finalmente e timidamente il tema del negoziato e della trattativa comincia ad affacciarsi». Le deputate di ManifestA hanno contestato Draghi manifestando (con loro Luigi De Magistris) a piazza Montecitorio. Sulle armi si litiga anche a destra. Ignazio La Russa punzecchia Matteo Salvini, che dopo aver ringraziato il capo del governo «per le parole di pace» si è rivolto alla sua destra verso i banchi di Fratelli d’Italia e ha detto: «Qualcuno in quest’aula parla di inviare altre armi, io no». «Ho sentito dire che bisogna mandare armi non letali – replica nel corso del suo intervento La Russa al capo leghista – Mandiamo scudi ed elmetti medievali? Non ho capito. Mandiamo coltelli da cucina spuntati?».

* Fonte/autore: Giuliano Santoro, il manifesto[1]

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