Senza mandato i poliziotti entrati in casa di Hasib, precipitato dalla finestra

Senza mandato i poliziotti entrati in casa di Hasib, precipitato dalla finestra

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 I nomi potrebbero apparire a breve sul registro degli indagati per tentato omicidio. Il commissariato Primavalle all’Ansa: intervento «preventivo» dopo il post su Fb

 

ROMA. In via Gerolamo Aleandro e nelle strade limitrofe, enclave di case popolari nel cuore di Primavalle, dove abitava Hasib Omerovic con la sua famiglia fino al 25 luglio scorso, quando il 37enne disabile di origine rom è precipitato dalla finestra mentre in casa si erano introdotti dei poliziotti e da allora non ha più ripreso conoscenza, ricoverato all’ospedale Gemelli, si respira una brutta aria. Al solo soffermarsi sotto il palazzo, ci si accorge subito di essere “controllati”: sembrano rispuntate qua e là le “vedette” di quando il popoloso quartiere della periferia nord ovest romana era uno dei maggiori centri di spaccio della capitale. Ma nessuno ha voglia di parlare di quello che è successo.

LA STAZIONE DI POLIZIA da cui sono partiti quella mattina due volanti e tra i 4 e gli 8 agenti (tra i quali una donna) che – notizia di ieri – non avevano alcun mandato di perquisizione e dunque non avevano il diritto di entrare nell’abitazione della famiglia Omerovic/Sejdovic, è a poche decine di metri da qui. Non distante neppure da quei cassonetti di cui, in un’intervista a Il mattino, parla la signora Paola C., l’autrice del post (in seguito cancellato)  con cui metteva all’indice Hasib sulla pagina Facebook «Primavalle» che ha convinto i poliziotti del commissariato di zona a fare «un controllo preventivo, proprio per prevenire – ha fatto sapere ieri all’Ansa la Polizia di Stato – eventuali violenze di genere, visto che spesso, in passato, proprio il mancato intervento in anticipo è sfociato in violenze e femminicidi».

E così la signora, che su Fb si descrive «in breve» con una sola parola – «vendicativa» -, ha convinto gli agenti ad esercitare “pressione” per evitare violenze: «Quella domenica pomeriggio – racconta Paola C. al Mattino – stavo parcheggiando la macchina in via Pietro Gasparri e c’era quel giovane rom che frugava nei cassonetti. Quando mia figlia di 22 anni è scesa dall’auto lui le ha fatto una foto e ce l’ha mostrata. E allora io ne ho scattata una a lui: Ora abbiamo anche noi una tua foto, che ci vuoi fare? Gli ho chiesto, e per tutta risposta ha fatto il gesto di toccarsi vistosamente le parti basse». Era il 24 luglio, appena il giorno prima della “spedizione” di polizia: neppure le ripetute denunce delle donne vittime di stalking (per il più delle volte perseguitate da persone che fanno parte del proprio ambito affettivo-familiare) riescono a muovere azioni delle forze dell’ordine così immediate. Ma tant’è.

UN PARTICOLARE che sicuramente non sarà sfuggito al sostituto procuratore di Roma Stefano Luciani che oggi riceverà l’avvocato Arturo Salerni, legale della famiglia di Hasib, e che indaga per tentato omicidio volontario in concorso. Da quanto trapelato, sarebbe stata acquisita agli atti la relazione di servizio del commissariato di Primavalle relativa all’intervento del 25 luglio durante il quale Hasib è caduto dalla finestra – «buttato giù dagli agenti», secondo la testimonianza dell’unica testimone oculare, la sorella Sonita, anche lei disabile -, e gli investigatori della Squadra Mobile avrebbero già individuato gli agenti che si sono introdotti in casa Omerovic (ancora non è chiaro se per iniziativa autonoma o addirittura se su disposizione di un funzionario). Perciò il fascicolo per tentato omicidio in concorso, finora contro ignoti, potrebbe a breve riportare i nomi dei primi indagati iscritti sul registro.

INTANTO, il caso di Primavalle approda al Parlamento europeo grazie ad un’interrogazione presentata dall’eurodeputato di S&D, Massimiliano Smeriglio. Mentre l’Ente nazionale sordi chiede alla ministra Lamorgese «un incontro urgente» e di «accertare, tra le altre cose, se le modalità di intervento nei confronti dell’uomo e la sua sordità abbiano rappresentato un ulteriore discrimine». All’inquilina del Viminale si rivolge di nuovo anche l’on. Riccardo Magi per avere al più presto una risposta alla sua interrogazione parlamentare, grazie alla quale sul caso si sono accesi i riflettori.

* Fonte/autore: Eleonora Martini, il manifesto



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