Burkina Faso. Blaise Compaoré ora si scusa con la famiglia Sankara

by Stefano Mauro * | 30 Luglio 2022 17:10

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35 ANNI DOPO. Presidente-dittatore per 27 anni, considerato il mandante dell’uccisione del “Guevara africano” durante il golpe del 1987. Polemiche per il mancato arresto al suo breve rientro dall’esilio

 

«Chiedo scusa al popolo del Burkina Faso per tutti gli atti che potrei aver commesso durante la mia presidenza e più in particolare alla famiglia del mio fratello e amico Thomas Sankara». Il messaggio dell’ex presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, letto dal portavoce del governo burkinabé Lionel Bilgo, sta dividendo in questi giorni l’opinione pubblica nazionale.

BLAISE COMPAORÉ, 71 ANNI, salì al potere nel 1987 in seguito a un colpo di stato che costò la vita all’allora presidente Thomas Sankara, conosciuto come «il Che Guevara africano» e ad altre 12 persone. Le decisioni prese da Sankara nei quattro anni della sua presidenza furono per l’epoca rivoluzionarie: dalle riforme sociali e ambientaliste per eliminare la fame e la povertà, alla costruzione di scuole e ospedali per tutti, fino a quelle legate alla parità di genere, alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili e alla centralità della donna nella società.

Compaoré era fuggito, dopo 27 anni di presidenza/dittatura, nell’ottobre 2014 in Costa d’Avorio a seguito di una rivolta popolare e lo stesso governo ivoriano gli aveva concesso la cittadinanza per impedire una sua possibile estradizione. Il 6 aprile è stato condannato in contumacia all’ergastolo per il suo ruolo di «mandante politico del gruppo militare che uccise il presidente Sankara».

IL SUO BREVE RIENTRO nel paese a inizio luglio senza essere arrestato dalle autorità burkinabé è stato etichettato dalla stampa locale come «un attentato alla giustizia» e ha suscitato una raffica di critiche da parte di politici e società civile, secondo i quali «la riconciliazione non dovrebbe essere sinonimo di impunità». Compaoré è stato invitato dal tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, attuale presidente di transizione salito al potere con un colpo di stato lo scorso gennaio, con l’obiettivo di «favorire la riconciliazione nazionale» di fronte agli attacchi jihadisti che stanno duramente colpendo il paese.

Dopo aver incontrato il nuovo uomo forte del paese, Compaoré ha espresso «la sua profonda gratitudine» alle autorità di transizione e ha invitato tutte le forze politiche «a una sacra unione, alla tolleranza, alla moderazione, ma soprattutto al perdono perché prevalgano gli interessi superiori della Nazione».

* Fonte/autore: Stefano Mauro, il manifesto[1]

 

ph by The Official CTBTO Photostream, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

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