Stragi sul lavoro. In fabbrica e nei cantieri anche il caldo uccide

Stragi sul lavoro. In fabbrica e nei cantieri anche il caldo uccide

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La morte a Torino: infarto causato dall’alta temperatura. Fillea Cgil: cig sopra i 35°. Inail: cambiamento climatico è alto fattore di rischio. Ma le imprese non vogliono fermarsi

 

La strage sul lavoro è causata dalla poca sicurezza. Uno dei fattori di rischio più gravi e sottovalutati è il caldo. E così nelle fabbriche e nei cantieri sono le alte temperature di questi giorni ad aumentare i rischi e purtroppo le vittime.

È morto di caldo l’operaio deceduto giovedì alla Dana Graziano di Rivoli, alle porte di Torino. I dubbi sono stati fugati ieri. Luca Capelli, 61 anni, ha avuto un infarto, è caduto a terra, ha sbattuto la testa. È morto dietro a una macchina che produce sincronizzatori, dove sorvegliava le operazioni di precisione.

IERI È STATO IL GIORNO dello sciopero, anche negli altri stabilimenti italiani della Dana, come ad Arco di Trento dove Fiom Cgil e Fim Cisl hanno indetto 4 ore di sciopero.
Gli accertamenti dei carabinieri e dei tecnici dello Spresal della Asl Torino 3, il servizio di prevenzione nei luoghi di lavoro, stanno accertando se le condizioni climatiche del capannone hanno contribuito ad aggravare le condizioni di salute di Luca Capelli, considerato «lavoratore fragile».

Il compito degli ispettori è analizzare il microclima dell’officina e raccogliere le testimonianze dei colleghi. Vedremo quale sarà il verdetto per i dirigenti della Dana – settore automotive, con oltre mille dipendenti, specializzata nella realizzazione di elementi per la meccanica di precisione – la cui officina non è climatizzata.

Le segnalazioni dei delegati sindacali in Piemonte sono già una trentina.

Erano partiti i lavoratori della carrozzeria Stellantis di Mirafiori con due scioperi, il secondo martedì, denunciando i ritmi infernali con il caldo insopportabile in linea di montaggio e l’azienda chiusa al dialogo per trovare soluzioni».

Oltre alle carrozzerie, sono le fonderie e lo stampaggio a caldo a essere considerati i reparti più a rischio.

IL SURRISCALDAMENTO CLIMATICO nel frattempo ha fatto aggiornare anche i parametri dell’Inail: «Il cambiamento climatico e in particolare l’aumento delle temperature – si legge nel protocollo Inail 2022 – è un tema essenziale per la ricerca in ambito occupazionale». Lo stress da calore è considerato infatti uno dei fattori di rischio che può provocare danni agli organi interni e nei casi più gravi causare la morte.

Ma i problemi non sono solo nelle fabbriche. Situazione ancora peggiore è nei cantieri, dove i lavoratori operano sotto il sole cocente.

«QUANDO SI REGISTRANO o si percepiscono temperature sopra i 35 gradi, le aziende devono sospendere i lavori, potendo usufruire della cassa integrazione ordinaria – attacca Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil – . Invitiamo quindi tutte le imprese, i consulenti oltre che ovviamente i lavoratori a mettere la sicurezza sempre al primo posto. Nei giorni scorsi – prosegue Genovesi – sono state diffuse le linee guida dell’Inail, ora chiediamo anche all’Inps di attivarsi a livello nazionale e locale per informare il massimo numero possibile di aziende e consulenti della disponibilità di questo strumento, la Cigo per temperature elevate, che può essere richiesto attraverso una procedura semplicissima».

LA NORMATIVA È CHIARA: la sospensione delle lavorazioni può essere disposta anche dal responsabile della sicurezza in cantiere o dell’azienda, nel caso ritenesse a rischio la salute dei lavoratori con l’automatico riconoscimento della Cassa integrazione. «Anche su questo sarebbe utile che Inps, Inail o ministero del Lavoro informassero i diversi soggetti. Insomma, norme per tutelare lavoratori ed imprese esistono ma occorre farle conoscere – aggiunge Genovesi – serve promuovere con urgenza una specifica campagna di informazione e sensibilizzazione. Con i picchi di calore nei cantieri i malori sono sempre più frequenti, come purtroppo gli incidenti gravi e mortali causati direttamente o indirettamente dalle condizioni climatiche estreme. Occorre quindi mettere urgentemente in campo tutti gli strumenti per tutelare la salute e la vita dei lavoratori», conclude Genovesi.

* Fonte/autore: Nina Valoti, il manifesto



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